“No al career day”, blitz sulla torretta del ponte Matteotti

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Il 4 e 5 marzo si celebra a Bologna il matrimonio tra università e aziende, tra offerta e domanda di lavoro. Questa dovrebbe essere la candida immagine del Career Day, almeno secondo la martellante campagna mediatica che come ogni anno l’Unibo ci ha costretti a subire per mesi. Un circo che terrà banco in un contesto in cui l’Italia registra un tasso di disoccupazione giovanile del 43%, in cui il lavoro atipico è il paradigma di smantellamento delle tutele per la dignità e la sicurezza dei lavoratori, in cui il patrimonio industriale e produttivo sta venendo letteralmente mandato in fumo da questa crisi, in una guerra silenziosa ma non priva dei suoi cadaveri. Non ci è quindi andata giù l’idea di essere ancora una volta le scimmiette di questi saltimbanchi, e oggi ci prendiamo anche noi lo spazio in città per dare visibilità alle voci e alle speranze degli studenti, per squarciare la tela di questa buffonata di cui vorrebbero renderci taciti attori. Dall’alto della torretta di ponte Matteotti lanciamo una chiamata al mondo della precarietà giovanile, perché possa trovare qui un megafono attraverso il quale parlare i suoi linguaggi, portare i suoi contenuti, rivendicare le proprie aspettative in antitesi alla trama ideologica padronale scritta per il padiglione 31 del distretto fieristico. Lanciamo il nostro bengala anche agli studenti delle scuole superiori, che negli stessi giorni vengono portati in gita nella pancia del mostro, e ci auspichiamo che possano coltivare un’alternativa alla negazione di futuro e alla differenziazione sociale che verrà proposta loro negli stand fieristici.

Ci vorrebbero far credere che la soluzione alla crisi di questi anni sia un mercato del lavoro dominato da precarizzazione selvaggia, come proposto nel Jobs Act renziano, a tutto guadagno di chi può spremere un dipendente fino a estrarne tutto l’utile possibile e poi buttarlo via come un giocattolo vecchio. Fanno passare tutto questo immaginario reazionario nella mente degli studenti con un’iniezione mediatica, culturale e ideologica, abituandoli sempre più a “rincorrere l’occasione”, che sia uno stage, un contratto schiavista camuffato da progetto, il miraggio dell’espatrio all’estero verso paradisi che oggi non esistono. Le generazioni che subiscono tutto ciò hanno invece bisogno di sottolineare il ruolo determinante assunto nell’attuale scenario di crisi occupazionale dalla suddivisione internazionale del lavoro, nelle forme in cui da decenni si è andata a delineare con l’avvio del processo antidemocratico di accentramento continentale, accelerato dalla competizione dei mercati nella crisi e dalla frantumazione del mondo unipolare verso la costruzione del polo imperialista europeo. Per di più, un evento come il Career Day assume rilevanza particolare in una città come Bologna, dove trova la sua sede il Bologna Process, tassello fondamentale nella costruzione di questo scenario, e dove il rettore dell’università è in prima fila ad offrire il proprio ateneo, e quindi migliaia di vite, come cavia da laboratorio per la riforma Gelmini, che della dismissione dell’istruzione pubblica ed egualitaria ha fatto un cavallo di battaglia, del lucroso rapporto dei privati nei dipartimenti e del profitto sulla pelle degli studenti una bandiera. Fintanto che non rinnegheranno, combatteranno e stravolgeranno tuttò ciò, finchè protagonista del loro operato non sarà il mondo della formazione, della ricerca in senso solidale e negli interessi delle generazioni che subiscono la crisi e ne risultano escluse dal proprio stesso futuro, in competizione impari tra le parti, nessun rettore e nessun ministro di governo potrà parlare di studenti e istruzione senza sapere di mentire.

Non ci pieghiamo quindi a questo modello assassino di organizzazione del lavoro, di cui il Career è il tempio ideologico per il quale università e aziende non disdegnano di spendere soldi a valanga, lanciamo anche su Bologna la manifestazione nazionale che attraverserà la capitale il 12 aprile, che sarà un’aperta dichiarazione di opposizione e conflitto agli apparati che stanno imponendo a livello sociale europeo austerity, disoccupazione e criminalizzazione delle lotte, che si incentrerà ancora una volta su reddito e lavoro, due questioni che non vediamo affatto contrapposte – come vorrebbero governo e poteri forti – soprattutto afronte di una disoccupazione di massa e di un lavoro sempre più precarizzato con la complicità dei sindacati concertativi.

Studenti, lavoratori, disoccupati, giovani precari bolognesi per la campagna “Noi restiamo”

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