Uno studentato su una bomba ecologica? No grazie

IMG_0721-642x336-2Questo pomeriggio insieme ai compagni dell’USB abbiamo presidiato l’entrata della multiutility Hera in viale Berti Pichat in sostegno ai lavoratori che da almeno una decina di anni lavorano sopra una vera e propria bomba ecologica e in un ambiente già altamente inquinato e potenzialmente cancerogeno.
Le notizie pubblicate da Contropiano (dopo un’interpellanza proprio in quel consiglio regionale da cui ieri il presidente Errani ha annunciato le dimissioni per una vicenda di appalti, cooperative e fratelli) parlano di vasche piene di agenti chimici utilizzati in passato per pulire il carbone, la cui pericolosità è data dall’alta tossicità e volatilità, con incluso il rischio cancerogeno, di cui non sappiamo se siano state effettivamente bonificate, né quando né come: insomma, di cui non sappiamo praticamente niente, in quanto gli unici controlli effettuati sono stati quelli evidentemente non imparziali di Hera stessa.
È una storia già sentita molte volte: quella di un problema che viene trascinato tra aule di tribunale, cambi di giunta comunale e vendite a privati, senza cercare una effettiva soluzione, ma rimandando nel tempo il più possibile per passare la patata bollente a chiunque verrà dopo.
La nostra preoccupazione va però oltre a quella per i lavoratori attualmente occupati negli uffici in Berti Pichat e allo sconcerto di fronte agli studi promossi dalla multiutility per minimizzare il rischio di esposizione, che hanno già identificato uno studente «tipo» che potrebbe abitare nella zona per al massimo dieci mesi all’anno per dieci anni, prima dell’effettivo rischio di contrarre un tumore, purché pesi meno di 70 chili! Questo in previsione del progetto di studentato che il nuovo acquirente privato aveva già considerato di costruire all’interno di una vera e propria cittadella, fortemente voluta dalle diverse giunte comunali targate PD.
È nell’osservare ancora una volta questo intricato legame tra le istituzioni locali, il PD bolognese e regionale, la aziende partecipate e le imprese di costruzione, che al di sopra dell’attuale problema ecologico identifichiamo un problema maggiore e ben più grave che è di natura prettamente politica: lo sfruttamento e la precarizzazione totale delle nostre vite, che in nome del profitto non si fa scrupolo di lasciarci senza casa, senza lavoro e senza salute.

Noi Restiamo