La valle che lotta non si potrà mai arrestare

Di seguito proponiamo il nostro intervento all’assemblea pubblica “La valle che lotta non si potrà mai arrestare” organizzata da Potere al Popolo Torino.

Nelle ultime settimane sono state impartite ad alcuni compagni e compagne del Movimento No Tav, tra cui la storica attivista Nicoletta Dosio pesantissime sentenze di condanne definitive. Pensiamo che questa assemblea organizzata da Potere al Popolo sia fondamentale in un momento come questo.

Come Noi Restiamo ci siamo sempre schierati dalla parte della lotta No Tav per vari motivi che è il caso di ribadire brevemente.

Come prima cosa, sappiamo che la Tav è un’opera completamente inutile, questo non solo è stato dimostrato dalle ricerche e dagli studi fatti dal movimento ma anche da ricercatori ed esperti indipendenti. La grande mole di merci che dovrebbe essere trasportata con questo treno è, in realtà, irrisoria e coperta dai trasporti che già esistono. Inoltre, è un progetto che va avanti da anni e che ha cambiato faccia innumerevoli volte nell’arco di tutto questo tempo a dimostrazione del fatto che non ha un’utilità reale. La funzione del Tav è la sua stessa costruzione che fa gli interessi degli speculatori e delle grandi aziende private che traggono profitto dalla realizzazione dei cantieri e delle gallerie. Come ormai succede sempre più spesso, lo stato si mette al servizio delle imprese finanziando un’opera a tutto vantaggio di veri e propri sistemi mafiosi. Sono stati spesi miliardi ancor prima che i lavori iniziassero. Più il tempo passa e più diventa palese l’inutilità del TAV, in un momento come questo in cui i traffici di merci si stanno riorganizzando intorno ad un’altra direttrice, il progetto originario all’interno del quale doveva innestarsi la linea Torino-Lione, ovvero la linea Kiev-Lisbona, è ormai stato abbandonato. Il TAV non è solo inutile, basti pensare agli studi relativi all’inquinamento che il TAV porterebbe, oppure al pericolo di realizzare gallerie attraverso montagne di uranio e amianto. È, a tutti gli effetti un’opera che devasta il territorio della Valle sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista ambientale.

Contro quest’opera si è sviluppato da ormai trent’anni un movimento con una forza reale, popolare e che è riuscito a radicarsi capillarmente nel territorio coinvolgendo tutti gli abitanti della Valle e non solo. È anche riuscito a darsi una dimensione più generale ispirando e costruendo reti di lotta e solidarietà con altri movimenti in Italia e fuori dall’Italia che si battono contro la realizzazione delle grandi opere al servizio dei guadagni degli speculatori. Il movimento No Tav, con la sua duratura lotta, ha fatto emergere una contraddizione primaria della nostra società: gli interessi di pochi fatti sulle spalle di molti, lo sfruttamento di una popolazione per i profitti di un’élite. Nonostante l’apparato repressivo violentissimo che dura da anni, il movimento No Tav mantiene una grande forza politica e materiale. Occorre sottolineare non solo la repressione che il movimento subisce ma soprattutto come la Valle di Susa sia stato un laboratorio, un vero e proprio esperimento di misure e pratiche repressive e militari che sono state poi estese a livello nazionale in ultimo anche con i decreti Minniti, Salvini e Salvini bis. Non è un caso che sia stato utilizzato come laboratorio, il movimento No tav infatti tocca contraddizioni sistemiche della società ed è rivolto direttamente contro delle classi dominanti.

I militanti sociali e politici vivono una repressione abnorme, spesso sproporzionata rispetto alle forze messe in campo. Si tratta, infatti, di vera e propria repressione preventiva che meno incontra resistenza più avanza. Pensiamo ai recenti decreti Minniti e Salvini che alzano il livello della repressione aumentando i daspo, i divieti di dimora, le multe ecc. La repressione preventiva non si sviluppa in opposizione al conflitto delle classi popolari ma è piuttosto da inquadrare in un contesto di crisi, una crisi sistemica che continua ormai da più di 10 anni e che le classi dominanti non sanno chiaramente come risolvere. Dopo tutte le riforme antipopolari con cui hanno cercato di gestire la crisi, l’unica arma che resta alle classi dominanti per risolvere la situazione è la repressione. La possibilità di redistribuzione della ricchezza come è avvenuto in passato non esiste, la competizione è sempre più sfrenata. In quest’ultimo mese abbiamo avuto tanti esempi di questa tendenza. Il caso dell’Equador, quello del Cile, in cui le popolazioni sono scese in strada a milioni contro le politiche neoliberiste di massacro sociale, più vicini a noi, il caso della Francia e dei Gilets Gialli che hanno posto una grossa contraddizione a Macron ma anche all’assetto dell’Unione Europea, il caso della lotta indipendentista della Catalogna contro uno stato fascista. In tutti questi casi la repressione è stata enorme: morti in strada, non solo in Sud America ma anche nella democratica Francia, leader politici arrestati solo per aver promosso e vinto un referendum popolare.

La repressione è il rovescio della medaglia delle riforme di austerity neoliberiste con cui è stata gestita la crisi. In quanto organizzazione politica che si occupa della condizione giovanile lo notiamo tutti i giorni: da un lato, hanno distrutto la scuola, l’università pubblica e il mercato del lavoro costringendoci ad una precarietà a vita, dall’altro, quando organizziamo un qualsiasi tipo di opposizione incontriamo la repressione che si abbatte strutturalmente soprattutto sui giovani militanti proprio per spaventarli e disincentivarli all’attivismo politico. Saremo in piazza a Roma sabato proprio per ribadire questo.

Queste ultime misure contro Nicoletta e i compagni No Tav arrivano, come sempre accade, proprio quando stanno per ripartire i lavori per la costruzione della Tav. Sciolte le contradizioni che c’erno nel governo, proprio quando il Movimento Cinque Stelle, dopo aver sfruttato il movimento No Tav per acquisire consensi, si è rivelato una falsa opposizione e completamente connivente al modello attuale, arriva la repressione ad orologeria per stroncare il movimento. Ma il movimento No Tav ha la sua forza nel radicamento popolare e nel collettivo. La lotta per l’indipendentismo catalano, stava subendo un reflusso, ma proprio quando sono state decretate le condanne è ripartita più forte e determinata di prima. Il movimento No Tav paura non ne ha!

Per questo tutta la nostra solidarietà va a Nicoletta e ai No Tav che subiscono queste assurde sentenze.

Non staremo a guardare e staremo sempre dalla parte giusta della barricata, accanto al Movimento No Tav.

Noi Restiamo Torino