RETTRICE: LE PAROLE SONO GRATIS!

Mentre il diritto allo studio in questo paese scompare e gli studenti vengono lasciati in un limbo di incertezza rispetto al proprio futuro, la neo-eletta Rettrice della Sapienza fa una diretta su Youtube di auguri di Natale.
Parla di lotta alle disuguaglianze, parla di solidarietà al personale sanitario impiegato nella lotta alla pandemia, parla di riforme strutturali e della necessità di difendere il diritto allo studio delle fasce più deboli della popolazione.
Ci permettiamo di essere scettici.

Le parole sono belle, ma vanno portate fino in fondo: la Rettrice rivendica la decisione di ampliare la no-tax area, e sottolinea come ciò abbia portato, nonostante la pandemia, a un aumento delle iscrizioni. Noi pensiamo però che questo dato, piuttosto che far adagiare la direzione della Sapienza sugli allori, debba farci mettere in dubbio l’intero sistema di finanziamento dell’università pubblica, che dalla crisi economica del 2008 ogni anno grava tramite le tasse universtiarie (aumentate a dismisura e basate su un’indice fallato come l’ISEE) sempre di più sulle tasche dei singoli studenti, invece che sulle casse dello Stato come dovrebbe. Un piccolo aumento della no-tax area ha permesso a moltissime persone, che evidentemente avrebbero voluto studiare già prima ma non avevano i mezzi economici per farlo, di iscriversi all’università: ciò non fa che sottolineare quanto il diritto allo studio sia, allo stato attuale, solamente apparente, e grida l’ASSOLUTA NECESSITÀ DI ABOLIRE LE TASSE UNIVERSITARIE PER TUTTI.

I soldi ci sono, decidere come spenderli è una scelta politica: basti pensare ai miliardi di euro spesi per il comparto militare e repressivo (con cui la Sapienza collabora, sporcando il proprio nome con il sangue delle popolazioni di quei paesi del terzo mondo con cui la Rettrice nel video si vanta, quasi a mo’ di beneficienza, di organizzare scambi di studio). Bisogna scegliere a cosa dare priorità: alla “competitività” (illusoria) del paese e dell’università, citata a più riprese dalla Rettrice durante il suo intervento, oppure ai diritti di chi in quel paese ci vive e ci lavora e in quell’università ci studia?

In tutti gli interventi si è convenientemente ignorato il fatto che a permettere l’aumento delle iscrizioni sia stato anche il passaggio alla didattica a distanza, che ha permesso a molti studenti fuorisede di risparmiare sui costi dell’affitto, studiando dalla propria regione di provenienza. Ciò pone in luce la drammatica mancanza di studentati pubblici in Italia (tra gli ultimi paesi in Europa) e i prezzi altissimi degli affitti. La DaD, di cui la Rettrice parla come un'”opportunità” di modernizzazione che la pandemia ci ha dato, non può essere una soluzione: si è dimostrata classista (una cosa è studiare a distanza da un pc proprio e performante, in un’abitazione spaziosa e con una connessione stabile, un’altra è farlo quando non si hanno computer e spazi sufficienti che non siano condivisi col resto della famiglia e con una connessione che va e viene), inadatta alle esigenze didattiche di studenti e professori ed estremamente deleteria per la socialità studentesca. Inoltre, con la DaD si impedisce a chi non è iscritto di frequentare le lezioni, cosa che (oltre ad essere di dubbia legalità) rappresenta un ostacolo enorme al diritto allo studio di molti, specie visto il carotasse. Servono più studentati pubblici e affitti calmierati per gli studenti tramite una legge che reintroduca l’equo canone!

Si è anche parlato di sanità, con la solità manfrina degli eroi in prima linea alla lotta alla pandemia. Manfrina che sinceramente preferiremmo non sentire più, in un ateneo dove nessuno nelle alte sfere si è espresso contro il test di medicina che contribuisce da anni ad alimentare la mancanza di personale sanitario, quella stessa mancanza di personale sanitario che ha contribuito a far morire migliaia di persone e a far lavorare in condizioni assurde i medici e gli infemieri (troppo pochi) impiegati nel SSN. Non solo: ricordiamo che la Sapienza ha mandato i propri studenti in tirocinio nei reparti covid-19 senza alcuna protezione durante la prima ondata. Infine, le parole della direttrice generale della Sapienza sullo “spazio di eccellenza” allestito all’Umberto I con una collaborazione pubblico-privato che include aziende come Keurig (proprietaria, tra gli altri, di Gucci) fanno riemergere lo spettro del paradigma della “sanità delle eccellenze”, responsabile del collasso della sistema sanitario in Lombardia e delle sue terribili conseguenze in termini di vite umane.

In tutto questo, non una parola sugli studenti-lavoratori, vera e propria categoria di invisibili che però rappresenta la maggior parte degli studenti della Sapienza. Per pagarsi affitto, tasse universitarie e spese di tutti i giorni siamo costretti a buttarci su ripetizioni e lavori sottopagati come camerieri, babysitter e baristi quasi sempre senza contratto (o con contratto in grigio), sostenendo interi settori dell’economia di questa città e soffrendo lo sfruttamento (in condizioni sempre peggiori a causa dell’incombente crisi economica), la mancanza di tempo cronica e le difficoltà di coniugare vita personale, studio e lavoro. Nonostante ciò, il nostro ateneo ci ignora, impedisce l’accesso allo status di studente part-time a chi non ha un contratto e assegna le borse di collaborazione (che pure potrebbero permetterci di ricevere un sostegno economico aiutando contemporaneamente l’università e non dovendo lavorare fuori da essa) su assurdi criteri di “merito” che escludono chi ne ha più bisogno, ne stanzia poche e le paga poco, spendendovi solo lo 0,66% del suo budget complessivo.

Rettrice! Le parole sono gratis ma gli studenti non dimenticano.
Se l’università è davvero disposta ad affrontare i suoi problemi strutturali, ben venga; ma se (come crediamo) non osserveremo nei prossimi anni nessuna presa di posizione nei confronti del test di medicina, nessun annullamento delle tasse, nessun impegno per promuovere l’edilizia universitaria pubblica, nessuna misura a tutela degli studenti-lavoratori e del diritto allo studio delle classi popolari, allora ti verremo a presentare il conto della tua ipocrisia.
Di amministrazioni la Sapienza ne ha viste tante e una cosa noi studenti l’abbiamo imparata, cioè che i nostri diritti li possiamo conquistare solo con l’organizzazione e la lotta: e così faremo!