18 marzo. Anniversario dell’omicidio di Fausto e Iaio a Milano
Il 18 marzo 1978 Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci vengono assassinati in via Mancinelli. Sono due ragazzi di diciotto anni che insieme ad altri compagni del quartiere stanno conducendo un’inchiesta sullo spaccio di eroina e delle relazioni fra questa e gruppi fascisti e della malavita organizzata, tra Lambrate e Città Studi. Si viveva da mesi in un clima di crescente tensione con spacciatori e fascisti della zona, più volte culminato in scontri e aggressioni.
A compiere l’omicidio sarebbero stati i NAR, della brigata Franco Anselmi di Roma, quella dei Fioravanti e di Carminati (lo stesso della Magliana e di Mafia Capitale). Tra gli accusati finisce anche Mario Corsi, venuto da Roma con altri tre uomini, con il supporto logistico di Spotti a Cremona e dei neofascisti milanesi di Lambrate.
Una storia tristemente simile a quella di Valerio Verbano che proprio a Roma due anni verrà ucciso in casa sua mentre conduceva un’inchiesta sui neofascisti, segno di come le connessioni ricostruite da Fausto e Iaio a Milano fossero una prassi diffusa e oliata ovunque nel paese in quegli anni.
Ma, come per Valerio Verbano, anche per Fausto e Iaio alla fine l’inchiesta sul loro omicidio finirà archiviata dalla magistratura e rimase senza colpevoli, o almeno non in un aula di tribunale.
Se non abbiamo, e probabilmente non l’avremo mai, una verità giuridica, numerose controinchieste di militanti e giornalisti indipendenti hanno comunque permesso di ricostruire la vicenda; e trovano di fatto conferma nello stesso decreto di archiviazione prodotto nel 2000 dalla giudice Forleo che, pur dichiarando l’insufficienza di materiale per spingersi oltre considerazioni puramente indiziarie, fornisce “significativi elementi a carico della destra eversiva”.
Sappiamo che non si è trattato di un semplice regolamento di conti, ma di un omicidio che ci restituisce un’immagine precisa dell’intreccio di interessi della criminalità organizzata e i gruppi di estrema destra. Reti e interessi tra loro in stretti rapporti, quando non del tutto coincidenti, che hanno contribuito con il diffondersi dell’eroina allo sgretolamento di una generazione a cavallo degli anni ’70 e ’80 potenzialmente “pericolosa”. Reti che sono state anche ampiamente coperte e “coccolate” dallo lo Stato e i servizi segreti, che le hanno utilizzate per il lavoro sporco in diverse circostanze.
Sappiamo che è fantasiosa l’ipotesi che riconduce alle BR, suggerita colpevolmente anche nel film “Il sogno di Fausto e Iaio”, costruita sulla semplice coincidenza temporale del rapimento Moro e sul fatto che Fausto abitava in via Montenevoso, proprio di fronte al famoso appartamento dei brigatisti, dalla finestra del quale si pensa, con molta immaginazione, avrebbe potuto sentire le loro conversazioni.
Sappiamo che sono altrettanto infondate le ipotesi avanzate dalle primissime indagini, che coinvolgono, a titolo più personale che politico, diversi spacciatori ideologicamente, e non solo, vicini all’estrema destra. Queste piste, pur non supportate poi da elementi rilevanti, forniscono però informazioni utili per inquadrare il contesto ambientale che ha preceduto l’omicidio.
Al 18 marzo 1978 si arriva in un clima di crescente tensione e di scontri tra i compagni e l’ambiente dello spaccio di eroina, culminato una settimana prima con il pestaggio al parco Lambro dello spacciatore fascista Oss Pinter, indicato infatti tra i possibili responsabili. Con lui altri personaggi della malavita, noti nei bar della zona, che erano conosciuti e a loro volta conoscevano Fausto e Iaio e gli altri che stavano lavorando al “libro bianco” sullo spaccio di eroina.
Sappiamo, infine, che a commettere l’omicidio sarebbero stati fascisti dei NAR della brigata Franco Anselmi, venuti appositamente da Roma e di cui sono stati trovati volantini rivendicativi nella stessa capitale. E’ il gruppo dei Fioravanti e di Massimo Carminati, uomo di collegamento tra servizi segreti, fascisti e malavita (banda della Magliana), recentemente tornato famoso per l’inchiesta Mafia capitale.
Una testimone ha visto che i tre uomini che hanno sparato avevano avvolto le pistole in dei sacchetti di plastica per salvare i bussolotti, tecnica caratteristica di quegli ambienti romani. Ma soprattutto, nel corso di un’altra indagine nel ‘79, nell’appartamento romano di Mario Corsi, membro dello stesso gruppo dei NAR, vengono ritrovate foto di Fausto e Iaio. Si scoprirà che era stato a Milano in quel marzo ’78 con altre tre persone, tramite il contatto con Spotti, fascista di Cremona dove Corsi aveva anche dei parenti, e che armi ritrovate in suo possesso coincidono con quelle usate dagli aggressori
Se già la figura di Carminati basterebbe a rendere l’ambiguità delle relazioni intrecciate dai gruppi dell’estrema destra, ci sono numerosi elementi a conferma che avrebbero agito per “ordini superiori”, estranei ai loro obiettivi strettamente politici: i NAR avevano recentemente cambiato la direzione strategica, abbandonando l’aggressione diretta ai militanti di sinistra, e sarebbe stato tatticamente poco sensato agire così a Lambrate dov’era noto fossero radicati e avessero a disposizione diversi supporti logistici. L’imputabilità ai NAR romani trova poi conferma nelle testimonianze rese in altri processi da fascisti di Ordine Nuovo che riportavano conversazioni avute con Corsi in cui questi dichiarava che era stato il suo gruppo a compiere l’omicidio, definendolo tra l’altro un errore strategico per i NAR, a conferma che si trattasse di un’esigenza esterna rispetto alla linea politica del gruppo.
Ci sono poi diversi episodi che hanno ostacolato le indagini: in un’intercettazione la madre di Corsi parla della cortesia delle forze dell’ordine durante delle perquisizioni, e di come abbiano personalmente eliminato delle lettere ed altro materiale, telefonate anonime hanno cercato di indirizzare le indagini verso uno spacciatore di viale Argonne estraneo ai movimenti fascisti, i procuratori che hanno raccolto l’indagine dopo Spataro hanno incontrato scarso supporto e difficoltà operative, i nastri su cui Fausto e Iaio stavano registrando le loro inchieste sono stati trafugati.
Oggi che poi abbiamo una verità storica rispetto ai legami tra stato e fascisti nella strategia della tensione diventa più facile capire il ruolo che l’estrema destra e la malavita, insieme quando non direttamente coincidenti (vedi Carminati), hanno avuto nella diffusione pianificata dell’eroina allo scopo di distruggere quella generazione e le sue espressioni politiche militanti, come confermato da diverse dichiarazioni processuali di uomini di destra (vedi Cavallaro), sull’esempio di quanto fatto negli Stati Uniti dalla CIA contro i Black Panther. Si potrebbe fare riferimento alla cosiddetta Operazione Blue Moon, ma possiamo anche limitarci al dato oggettivo, per cui da un giorno all’altro sparirono dal mercato tutte le sostanze a vantaggio della sola eroina, disponibile massicciamente e a prezzi “calmierati”; operazione piuttosto difficile da compiere in autonomia per un mercato ancora embrionale e “familiare”. Non abbiamo ancora una criminalità organizzata in maniera autonoma e capillarmente coordinata sul territorio, ma un sistema di reti con uomini, spesso della destra eversiva, che fanno da cerniera tra la distribuzione e le singole realtà malavitose.
Non si capisce inoltre l’omicidio di Fausto e Iaio, e risulterebbe casuale e contradditoria l’azione dei NAR, se non lo si colloca in un quadro più ampio, che tiene insieme la strategia dello stato contro i movimenti e le lotte e le possibilità operative dei fascisti nel compiere quel lavoro sporco necessario ad attuare tale strategia.
Fausto e Iaio e tutta l’area del Leoncavallo, davano fastidio alla rete dello spaccio di Lambrate, funzionale alla repressione e dispersione del movimento. Gli ambienti fascisti del quartiere avrebbero avuto in carico il compito di dare un segnale forte e avrebbe fornito supporto logistico al gruppo romano che avrebbe poi compiuto fisicamente l’omicidio.
Anche in questo caso come in molti altri sul piano giudiziario tutto si è dovuto concludere con l’archiviazione, come spesso accade quando si tratta di indagare quelle reti del “mondo di mezzo”.
Ieri come oggi a noi rimane la verità storica e l’esempio di compagni come Fausto e Iaio, compagni coraggiosi e seri seppur giovanissimi.
Noi non dimentichiamo, non perdoniamo