MOBILITAZIONE PER LA CASA E GLI AFFITTI, ANCHE I GIOVANI STUDENTI E LAVORATORI SCENDONO IN PIAZZA!

La lotta paga: a Roma una delegazione delle realtà organizzatrici è stata ricevuta presso il Ministero che ha manifestato la disponibilità al confronto sull’emergenza abitativa, starà a noi costruire passo passo i rapporti di forza adeguati ad imporre un cambio di rotta radicale.

***

La nostra generazione subisce da anni un’emergenza abitativa che si è aggravata ulteriormente con tutte le conseguenze che ha comportato la pandemia da Covid-19 a livello sia economico che sociale. Nessun provvedimento, né a livello nazionale né regionale o comunale, ci ha tutelati nel momento in cui non siamo più stati in grado di pagare l’affitto. I vari bonus, già di per sé insufficienti, si sono letteralmente arenati per i rallentamenti dovuti anche alla mancanza di personale per la gestione delle pratiche. Senza pensare al fatto che i criteri per potervi accedere erano fin troppo stringenti per la maggior parte dei potenziali beneficiari, che sono rimasti di conseguenza esclusi.

In questo anno abbiamo visto il diritto alla casa, e di conseguenza allo studio e alla salute dei giovani, in quanto studenti e lavoratori precari, venir messi dopo gli interessi economici dei privati, che sono riusciti a lucrare sui nostri diritti sociali anche in questa situazione. Ma come abbiamo sempre detto, la situazione era già critica prima.
Il disegno politico che è stato portato avanti negli ultimi anni da tutto l’arco parlamentare ha visto il progressivo abbandono delle periferie e il soccombere, agli interessi del mercato speculativo, del patrimonio immobiliare pubblico, svenduto pezzo per pezzo a palazzinari ed aziende private: dalla legge 431/98 sulla liberalizzazione degli alloggi, e in seguito dall’art.5 della legge Renzi-Lupi, alla privatizzazione delle utenze e ai criminali e continui tagli al settore pubblico. L’abolizione dell’equo canone, inoltre, ha soppresso il controllo statale sui canoni di locazione nonché il compito di calmierare il costo degli alloggi.

Questo è frutto di un modello di sviluppo urbano che ha ridisegnato le città con la funzione di attrarre capitali privati a mettere a valore sempre nuovi spazi ed interi quartieri, senza badare alle vere necessità del territorio e delle classi popolari: spacciandola per riqualificazione e rigenerazione urbana, le amministrazioni pubbliche hanno così alimentato la speculazione immobiliare e il carovita che ha portato alla gentrificazione e alla turistificazione forzata dei quartieri. Tutto questo, unito anche all’averne intenzionalmente trascurato la manutenzione, ha portato ad avere un’edilizia residenziale pubblica insufficiente ed incapace a supportare le famiglie e, di conseguenza, impossibilitata a garantire un futuro alle giovani generazioni.

Siamo la “generazione in affitto”, la generazione costretta ad emigrare e che riesce a campare solo con i cosiddetti “lavoretti”, sempre più precari e sfruttati, con i quali già prima a stento sopravvivevamo e che ora abbiamo anche perso. Lasciati senza alcuna concreta tutela all’altezza della situazione d’emergenza, ora non riusciamo nemmeno a pagare l’affitto e viviamo anche con il rischio di essere buttati in mezzo a una strada durante una pandemia: come sta succedendo a Totta, studentessa precaria siciliana iscritta all’università di Torino, con cui da gennaio resistiamo allo sfratto assieme ad Asia-Usb, a causa del parziale blocco degli sfratti del decreto milleproroghe che esclude quelli per finita locazione.

Un caso emblematico che rappresenta le condizioni di un’intera generazione e di tanti studenti fuori sede, stretti tra la morsa di esorbitanti prezzi degli affitti, la mancanza strutturale di sufficienti residenze pubbliche studentesche e la volontà politica del governo, regioni, comuni, atenei ed enti per il diritto allo studio universitario che non vogliono investire in edilizia pubblica residenziale e in politiche abitative che tutelino il diritto alla casa per tutti.

Subiamo da anni le menzogne di una narrazione che ci descrive una realtà piena di grandi opportunità e che ci colpevolizza se non troviamo lavoro o siamo sottosfratto, una narrazione che oggi si infrange contro la cruda oggettività dei fatti che ci dice tutto il contrario.
È fin dalla prima ondata che ci organizziamo per pretendere misure veramente all’altezza dell’emergenza che stiamo vivendo.
Sappiamo che con il nuovo governo di Mario Draghi la situazione non cambierà, sappiamo che i soldi del Recovery Fund sono vincolati a dei precisi indirizzi politici secondo le necessità produttive dell’Unione Europea e quindi non andranno a risolvere i problemi dei giovani e studenti ma soltanto a confermare un modello economico e sociale del tutto iniquo. Il nuovo Decreto Legge n. 41 del 22 marzo 2021 ne ha già dato un esempio eliminando il bonus affitto che era stato introdotto con la Legge di Bilancio 2021 e che oltre a non essere una vera soluzione all’emergenza abitativa in corso non era comunque mai stato attuato.

L’emergenza abitativa a cui ci stanno costringendo è emblematica di un modello di sviluppo chiaramente non più sostenibile, che trova la sua unica possibilità di esistenza nell’aumento dello sfruttamento e della miseria.
Noi giovani siamo i primi a subire queste politiche e a pagare la crisi.
La lotta per il diritto all’abitare è fondamentale perché rappresenta la lotta contro un modello produttivo che nega i diritti sociali.
Per questo ieri, nella giornata transnazionale contro gli sfratti e gli affitti, siamo scesi in piazza nelle principali città del Paese e continueremo a farlo!