Rifiutato il cambio di residenza agli occupanti di via Irnerio
Cominciamo a percepire gli effetti disastrosi dell’applicazione del Decreto Lupi, in particolare del famigerato art. 5, ulteriore attacco alle condizioni di vita già precarie dei settori sociali duramente colpiti dalla crisi che attraversa i sistemi politici occidentali. Governi già incapaci di operare cambiamenti di rotta per creare soluzioni reali alle esigenze primarie della popolazione, quale quella di una casa, rifiutano qualsiasi tipo di alternativa che provenga da quella stessa popolazione che, ridotta alla fame, rifiuta di arrendersi e si organizza per difendere i propri diritti e conquistare ciò che le spetta. E’ in questo senso che dobbiamo leggere il rifiuto dei cambi di residenza richiesti recentemente, da parte di alcuni abitanti delle case occupate “Nelson Mandela” a Bologna, opposto in questi giorni dall’amministrazione locale.
Vivere in un’occupazione non è certo il sogno del cittadino medio, tuttavia è una delle poche forme di resistenza reale della società a un’emergenza che dilaga, alimentata dal costo della vita sempre più elevato, dalla speculazione edilizia incontrollata e dalla passività dei governi che si succedono. Per questo il “piano casa” non è soltanto un attacco alla riappropriazione di diritti che vengono giorno dopo giorno sottratti alla popolazione e trasformati in servizi a caro prezzo, ma soprattutto una minaccia rivolta a chi si attiva in prima persona per difendere esigenze primarie, a chi sceglie di non rimanere fermo e passivo di fronte a un disinteresse così scellerato verso le condizioni di vita della popolazione. E’ chiaro che se la scelta di partecipare a una lotta abitando uno stabile occupato comporta l’impossibilità di avere luce, acqua, residenza, di richiedere un alloggio popolare, non soltanto le vite di chi compie questa scelta saranno ulteriormente distrutte, ma sottopone tutti coloro che versano nelle stesse condizioni a un ricatto palese: o si sta alle condizioni imposte, aspettando giorni, mesi o anni un alloggio “popolare” o un letto in dormitorio oppure si diventa un fuorilegge da combattere.
Questo decreto, infatti, non contiene alcuna soluzione alla crescente emergenza abitativa, anzi legittima il fatto che decine di migliaia di persone non abbiano nemmeno una casa come un semplice dato di fatto, come fosse una condizione naturale. Gli unici provvedimenti, in un atto che dovrebbe andare incontro ai bisogni sociali, sono in materia di gestione dell’ordine pubblico e fanno gli interessi di speculatori e palazzinari. E’ chiaro ormai che il progetto generale che si concretizza nel governo Renzi consiste non solo nel mantenere prioritari gli interessi internazionali che schiacciano e stritolano le fasce più deboli della società, ma anche nel mettere a tacere qualsiasi voce di dissenso e di alternativa che possa ridestare la coscienza della popolazione.
Asia-Usb
Noi restiamo