La dottrina Salvini uccide. Mobilitiamoci!
Questa notte in Calabria un lavoratore migrante è stato ucciso da uno sconosciuto armato dal clima di guerra tra poveri e dalle parole di odio su cui è nato il nuovo governo verde-giallo.
Dopo anni di politiche di austerità e di pauperizzazione portate avanti in modo indiscriminato in nome della stabilità e dei vincoli Europei, adesso si avvelena un corpo sociale frammentato e indebolito convincendolo che l’origine dei propri problemi derivi dal basso e non dall’alto. Lo strumento del fascio-leghismo, al quale la retorica giustizialista dei 5stelle fa solo da cornice, diventa cosi l’ultima difesa di un potere in evidente crisi di legittimità.
E’ tempo di mobilitarsi per opporsi allo stato di cose presenti e alla sua deriva reazionaria, esprimiamo massima solidarietà ai lavoratori ed ai fratelli migranti che vivono condizioni di iper-sfruttamento, perennemente ricattati da un clima di caccia alle streghe. Riteniamo l’omicidio di Soumaila Sacko il risultato proprio di questo infame connubio.
Sosteniamo con forza lo sciopero indetto per la giornata di domani, ritenendo necessario generalizzare la lotta contro il meccanismo di guerra agli ultimi sapendolo ribaltare in un’ottica di guerra verso l’alto, verso il sistema di potere e chi lo difende. In questa prospettiva, di fondamentale importanza risulta la manifestazione nazionale del 16 giugno a Roma, un passo in avanti nella riconquista dei rapporti di forza necessari per scardinare il presente e riprenderci il futuro, tutti insieme.
Riportiamo di seguito il comunicato dell’Unione Sindacale di Base, sindacato di cui Soumaila faceva parte:
“È finita la pacchia”, la dottrina di Matteo Salvini, ha fatto scorrere il primo sangue ieri sera in Calabria, il sangue di Soumaila Sacko, migrante maliano di 29 anni sempre in prima fila nelle lotte dell’Unione Sindacale di Base per i diritti sindacali e sociali dei braccianti. Soumaila è stato ucciso da una delle fucilate sparate da sconosciuti da una sessantina di metri di distanza. Un tiro al bersaglio – diversi i colpi esplosi – contro “lo straniero”, il nero cattivo da rispedire nel paese d’origine. Il triste seguito delle parole pronunciate dal nuovo ministro di polizia.
Soumaila è stato colpito alla testa ieri sera intorno alle 20,30 nei pressi di una fabbrica abbandonata lungo la Statale 18, in contrada Calimera di San Calogero, vicino Rosarno, al confine tra la provincia di Vibo quella di Reggio Calabria, mentre cercava lamiere per la sua baracca.
Soccorso dal 118 e trasportato prima all’ospedale di Polistena e poi nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Reggio Calabria, Soumaila non ce l’ha fatta, mentre è andata meglio a due connazionali che erano con lui, uno colpito a una gamba e l’altro illeso.
Tutti e tre vivevano nell’area della tendopoli di San Ferdinando in cui soggiornano i braccianti impegnati nei campi nella piana di Gioia Tauro.
Nella zona sono oltre 4000 i braccianti tutti migranti durante la stagione di raccolta, distribuiti in vari insediamenti e utilizzati come manodopera nella raccolta degli agrumi a basso costo dai produttori di arance, clementine e kiwi. La maggior parte si concentra a San Ferdinando dove permangono gravi carenze igienico sanitarie a livello abitativo.
Tutto questo al ministro di polizia Salvini non interessa. Troppo impegnato a minacciare a destra e a manca: i migranti, le ong, il sindaco di Riace perché si schiera con gli ultimi. A Salvini l’Unione Sindacale di Base manda a dire che USB si schiera compatta con i migranti della piana di Gioia Tauro, con tutti i migranti in fuga da guerre e miseria, e non permetterà che in Italia abbia diritto di cittadinanza la sua dottrina neofascista e razzista.
La prima risposta è lo sciopero dei braccianti proclamato da USB per lunedì 4 giugno, con assemblee in tutti i posti di lavoro.
USB si stringe compatta alla famiglia di Soumaila e ai suoi compagni e fornirà loro l’assistenza legale per fare giustizia.