MA QUALE CAMBIAMENTO: A CAPO DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA IL RELATORE DI MAGGIORANZA DELLA RIFORMA GELMINI

E’ di queste ore la notizia della decisione del ministro dell’istruzione leghista Bussetti di nominare Giuseppe Valditara, esponente della Lega, come responsabile del Dipartimento Università del Ministero dell’Istruzione. Valditara, oltre ad essere professore di Diritto romano all’Università di Torino è stato relatore di maggioranza della Legge Gelmini. Sembra proprio che il cosiddetto “governo del cambiamento” anche nel campo dell’istruzione universitaria, come in tanti altri, si ponga in diretta continuità con l’indirizzo politico delle riforme precedenti che hanno dissanguato il sistema universitario pubblico italiano condannandolo allo smantellamento e alla dequalificazione. La Legge Gelmini è stata indubbiamente una delle cause maggiori della tragica situazione in cui si trova la formazione universitaria del nostro paese.

La novità principale apportata dalla riforma è stata la pesantissima decurtazione (quasi il 15% ossia 960 milioni di euro) della spesa pubblica devoluta agli atenei in ottemperanza ai tagli al welfare implicati dalle riforme di austerity dettate dall’Unione Europea a fronte della crisi economica del 2008. Tagli che hanno prodotto un abbassamento radicale della qualità della formazione, hanno portato ad un aumento enorme delle tasse universitarie pagate dalle famiglie degli studenti provocando il drastico calo delle immatricolazioni a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Insieme a ciò è stato introdotto il finanziamento su base premiale degli atenei che non ha fatto altro che aumentare la competizione e differenziazione fra le università italiane condannando quelle già in difficoltà a peggiorare ancora la propria offerta didattica. E poi si pensi all’enorme peso che hanno assunto le aziende private all’interno dell’amministrazione universitaria con questa riforma conducendo l’alta ricerca alla mercificazione e alla sottomissione agli interessi del mercato.

Senza contare la precarizzazione di numerose figure all’interno dell’università, in primis i ricercatori, con il blocco dei turn over. Con la scelta di Valdirata a capo dell’università italiana anche la coalizione giallo-verde si pone in piena coerenza con le linee politiche in merito al mondo della formazione che hanno seguito i governi che l’hanno preceduto dall’inizio degli anni ’90 a oggi, linee politiche dettate in gran parte dai grandi piani strategici a livello europeo, a partire dal Processo di Bologna fino a “Europa 2020”. Infatti è ormai da trent’anni che sia governi di centro destra sia governi di centro sinistra, a partire da quando il “santo” Berlinguer ricopriva il ruolo di Ministro dell’Università e della Ricerca, perpetuano un attacco all’università pubblica conducendo il sistema formativo verso un’aziendalizzazione e un’elitarizzazione sempre maggiore e aumentando le disuguaglianze sociali e la differenza fra pochi atenei di serie A per chi se li può permettere e molti atenei di serie B per tutti gli altri. Questa polarizzazione fra università d’elite e università parcheggio per la maggioranza di sicuro con Valdirata al Ministero dell’università non troverà un freno: i passati progetti politici di Valdirata vanno tutti nella direzione del federalismo e della divisione sempre più netta fra un Sud Italia sempre più impoverito e un Nord Italia che cerca di agganciarsi alla produzione dei paesi core del capitalismo europeo.

In una situazione in cui le scelte di chi sta al potere non sono mai dalla parte della nostra generazione, ma anzi, ci conducono ad un futuro fatto di precarietà, disoccupazione ed emigrazione forzata dobbiamo capire la differenza fra quello che noi vogliamo e quello che la strutturazione dell’Unione Europea attraverso i singoli governi nazionali vuole imporci. Rivendichiamo un’università pubblica, laica, aperta a tutti e tutte: per fare questo dobbiamo smascherare questo finto “governo del cambiamento” ma anche porci nettamente e senza remore contro tutta l’aerea della sinistra istituzionale targata PD o LeU o +Europa che è, ancora di più della Lega e dei 5stelle, la responsabile della condizione tragica a cui i giovani in questo paese sono costretti. In ultima istanza, per rivendicare un diverso tipo di formazione che insegni la comprensione critica della realtà e dei rapporti sociali e ci renda capaci di concepire un’alternativa alla società in cui viviamo dobbiamo porci contro questa Unione Europea antipopolare e antiegalitaria anche nel suo progetto di formazione che punta ad una divisione sempre più netta fra centro e periferia europea.

Organizziamoci per contrastare questo modello di università.
Lottiamo contro chi ci ruba il presente!