Street art: l’arma della Lavazza in città
In seguito all’uscita della Fiat da Torino e alla conseguente perdita dei connotati di città meramente industriale, si è assistito a un’opera graduale, tutt’ora in corso, di trasformazione degli assetti e delle economie locali, col preciso fine di reinserire Torino all’interno del panorama europeo rendendola appetibile agli investitori.
Ma non avendo ritrovato ancora un’identità, se non quella di città post-industriale, sono stati fatti molti piani regolatori a partire dal 1995, incentrandosi principalmente su tre agende per lo sviluppo “postfordista”: la Torino “policentrica”, quella “politecnica” e infine “pirotecnica”.
Proprio ricollegandosi alla prima e terza agenda, che riguardano rispettivamente la riqualificazione immobiliare e il rilancio del mercato attrattivo-turistico, si giustifica il tentativo di gentrificazione, con conseguente necessità di legarsi a grandi aziende e potenzialmente al mercato artistico.
Infatti sfruttando quell’aria di città post-industriale dismessa, che da sempre attira le culture più underground con un particolare riguardo per la street art e per i graffitari (che ben si adattano ai muri degli stabilimenti dismessi) grandi aziende come Lavazza e Impresa San Paolo hanno costruito un mercato a misura di Torino. È della prima azienda infatti il progetto Toward2030, che, ricollegandosi ai 17 punti stilati nel 2015 dalle Nazioni Unite per l’Agenda Globale, vede la realizzazione di 17 murales LEGALI (contro ogni etica degli street-artist) su case disseminate nel quartiere Aurora, non a caso dominata dal 2018 dalla enorme complesso la “Nuvola”, sede generale della multinazionale.
Ciò provoca automaticamente un innalzamento dei costi immobiliari e affittuari del quartiere, che attirando con queste enormi opere d’arte nuove tipologie di residenti, viene così “riqualificato”. Inoltre sempre all’interno della nuvola si è tenuta quest’anno FLAT, la fiera del libro d’arte torinese, che dal 2017 attira compratori e imprenditori nell’ambito dell’editoria artistica, e sempre Lavazza è annoverata tra le “main partnership” dello IAAD (istituto d’arte applicata e design), sempre situato in Aurora.
Il mercato dell’arte contemporanea e dell’arte “urbana” non richiama però solo la grande produttrice di caffè, che in realtà ha da sempre avuto uno stretto rapporto con grafici e designer d’alto talento, ma anche Impresa San Paolo è annoverata come finanziatrice e sponsor di molteplici progetti artistici. Per esempio la Fondazione Sandretto Rebaudengo, galleria d’arte contemporanea fondata nel 2002, è finanziata dalla banca, ed è situata in un ex capannone industriale riqualificato. Ciò oltre a rimarcare quell’aria un po’ romantica di città post-fordista vede l’intento di inserire Torino nell’importante mercato dell’arte contemporanea del nord-Italia, facendo concorrenza a Milano e a Venezia, e tentando di guadagnarsi un posto nel vantaggioso settore a livello europeo.
Sempre la Compagnia San Paolo finanzia inoltre il Mau, il Museo di Arte Urbana, sorto dopo il 1995 dal Comitato di Riqualificazione Urbana, e aperto ufficialmente nel 2000. Situato nel Borgo Campidoglio è il primo museo italiano di street art, frase che nel suo complesso sembra un gigantesco contro senso o un ossimoro. Nonostante sia nata dalla buona volontà di un gruppo cittadino e che dia una buona visibilità a giovani artisti intraprendenti, è impossibile non prendere in esame il Mau come indicatore della direzione “pirotecnica” che Torino sta assumendo.
La street art inoltre, legale o meno, è così “caratteristica” che dal 2014 si svolge nel quartiere di San Salvario uno Street Art Tour dal costo di 100€, attraverso pezzi e graffiti che tutto vorrebbero meno che esseri esposti a pagamento. Stessa cosa per la mostra che si è tenuta questa estate al Teatro Colosseo, con opere dell’ormai famosissimo Banksy e di Blu, che ben si era espresso sulla commercializzazione e istituzionalizzazione della sua arte.
In merito all’opera di inserimento di Torino all’interno del mercato d’arte europeo, vanno segnalate Artissima, importantissima mostra d’arte contemporanea e di design che ogni anno dal 1994 (un anno prima del secondo piano regolatore) si svolge a Lingotto Fiere, e NExST, festival diffuso di arte contemporanea nato nel 2015. Durante Artissima2019 (finanziata da Unicredit) inoltre è stato presentato Combo, un ostello, un ristorante e un centro eventi che a Torino sorgerà nella zona di Porta Palazzo, ma che ha già aperto a Venezia e a Milano in zona Navigli.
Oltre a gentrificare maggiormente il quartiere, già evidente dallo sgombero e dalla chiusura del Baloon, è chiara l’evidenza di porsi in concorrenza con le altre due capitali.
Il secondo festival, NExst ricopre il suo importante ruolo di evidenziare quell’aria redditizia e di moda di una cultura post-industriale torinese, in quanto si tiene nei Rocks Dora, vecchi capannoni abbandonati e poi riqualificati situati in Barriera di Milano.