Vaccino contro il Coronavirus: tra fallimenti del capitalismo e competizione interimperialista

La questione dei vaccini, oggi più che mai, si pone non più solo come uno strumento volto al superamento della pandemia, ma anche come un riflesso socio-politico delle società nelle quali stiamo vivendo.  Nell’ultimo anno abbiamo infatti visto come la tendenza generale – già ben nota, ma che trova ulteriori conferme all’interno della pandemia – è ancora una volta la noncuranza dei bisogni della collettività a favore del profitto e della competizione interimperialista. Queste hanno trasformato il diritto alla salute collettiva in una guerra su tre fronti[1]: la scoperta, la distribuzione e i brevetti dei vaccini.

Nella prima guerra sulla scoperta, gli attori che hanno monopolizzato la scena sono stati gli Stati Uniti, con i vaccini Pfizer-BioNTech (BioNTech è tedesca) e Moderna, Gran Bretagna e Svezia con il vaccino AstraZeneca/Oxford (anche se ha un’efficacia solo del 60%), Cina con i vaccini Sinopharm e Sinovac e Russia con il vaccino Sputnik V. Troviamo poi altri 67 candidati vaccini che sono in corso di sperimentazione sull’uomo, tra cui il vaccino “italiano” della Reithera. Se da un lato i vaccini cinesi e russi sono stati sviluppati da organizzazioni governative o imprese statali, per quel che riguarda le scoperte dei paesi occidentali queste sono state frutto in gran parte di finanziamenti pubblici ma i cui brevetti appartengono alle case farmaceutiche private.

In totale, infatti, i governi hanno fornito 8,6 miliardi di dollari e le Onlus e fondazioni private 1,9 miliardi. Solo 3,4 miliardi di dollari provengono dagli investimenti delle aziende e molte di loro dipendono fortemente da finanziamenti esterni. Inoltre, alcuni dei vaccini risultano completamente finanziati dai fondi statali[2]. L’unica sperimentazione interamente a carico dei fondi privati della società stessa (la francese Sanofi) non ha prodotto risultati validi[3]. Nonostante questo, i brevetti sono privati: in altri termini, si determina una socializzazione dei costi e una privatizzazione dei profitti. Pfizer stima, infatti, che le vendite del vaccino anti-Covid porteranno entrate per 15 miliardi di dollari nel 2021. Il vaccino sarebbe quindi uno dei più grandi “successi” nella storia dell’industria farmaceutica[4].

Questa caratteristica del capitalismo occidentale comporta che le case farmaceutiche oltre a determinare il prezzo del vaccino, hanno anche un controllo totale sulla distribuzione di quest’ultimo. Se il mantra è il profitto ad ogni costo, si comprende perfettamente la guerra scatenatasi tra nazioni nella rincorsa all’acquisto del vaccino. Emblematica in questo senso è Israele, che ha pagato le dosi del vaccino Pfizer 62 dollari l’una, rispetto ai 19,50 dollari che stanno pagando gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali, potendosi così permettere una campagna di vaccinazione da record[5].

La situazione nelle altre nazioni non è in ogni caso meno problematica: in Gran Bretagna si sono stretti accordi con l’AstraZeneca per assicurarsi che Londra sia privilegiata rispetto ad altri compratori, nonostante gli accordi con l’università di Oxford prevedevano che la licenza del nuovo preparato fosse non esclusiva[6]; negli Stati Uniti allo stesso modo il neopresidente Biden ha promesso una velocizzazione nelle vaccinazioni, portando così la Pfizer a ridurre la distribuzione dei vaccini sul territorio europeo a favore di quello statunitense. L’Unione Europea dal canto suo, da un lato vaga nel vuoto tra sanzioni poco efficaci e rilancio del prezzo per l’acquisto di più dosi, tace sugli accordi firmati e si dice pronta ad incrinare i capisaldi del mercato comune con il blocco se necessario dell’export dei vaccini, dall’altro la Germania acquista dosi extra accordi UE mentre Ungheria e Serbia stringono accordi con società farmaceutiche cinesi[7].

L’Italia punta invece su Reithera investendo, tramite Invitalia, 81 milioni di euro e acquistando una partecipazione del capitale della società. Anche in questo caso nonostante gli investimenti pubblici il brevetto del vaccino è e resterà della società, che nonostante spaccino per italiana è in realtà controllata al 100% da Keires AG (società svizzera di diritto privato). Inoltre, nel contratto Reithera si impegna solo a concordare con successivi atti modalità per garantire un acceso al vaccino che possa soddisfare le esigenze nazionali[8].

È così che il mercato libero del vaccino anti Covid-19 funziona esattamente come tutto il resto: chi paga di più ha il servizio migliore e le nazioni più ricche saranno vaccinate per prime, con l’abbandono totale di quelle meno abbienti. Proprio per questi motivi, diventa impossibile negare il ruolo che assume il vaccino all’interno della competizione globale. In questo scenario, infatti, la Cina cerca di posizionarsi in maniera sempre più predominante all’interno della competizione internazionale: non solo ha stretto accordi con alcuni Stati europei, ma ha anche avviato una collaborazione con il Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie dell’Unione Africana (Africa CDC) e accordi bilaterali con molti Paesi tra cui l’Etiopia, Kenya, Senegal, Sierra Leone, Niger ed Egitto[9]. Non è esente dal campo di battaglia neanche la Russia[10], che con il suo Sputnik V ha stretto accordi con paesi come la Bielorussia, ma anche Argentina, Venezuela, Bolivia, Algeria, Guinea. Tuttavia, la necessità di un vaccino in tempi brevi ha portato paesi come l’Algeria a virare verso quello cinese, costituendo una concorrenza sfrenata tra Russia e Cina. Notizia dell’ultima settimana è che la Russia si stia aprendo al mercato europeo, presentando la richiesta di registrazione del suo vaccino all’UE.

Queste conseguenze portano a mettere in discussione la causa primaria della privatizzazione della conoscenza: l’esistenza dei brevetti. Sul tema Luciano Vasapollo si era espresso, pochi giorni fa, affermando che «attraverso la brevettabilità, il Capitalismo internazionale determina la competizione internazionale fra settori, fra aziende, tra multinazionali e fra Paesi creando una vera e propria “economia della conoscenza”». Tra le contraddizioni maggiori infatti c’è proprio il fatto che, se è vero che la formazione e la ricerca dovrebbero essere di dominio pubblico, «in questo scenario internazionale l’economia della conoscenza genera un nuovo paradigma, un paradigma tecnico-economico e finanche di civiltà. Non è più possibile pensare alla conoscenza distaccata dal settore produttivo: le nuove conoscenze sono un fattore determinante per il vantaggio competitivo tra nazioni»[11].

Tuttavia, come è stato evidenziato[12], più che di “economia della conoscenza” sarebbe più corretto parlare di “capitalismo dei monopoli intellettuali” per sottolineare la privatizzazione, la messa a profitto della conoscenza e il potere di monopolio sul mercato di pochissime grandi aziende.

In questo contesto di iperconcorrenza sfrenata, dove da un lato si rincorre il profitto e dall’altro si tenta un’affermazione del proprio ruolo all’interno della guerra geopolitica in atto, Cuba rappresenta un’alternativa forte e credibile. Infatti, è l’unico Stato in cui il vaccino sta passando dal laboratorio alla clinica per via totalmente pubblica e il cui risultato non verrà brevettato, dimostrando esemplarmente come il ruolo del pubblico e di una società socialista che non si pone come obiettivo il profitto sia fondamentale per la tutela del benessere collettivo.

Come abbiamo visto, il vaccino contro il Covid-19 ci pone palesemente di fronte al fallimento del nostro modello di sviluppo in cui la salute collettiva continua ad essere messa in secondo piano. Infatti, la privatizzazione della conoscenza comporta un ritardo nella vaccinazione: l’immunità di gregge verrà raggiunta solo tra anni, provocando un numero spropositato di vittime e aumentando la possibilità di mutazioni del virus. Tuttavia, nessuna possibilità di cambiamento è possibile se non si pone il problema a livello strutturale.

È per questi motivi che diventa necessario, ora più che mai, mettere in discussione tutto il sistema nel quale siamo inseriti, a partire dalla privatizzazione della ricerca e dalla competizione scientifica, a favore invece di un’inversione di rotta che rimetta al centro il pubblico, che mobiliti risorse pubbliche per un’assistenza sanitaria capillare e accessibile a tutti, che garantisca in altri termini la salute collettiva. Contestualmente, diventa necessaria la nazionalizzazione non solo delle imprese volte a garantire la sicurezza nazionale, ma anche della conoscenza stessa, affinché anche i brevetti possano diventare un patrimonio collettivo gratuito.


[1] https://www.pagina12.com.ar/320764-las-tres-guerras-de-la-vacuna-contra-el-coronavirus?utm_medium=Echobox&utm_source=Facebook#Echobox=1612119977

[2] https://contropiano.org/news/news-economia/2020/12/31/vaccini-finanziamenti-prezzi-e-quantita-una-competizione-a-tutto-campo-0135049

[3] https://www.ilsole24ore.com/art/covid-e-svolta-sanofi-produrra-vaccino-pfizerbiontech-milioni-dosi-estate-AD5Sz2FB?utm_term=Autofeed&utm_medium=FBSole24Ore&utm_source=Facebook#Echobox=1611742270

[4] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2021/02/02/pfizer-da-vaccino-anti-covid-entrate-per-15-miliardi-di-dollari-_c8e338bc-e444-4809-8ddb-be4e46987f5c.html

[5] https://www.ilpost.it/2021/01/01/israele-vaccini/

[6] https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/28/astrazeneca-i-ricercatori-di-oxford-che-hanno-sviluppato-il-vaccino-lo-volevano-libero-e-gratuito-ma-governo-uk-disse-no/6081672/

[7] https://www.editorialedomani.it/politica/europa/lue-va-allo-scontro-sui-vaccini-ma-inciampa-su-se-stessa-i3mh9fwo

[8] https://www.startmag.it/sanita/vaccino-italiano-soci-reithera/

[9] https://ilcaffegeopolitico.net/169027/3-africa-la-diplomazia-cinese-del-vaccino-anti-covid

[10] https://www.agi.it/estero/news/2020-11-21/vaccino-covid-russia-cina-africa-10381619/

[11] https://contropiano.org/news/news-economia/2021/01/26/la-crisi-di-civilta-si-palesa-nei-brevetti-merce-0135774

[12] https://www.ripensarelasinistra.it/wp-content/uploads/2014/05/Pagano.pdf

[13] https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/news/covid19-no-brevetti-farmaci-vaccini/