[Documento] Oceani interi da conquistare! Assemblea nazionale, 11 aprile 2021, Roma

VENTO CHE NON SMETTE DI SOFFIARE, OCEANI INTERI DA CONQUISTARE.
Una prospettiva giovanile comunista contro la crisi di civiltà del capitalismo.

Assemblea nazionale, Roma, 11 aprile 2021.

Introduzione:

Non sappiamo quale anno sarà assunto dalla storiografia futura come inizio convenzionale della crisi, quello che sappiamo però è che gli eventi che hanno caratterizzato il 2020 rappresentano per il mondo intero una cesura senza ritorno e un aggravamento della crisi di egemonia delle classi dominanti per il nostro ridotto mondo occidentale. Il livello delle contraddizioni che la pandemia da Covid-19 ha prodotto, infatti, rimette al centro questioni che trent’anni di mistificazioni neoliberiste avevano derubricato festeggiando la fine della storia dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Negli ultimi anni abbiamo assistito ai disastri prodotti dalla finanziarizzazione dell’economia, al risorgere della povertà assoluta nei paesi “sviluppati” dell’Occidente, al crollo del mito della superiorità statunitense nonché allo sgretolarsi della favola dell’austerità “espansiva” imposta dall’Unione Europea come veicolo di competitività su scala globale.

Le conseguenze dell’attacco padronale al welfare state, ai salari, alle condizioni di lavoro e di vita di milioni di persone in Occidente e alla tenuta ambientale ed ecologica del pianeta si palesano oggi in tutta la loro drammaticità nelle migliaia di morti dovute alla devastazione ambientale, ai tagli alla ricerca e alla sanità pubbliche, nei milioni di disoccupati vittime di un mercato del lavoro spietato che ha come effetto una crisi di prospettive che sta travolgendo e annichilendo intere generazioni.

La diffusione del Covid-19 è il cigno nero del capitalismo occidentale, ormai dimostratosi incapace di gestire le precipitazioni che esso stesso produce nonché palesatosi come inferiore nel garantire salute e tutele a larghe fette della popolazione rispetto a sistemi sociali ed economici, anche differenti tra loro, che hanno invece mantenuto il primato della pianificazione economica a favore della collettività come Cina e Cuba.

A perdere credibilità non è tuttavia solo materialmente un modello di sviluppo basato sul profitto e sull’attacco costante ai diritti sociali, ma anche il forte apparato ideologico classista e individualista che lo sorregge: siamo di fronte a una crisi di civiltà che espone le classi dominanti al rischio costante di una rimessa in discussione, non a caso le “democrazie occidentali” non perdono occasioni per restringere l’agibilità democratica, sindacale e di partecipazione popolare a favore di politiche securitarie di controllo e repressione preventiva del dissenso, in particolar modo nei confronti di attivisti e militanti sociali e politici. Crediamo dunque che il contesto di crisi profonda in cui siamo immersi dimostri l’urgenza di sfidare apertamente la realtà e lavorare per costruire l’organizzazione giovanile comunista come alternativa presente e complessiva alla barbarie capitalista.

La crisi è sistemica e sul piano sistemico è necessario rispondere. Esplicitare la prospettiva comunista significa quindi rispondere sul piano alto delle contraddizioni di sistema che l’avvento del Covid-19 ha palesato, ossia quello dello scontro tra modelli sociali e di produzione alternativi. Costruire lo strumento d’avanguardia concreta significa sgombrare il campo da ogni illusione di scorciatoia possibile, assumendo la scelta della militanza come stile di vita ed il costante lavoro processuale dell’organizzazione. Una scelta che va nella direzione opposta a quella delle finte soluzioni individuali offerte dal modello dominante.

La competizione tra blocchi geopolitici di potere su scala globale, lungi dall’essere superata dal mito della globalizzazione e dell’Impero di negriana memoria, rimane per noi la lente corretta tramite cui analizzare gli scenari internazionali. La pandemia ha accelerato sul piano internazionale alcune tendenze quali lo spostamento del “baricentro” della rigenerazione economica in Asia e la corsa delle oligarchie europee a ultimare la costruzione del proprio polo imperialista autonomo tramite anche l’utilizzo delle risorse del Next Generation EU per la ristrutturazione delle filiere produttive e il rafforzamento ideologico della favola dell’Europa “solidale”. Usa, Ue e Cina si confermano quindi gli attori principali nel nuovo scenario globale di cui sono ancora incerti gli esiti; di certo però sono mutati i rapporti di forza che vedono la superpotenza sta tunitense in fase di declino anche a causa dell’incapacità strutturale di gestione degli effetti della pandemia.

Una corretta comprensione delle dinamiche globali è il punto di partenza per costruire “in casa nostra” l’organizzazione all’altezza delle sfide del presente e per analizzare i profondi mutamenti avvenuti all’interno della classe sia dal punto di vista materiale (la proletarizzazione di ampi strati della società, compreso il cosiddetto ceto medio, sconfessa chi aveva ipotizzato il superamento delle classi sociali) che dal punto di vista ideologico (es. la crescita e poi il fallimento di partiti definiti “populisti” e percepiti come alternativa). L’evidente accelerazione della centralizzazione del potere politico ed economico dell’Unione Europea, organismo politico sovranazionale costruito su trattati irriformabili e non l’unione tra i popoli falsamente narrata, ci conferma la necessità di rompere la gabbia europea qui e ora, precondizione per un processo progressista di emancipazione delle classi popolari, tra cui noi giovani nati a sud della crisi.

Lo sganciamento della periferia europea, descritto dal teorico marxista Samir Amin come premessa necessaria per superare la polarizzazione capitalistica tra centro e periferia, non può che essere profondamente internazionalista e significa per noi promuovere la costruzione dell’Alba Euro-Afro Mediterranea come unione di solidarietà, mutuo appoggio e indipendenza dei popoli subalterni all’imperialismo UE e alla Nato sull’esempio bolivariano del Socialismo del XXI secolo.

L’urgenza materiale della rottura nel contesto di crisi fin qui descritto si scontra però con un movimento di classe estremamente arretrato ed un blocco sociale frammentato e disarmato a causa dello smantellamento sistematico degli strumenti ideologici e concreti per la lotta di classe, operato negli ultimi trent’anni proprio da quelle organizzazioni della “sinistra” divenute gradualmente completamente subalterne al pensiero dominante. I nostri settori di riferimento si apprestano infatti ad attraversare questo tornante storico in una condizione di atomizzazione sociale e con lo sguardo rivolto all’indietro, rimanendo cioè aggrappati alle poche tutele lavorative e di welfare diretto e indiretto rimaste, abdicando sempre di più alla lotta e abbandonando in una condizione di disgrazia comune giovani e migranti.

L’aggressione al patrimonio politico-culturale del movimento operaio e di classe del nostro Paese è stata portata avanti scientificamente dai cantori del capitale con la complicità dell’arcipelago della sinistra, anche radicale, a partire dalla svolta socialdemocratica del Pci resa evidente poi nel cosiddetto compromesso storico di Berlinguer e la svolta dell’Eur della Cgil nel 1978. Per questo riteniamo oggi imprescindibile, per ogni ipotesi che dichiara di operare in funzione dell’abolizione dello stato di cose presenti, sviluppate indipendenza economica, politica e ideologica completa dalla sinistra in tutte le sue svariate sfaccettature.

L’irriformabilità dei grandi sindacati confederali, la funzione di stampella dello smantellamento del sistema pubblico di gran parte del mondo dell’associazionismo, la subalternità al progetto imperialista dell’UE dei vecchi partiti della sinistra radicale e la scarsa incidenza nelle dinamiche reali del mondo autorganizzato e di movimento rafforzano la nostra convinzione nel lavorare assieme alla Rete dei Comunisti nel compito storico della sedimentazione delle forze e della strutturazione di un’ipotesi politica comunista, organizzata e indipendente, capace di affermarsi tramite un approccio dialettico con la realtà e sviluppando sempre di più l’internità nel sindacalismo conflittuale e metropolitano come nelle sperimentazioni di rappresentanza politica degli interessi del nostro blocco sociale di riferimento.

Ci accingiamo quindi a lavorare per costruire il nuovo soggetto giovanile comunista individuando la contraddizione tra aspettative e realtà, ovvero tra la narrazione dominante di un futuro roseo pieno di possibilità per i giovani e un destino concreto di precarietà lavorativa ed esistenziale, mettendo a disposizione di chi vorrà il bagaglio di esperienza militante di Noi Restiamo.

Le categorie storico-materialistiche della critica dell’economia politica marxiana ci offrono infatti la possibilità di leggere la crisi sistemica in atto con metodo scientifico e di valutarne gli effetti sui settori sociali. La contraddizione crescente tra lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti di produzione è la chiave di comprensione/individuazione delle possibilità concrete di intervento politico sulle nuove generazioni, che percepiscono materialmente e progressivamente lo sgretolarsi dei falsi miti decantati dall’apparato culturale – mediatico mainstream.

Per agire abbiamo deciso di individuare quattro terreni di scontro e sperimentazione su cui costruire materialmente spazio di intervento politico.

  • Il mondo della formazione e della ricerca, ambito privilegiato di battaglia diretta contro il sistema di pensiero dominante;
  • Le contraddizioni materiali, risultato dei processi di riorganizzazione internazionale del mercato del lavoro e della costruzione del polo imperialista dell’Unione Europea, che stanno producendo una gravissima crisi di prospettive per le fasce giovanili, con particolare gravità sulla componente femminile;
  • La lotta ambientalista e lo sviluppo della contraddizione tra capitale e natura, una sfida non più procrastinabile che ha visto negli ultimi anni crescere un attivismo giovanile purtroppo spesso sussunto dalle classi dominanti per i propri fini;
  • La battaglia ideologica e culturale, indispensabile per un rafforzamento delle ragioni dei comunisti e precondizione per un’emancipazione reale dal pensiero dominante in grado di produrre una concezione di mondo alternativa.

Apriamo quindi la fase costituente del nuovo soggetto politico giovanile comunista a tutte le realtà, i collettivi, i singoli militanti e attivisti che condividono con noi l’urgenza di agire ora in maniera organizzata e dinamica, mettendo al centro la prassi rivoluzionaria e la presenza militante nelle contraddizioni.

Dotarci dello strumento organizzativo e di sintesi politica all’altezza delle sfide del presente significa infine porre le basi per una soggettività che fa dell’antifascismo militante, dell’antirazzismo, dell’antisessismo e della lotta contro il patriarcato, dell’internazionalismo e dell’antimperialismo le colonne portanti del proprio agire dentro e fuori l’organizzazione.

Per il riscatto di una generazione tradita, costruiamo l’alternativa alla barbarie capitalista stando sempre un passo avanti la realtà. Ci sono oceani interi da conquistare.