IL VERO EFFETTO DRAGHI: AUMENTANO PRECARIATO, DISOCCUPAZIONE E MORTI SUL LAVORO
Dopo il drammatico calo degli ultimi mesi, da settembre è tornato a salire il tasso d’occupazione.
Secondo gli ultimi dati sarebbero aumentati di circa 273mila unità (+1,2%) rispetto a settembre 2020. Si tratta però di un aumento dovuto quasi esclusivamente a contratti di lavoro a tempo determinato, mentre i dipendenti stabili sono calati di 11mila unità in un solo mese. Non serviva certo l’Istat per renderci conto della drammatica realtà.
Già il Dl Sostegni aveva inserito la possibilità di prorogare i rapporti a termine senza indicare causali, l’inizio di novembre ha determinato lo sblocco totale dei licenziamenti, che già dall’estate contava migliaia di vittime, e la recente manovra di bilancio non lascia spazio a dubbi su quello che ci aspetta. Il nuovo disegno del mercato del lavoro italiano voluto dall’UE e ben plasmato dal commissario Draghi continua all’insegna di una sempre maggiore flessibilità. Questo è solo il momento di ricambio: si licenziano quelli con più tutele per inserirne di nuovi con meno diritti, aumentando la guerra fra poveri e la competizione al ribasso. I tragici effetti sono sotto gli occhi di tutti: di precarietà si muore come ci dimostrano Luana, Yaya e gli oltre 100 omicidi sul lavoro ogni mese nel 2021.
Noi infatti sappiamo benissimo che, specialmente per i giovani, “flessibilità” non significa altro che precariato, assenza di diritti e tutele e salari da fame. Questa è la realtà e chi oggi propone il ritorno alla Fornero sulle pensioni per favorire i giovani, ma tralasciando questi problemi, non fa che cercare di metterci gli uni contro gli altri soffiando sul fuoco della guerra fra poveri.
È da anni che la nostra generazione funge da vittima sacrificale della crisi economica, e la nostra “normalità” sono contratti precari, quando non lavoriamo in nero, nell’assenza totale di prospettive future. Il tutto a causa di questa incessante flessibilizzazione del mercato del lavoro, necessaria alla costruzione e al rafforzamento del polo imperialista europeo, promossa da destra e sinistra con la complicità dei sindacati complici, che non ha nulla di “smart” e “agile” e che oggi si traduce, di nuovo, in un aumento del 2% della disoccupazione giovanile.
A settembre i giovani al di sotto dei 25 anni senza lavoro sono passati dal 28% al 29,8%, l’unica fascia d’età in cui si registra un aumento, superando così anche la Grecia massacrata dalla troika. È questa la nuova normalità che ci viene imposta, dove ormai anche solo aspirare ad un minimo di stabilità sembra utopistico. In questa ripartenza, infatti, i fondi, le agevolazioni sono tutte dal lato padronale, perché l’unica ripartenza davvero importante è quella dei profitti ed è stato messo in chiaro da tempo.
Nessuna legge naturale determina questa situazione, ma è il frutto di scelte politiche prese dai rappresentanti di un modello economico e sociale in forte crisi. E il cane che affoga va bastonato o ti porta giù con sé. Per questo oggi è necessario organizzarsi per portare l’attacco ad un sistema in crisi e costruire un’alternativa radicale, una vera exit strategy!