NUCLEARE CIVILE E MILITARE: IL TEMPO DI FERMARLO E’ ORA! APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DOMENICA 22 MAGGIO ALLA CENTRALE NUCLEARE DI CAORSO

A inizio giugno gli organi decisionali dell’Unione Europea compiranno gli ultimi passi verso l’approvazione dell’inserimento dell’energia da fissione nucleare nella tassonomia verde, ossia la lista di fonti considerate sostenibili e da finanziare per la cosiddetta transizione ecologica.

Nel corso degli ultimi mesi il dibattito europeo attorno al nucleare si è fatto strada sfruttando i livelli di criticità climatica raggiunti per colpa di un modello di sviluppo insostenibile sotto ogni punto di vista: umano e ambientale. Ma è stata la recente precipitazione bellica in Ucraina a rivelare la reale esigenza che le classi dirigenti europee hanno, ovvero la necessità di ridurre il prima possibile, a fronte di una maggiore spinta all’elettrificazione, la dipendenza energetica dall’estero per poter reggere lo scontro nell’era della ipercompetitività multipolare evocata dalla Von der Leyen nel discorso sull’Unione a settembre.

Sempre in quest’ottica, ma in un contesto ormai di guerra aperta, lo scorso 10-11 marzo al summit di Versailles i vertici europei hanno indicato i tre obbiettivi strategici per realizzare l’Europa della potenza. Uno di questi è proprio l’autonomia energetica con la definizione del “REPowerEU” un piano che la commissione europea deve elaborare entro la fine di maggio.

Occorre costruire un’opposizione a questo progetto guerrafondaio e climaticida, lanciamo un appello rivolto a tutte le forze sociali, sindacali, politiche e di movimento per costruire insieme un percorso che, a partire dall’importante mobilitazione in occasione dello sciopero globale per il clima del 25 marzo, ci porti ad una manifestazione nazionale domenica 22 maggio alla centrale nucleare di Caorso, luogo simbolo della storia del movimento antinucleare di questo paese che proprio nel 2022 – trentadue anni dopo la chiusura dell’impianto – vedrà iniziare le operazioni di smantellamento del reattore.

Climaticida perchè: gran parte delle fasi di estrazione e lavorazione dell’uranio sono coperte da segreto militare e non è quindi possibile valutarne l’impatto al livello di emissioni in maniera trasparente, così come sulla CO2 prodotta dal processo di decommissioning non esistono ad oggi dati certi e non li avremo prima di un decennio, quando i paesi più nuclearizzati inizieranno a smantellare effettivamente le centrali. In questo senso, la pesante eredità che la fissione nucleare si lascia dietro ce la insegna proprio la storia del nostro paese: in Italia dal 1987, anno del primo referendum vinto contro il nucleare, il processo di decommissioning dei quattro reattori italiani è solo al 30-40% e la Sogin, la società di gestione impianti nucleari italiani, prima, ha scaricato i costi enormi dei lavori sulle nostre bollette, poi, è stata commissariata. Oggi, la risoluzione sul Deposito Unico Nazionale di rifiuti nucleari si avvicina ma, se verrà gestito ancora come un S.P.A., produrrà soltanto danni ambientali e meccanismi decisionali antidemocratici.

Guerrafondaia perchè: Il nucleare civile ha anche un’altra faccia ossia quella militare. La tecnologia dell’arricchimento può produrre uranio arricchito oltre il 90% per le bombe, quindi, acquisire il controllo della tecnologia nucleare significa disporre di materiali idonei per la produzione di armamenti nucleari. Le basi americane sul nostro territorio di Camp Darby e Sigonella, gli aeroporti militari di Aviano e Ghedi contengono ordigni nucleari di vario tipo. Ed è proprio da tutte queste basi che in queste settimane partono armi verso l’Ucraina, fomentando, così, un conflitto nel quale la minaccia atomica è dietro l’angolo.

Di fronte all’insostenibilità di un modello produttivo che divora il presente distruggendo il futuro, come organizzazione giovanile comunista sentiamo l’urgenza di costruire azione pratica contro il nuclearismo, cogliendo l’eredità delle lotte passate che hanno bandito l’industria nucleare dall’Italia ed agendo in fretta, a ridosso delle decisioni istituzionali. Per fare questo, avremo bisogno di tutte quelle forze intellettuali, sociali e politiche fondamentali per lottare contro la deriva ecocida e guerrafondaia a cui questo sistema ci sta portando: la manifestazione a Caorso di fine maggio è un passo importante in questa direzione.