CON LA PALESTINA FINO ALLA VITTORIA! intensificare la solidarietà, mobilitarsi, denunciare gli accordi con le università israeliane
Il prossimo 9 marzo il premier israeliano Netanyahu, colpevole dei crimini contro l’umanità di apartheid contro il popolo palestinese, sarà in viaggio ufficiale a Roma per incontrare la Meloni e sviluppare piani di cooperazione scientifica e tecnologica strategici tra I loro governi, come ha già fatto con Macron e in Giordania. Nelle prossime settimane, inoltre, verrà ricambiata la visita dal ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, in Israele.
Si va rafforzando, dunque, il rapporto strategico tra il nostro paese e il regime sionista, come dimostrano i dati che nell’ultimo anno attestano una forte crescita sia delle esportazioni verso Israele (+15%) che delle importazioni (+42%) rispetto agli anni precedenti. Questo legame con l’apartheid israeliano investe anche l’ambito dell’alta formazione e della ricerca su diversi settori tra cui spicca l’high tech.
Un esempio di questi nuovi progetti di cooperazione e sviluppo economico è il nuovo piano varato dalla Leonardo spa che mira a costruire rapporti strutturali con ecosistemi di Innovazione nei paesi capaci di contribuire al piano strategico “Be Tomorrow 2030” che mira a rafforzare il posizionamento competitivo del gruppo, e Israele è una partner strategica per quanto riguarda l’Innovazione.
Si può contare infatti su oltre settemila start up, 428 fondi di venture capital, più di cento acceleratori, 37 incubatori, quasi cinquecento centri di ricerca e sviluppo di multinazionali, 17 programmi di Transfer of technology, nove università pubbliche 30 mila studenti e migliaia di ricercatori.
L’accordo con Ramot che è il technology transfer office dell’università di Tel Aviv, si focalizza su progetti di ricerca come il cyber, il quantum, i materiali avanzati, i sistemi di guida autonoma, e si parla già dell’apertura di un Leonardo Lab in Israele.
Ma stringere la mano a un criminale al capo di un regime di apartheid razzista e criminale non crea problemi all’Italia. La barbarie del modello capitalista vede il suo modello più avanzato nel regime di apartheid israeliano, che continua impunito a perpetrare i suoi crimini appoggiato e finanziato dai governi occidentali. Combattere contro Israele vuol dire quindi individuarne il ruolo di garante degli interessi occidentali in Medio Oriente, e la nostra responsabilità di inceppare questi meccanismi lottando contro il nostro imperialismo, così come abbiamo fatto il 25 a Genova al fianco dei portuali.
Il nuovo governo di Netanyahu, dominato da ultranazionalisti che hanno spinto per la linea dura contro la resistenza palestinese, ha presentato un disegno di legge che legalizzerà la pena di morte contro i palestinesi accusati di “terrorismo” che ha superato un’udienza preliminare alla Knesset mercoledì, primo passo verso la sua introduzione. Il disegno di legge è stato approvato con 55 voti favorevoli e 9 contrari, con la maggioranza dei legislatori dell’opposizione, guidati dall’ex Primo Ministro Yair Lapid, assenti al voto per protesta, perché il disegno di legge sarebbe contrario alle leggi fondamentali di Israele.
Il provvedimento prevede la morte per chiunque uccida un cittadino israeliano “con lo scopo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua patria”.
Una misura evidentemente indirizzata contro la resistenza palestinese e che formalizza soltanto quella che quotidianamente con le pratiche di “shoot to kill” viene usata contro chi cerca di alzare la voce contro il regime di apartheid.
Inoltre si aggiunge la proposta per cui chiunque sia anche solo sospettato di Terrorismo vedrà un aggravarsi dei processi (già processi-farsa, due sistemi legali differenti e basati sulla razza: un esempio sono i processi tenuti esclusivamente in ebraico contro imputati palestinesi di lingua araba e quasi sempre in assenza di capi di accusa e sulla base di sospetti) e verrà introdotta la possibilità di espulsione dal territorio della Cisgiordania con trasferimento forzato nella striscia di Gaza: la prigione a cielo aperto più grande del mondo. Si apre una pesantissima stagione di caccia alle streghe fortemente razzista e nazionalista nel tentativo di stroncare la forte e inarrestabile resistenza palestinese.
Il fascismo sionista oggi si scaglia contro i palestinesi ma ben presto si scaglierà anche contro i manifestanti nelle strade, che negli ultimi giorni stanno protestando contro il governo.
L’annuncio del nuovo disegno di legge è arrivato nello stesso giorno in cui Centinaia di coloni israeliani, affiancati da soldati, hanno attaccato le aree palestinesi vicino a Nablus (Huwara è stato il villaggio più colpito) dopo che due coloni israeliani erano rimasti uccisi in uno scontro a fuoco all’inizio della giornata. In quella che hanno chiamato “marcia della vendetta” quasi 500 coloni israeliano ha messo a ferro e fuoco edici e automobili, ammazzando a sangue freddo per lo meno un palestinese e facendo quasi 400 feriti.
“In questo giorno difficile in cui due cittadini israeliani sono stati uccisi in un attacco terroristico palestinese, non c’è niente di più simbolico che approvare una legge sulla pena di morte per i terroristi”, ha dichiarato domenica Netanyahu, Pena di morte che in Israele è stata utilizzata solo due volte in 75 anni, una delle quali per giustiziare il genio nazista Adolf Eichmann nel 1962.
La risposta della UE a tutto questo? La decisione di equiparare qualsiasi denuncia dell’apartheid israeliano all’antisemitismo, ribadendo così il doppio standard dell’Occidente, che difende e tutela solo gli interessi del blocco euroatlantico appoggiando e sovvenzionando anche regimi di apartheid come quello israeliano.
La pulizia etnica palestinese è portata avanti infatti anche grazie all’aiuto e agli investimenti della nostra industria militare, il cui traffico di armi passa dai porti italiani per arrivare poi nei luoghi di conflitto (come Yemen, Palestina) nonché dalla collusione con il mondo della formazione italiano, tramite accordi di ricerca e sviluppo di conoscenze dual use all’interno degli atenei, con forti investimenti strategici da parte di industrie come la Leonardo spa.
La situazione inedita di forte resistenza palestinese sta portando a un escalation nel territorio palestinese di conflitto diretto e fase finale di perfezionamento dell’apartheid.
Dal 9 agosto con l’uccisione di Ibrahim Al Nabulsi, eroe della resistenza di Nablus, non si sono mai fermati i raid nelle città palestinesi, soprattutto nell’area di Nablus, Jenin e Tulqarem, roccaforti della resistenza palestinese. In risposta alla capillare pulizia etnica portata avanti dal regime di apartheid israeliano si è riattivata una nuova forte ondata di resistenza (armata e non) nell’intera Cisgiordania.
I protagonisti sono le nuove, giovanissime (i combattenti hanno tra i 14 e 24 anni), generazioni di palestinesi nati e cresciuti dopo la vana promessa della soluzione dei due stati, sono i giovani che tentano a tutti i costi di difendere le loro città e i loro quartieri dai raid israeliani dell’esercito e dagli assalti dei coloni, in una guerriglia di logoramento dell’esercito israeliano che vede lottare fianco a fianco militanti di diverse fazioni, che piangono e commemorano gli stessi martiri, in un estremo tentativo di resistenza contro un unico oppressore dimostrando al mondo cosa significhi lottare per il diritto all’esistenza. Quando il monopolio della violenza, delle armi, della stampa, delle conoscenze sono in mano a multinazionali, a industrie che tutelano solo i propri interessi la lotta dei popoli diventa necessità, per sferrare un attacco a un modello che mostra tutte le sue contraddizioni. A questa nuova inedita intifada popolare Israele ha risposto con l’operazione “Break the wave” che da agosto cerca di stroncare l’opposizione palestinese accanendosi in particolare contro i campi profughi e l’area del nord della Cisgiordania dove si trovano i gruppi di resistenza armata come il Lion’s Den o le brigate di Jenin.
Le incursioni hanno portato al più alto numero di morti in Palestina nel 2022, e hanno già fatto più di 60 vittime nei soli due mesi del 2023. A meno di un mese dal massacro commesso a Jenin le forze d’occupazione sioniste, hanno fatto irruzione la scorsa settimana, a Nablus (nel nord della Cisgiordania) ammazzando 12 palestinesi e facendo più di 100 feriti (più centinaia di persone intossicate dai gas lacrimogeni e molti feriti gravi perché sistematicamente l’esercito israeliano colpisce nei raid ambulanze e ospedali per rendere impossibili o inefficaci i soccorsi ai feriti palestinesi). Il raid, portato avanti con più di 60 carri armati ha colpito con missili anticarro gli edifici della città, ma non è altro che la quotidianità di una Cisgiordania afflitta dall’apartheid, così come i bombardamenti su Gaza del giorno successivo.
Come organizzazione giovanile comunista intensificheremo la nostra attività di denuncia nei nostri atenei sul tema, data anche la sempre maggiore investimenti di cooperazione tra la partner strategica israeliana e gli atenei italiani. L’università deve tornare ad essere il luogo di formazione, crescita umana e emancipazione degli studenti, non uno strumento piegato agli interessi del mercato e dell’imperialismo dalle mani sporche del sangue di tanti palestinesi. Intensificheremo anche le iniziative di solidarietà verso il popolo palestinese in lotta, contro l’imperialismo, contro l’apartheid israeliana, per la pace e il socialismo:
CON LA PALESTINA FINO ALLA VITTORIA!