DL1660: STATO DI POLIZIA. SENZA CONFLITTO NON C’È DEMOCRAZIA!
Il governo Meloni, dopo l’approvazione alla Camera, si appresta alla discussione in Senato del nuovo disegno di legge 1660 sulla sicurezza a firma Piantedosi, Nordio, Crosetto.
L’approvazione di questo decreto segna un punto significativo di svolta in quella che è negli anni una tenedenza sempre più marcata alla criminalizzazione del dissenso e delle lotte sociali, politiche e sindacali.Il nuovo pacchetto sicurezza prevede infatti un aumento spropositato delle pene e l’introduzione di nuovi reati per quanto riguarda le pratiche di lotta su tutti i versanti, dalle scuole ai posti di lavoro, dalla lotta per il diritto all’abitare a quella ambientale fino a quella dei migranti e dei detenuti nelle carceri e nei CPR, riducendo nuovamente l’opposizione sociale a una questione di ordine pubblico.
Si tratta di una logica penale capace di essere attribuita a reati e situazioni molto diverse tra loro, ma che allo stesso tempo individua dei campi di intervento precisi.
A partire dall’inasprimento delle misure repressive per le occupazioni abitative e ogni forma di solidarietà come i picchetti antisfratto, la sanzione penale per il reato di blocco stradale (anche non violento e con resistenza passiva) minando alle lotte ambientali e al sindacalismo conflittuale, l’inserimento di aggravanti per resistenza a pubblico ufficiale in vari casi, ad esempio se il reato è commesso al fine di impedire un’opera pubblica o un’infrastruttura strategica come il TAV ecc.., l’estensione del daspo urbano con allontanamento fino a 48 ore da zone interessate da manifestazioni, misure restrittive per i migranti favorendone la marginalità , significativi aumenti delle pene ai detenuti in carcere o nei cpr in caso di rivolte o resistenza (anche passiva) all’esecuzione degli ordini, questi sono solo alcuni dei provvedimenti che saranno in vigore in caso di approvazione del decreto,per uno Stato sempre più di polizia che mira a spegnere,perimetrare e controllare ogni forma di dissenso.
Oltre a colpire in maniera mirata chi si organizza e chi lotta, verranno messi in campo dispositivi che conferiscono ulteriori poteri e tutele alle forze dell’ordine come l’esclusione delle circostanze aggravanti in caso di resistenza a pubblico ufficiale o l’autorizzazione a portare con sè armi senza alcun tipo di licenza.
Questa operazione del governo si verifica in un contesto di crescente tendenza alla guerra e di peggioramento costante delle condizioni materiali, in cui la stessa necessità delle classi dirigenti di far percepire un clima securitario e gestire la situazione del fronte interno con il bastone,deriva da una situazione sociale ed economica del paese devastata dalle politiche scellerate e guerrafondaie dei governi che si sono susseguiti e che incapaci di avanzare soluzioni politiche alla miseria in cui versa questo paese ora più che mai ricorrono alla repressione per mantenere la tenuta ferrea del fronte interno davanti al rischio dell’esplosione della pentola a pressione sociale.
Questo ennesimo attacco non piove di certo dal cielo, si tratta infatti di un pacchetto sicurezza che trova il suo retroterra, sia del punto di vista dei contenuti politici sia nell’aspetto giuridico, nei decreti Minniti e Salvini che hanno segnato un salto qualitativo in campo di repressione. Basti pensare ai decreti che si sono susseguiti dal 2017 in poi in materia di immigrazione e sicurezza urbana, dispositivi e provvedimenti che hanno sempre di più sdoganato il binomio migranti-sicurezza oltre ad un aumento delle pene sulla questione del decoro urbano e il pugno di ferro sulle lotte politiche e sociali, ma anche per quanto riguarda la lotta per la casa e gli sgomberi.
I precedenti che hanno aperto la pista a questo decreto sono quindi originati da quegli stessi governi di centrosinistra che oggi decantano l’opposizione, gli stessi che al momento del voto in aula su 160 parlamentari si sono presentati solo in 91, con PD e 5 stelle che hanno presentato una richiesta al governo per l’aumento della spesa per l’assunzione di nuovi agenti di polizia e guardie penitenziarie.
La sedicente opposizione è composta perciò dai responsabili materiali di quelle misure e quei decreti che permettono oggi con il loro humus di attuare un’ulteriore stretta repressiva con il ddl 1660.
Sappiamo che questo ennesimo irrigidimento sul piano giudiziario mina le lotte in cui come studenti siamo sempre stati in prima linea nelle scuole, nelle università nelle piazze e nelle strade, contro chi devasta, distrugge e affama e al fianco di chi resiste alle barbarie di questo modello,per una stortura sempe più antidemocratica,che non va solo a chiudere i margini dell’espressione del dissenso, ma pure quelli di semplice pratica politica.
Per questo ci opporremo con forza a questo decreto e al governo della guerra e della repressione:senza conflitto non ci può essere democrazia!
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