LA MEMORIA È UN CAMPO DI BATTAGLIA, MAI PIU’ GENOCIDI!

80 anni dalla liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa 27 Gennaio 1945 – 2025

Il 27 gennaio di 80 anni fa le truppe dell’Armata Rossa liberavano il campo di concentramento di Auschwitz, ponendo fine alla Shoah e mostrando inequivocabilmente a tutto il mondo la mostruosità del regime nazista. Dal 2005 la data viene celebrata dall’ONU come Giorno della Memoria per ricordare l’orrore del genocidio del popolo ebraico e dello sterminio sistematico di milioni di persone considerate “subumane” come anche le popolazioni Rom, Sinti, omosessuali e prigionieri politici fra cui tanti comunisti.

A 80 anni da quel 27 gennaio del 1945 siamo però di fronte ad un nuovo genocidio, segno che la memoria come concetto astratto non può bastare a modificare la Storia e il suo corso. Il genocidio portato avanti in Palestina ad opera dello stato sionista di Israele ci testimonia come ci sia ancora bisogno di vigilare su chi, come e cosa verrà ricordato nel Giorno della Memoria.

Nel contesto attuale di crisi internazionale, guerra e ritorno delle ideologie reazionarie, la memoria diventa infatti un campo di battaglia centrale per riportare la verità in superficie e smascherare le operazioni messe in campo dal nemico di classe, a partire dallo specifico apparato ideologico di stato che è l’istituzione scolastica. Per questo motivo, l’organizzazione studentesca OSA ha lanciato una giornata di agitazione in tutte le scuole del Paese. L’appello lanciato agli studenti a non cadere nella trappola del ministro Valditara – ormai divenuto tristemente famoso per le sue uscite reazionarie – cade inoltre a due giorni dalle mobilitazioni di sabato 25 gennaio contro il sionismo e il genocidio in Palestina che ci vedranno protagonisti nelle piazze di tutto il Paese.

In primis crediamo sia importante ricordare chi ha sconfitto il nazifascismo in Europa poiché, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, le classi dirigenti occidentali si sono gettate in un’operazione di revisionismo storico volta a ridimensionare il ruolo dell’Unione Sovietica e dell’Armata Rossa nella liberazione.

Ma non è tutto: nel corso del tempo si è anche cercato di raffigurare l’Unione Sovietica e la Germania Nazista come due facce della stessa medaglia, ricorrendo alla categoria astratta di “totalitarismo”. Dopo che nel 2019, una risoluzione approvata dall’Unione Europea ha equiparato il nazismo al comunismo, rendendo possibili le recenti dichiarazioni della leader del partito di estrema destra tedesco Afd, secondo cui “Hitler era comunista”, ieri 23 gennaio il Parlamento Europeo ha discusso un’altra risoluzione che vieta l’uso di simboli legati al comunismo in tutta l’UE.

Questa operazione ideologica, condotta dalle classi dominanti nostrane, é una chiara mistificazione storica volta a sdoganare il fascismo e il nazismo in Europa in una fase di crisi, come si vede dall’accettazione e dal supporto attivo della presenza di forze neofasciste nei contesti istituzionali e paraistituzionali, in ultimo l’esaltazione e il finanziamento del Battaglione Azov in Ucraina. Non a caso, infine, tra i banchi di scuola e le aule universitarie è sempre più raro sentir parlare del nazifascismo come risposta autoritaria alla crisi del capitale, alla forza del movimento di classe di inizio ‘900 e alla possibilità concreta di una rivoluzione socialista in Europa sull’esempio della rivoluzione sovietica.

Non possiamo poi dimenticare il legame storico che esiste tra le avventure coloniali degli stati europei e il razzismo, tra imperialismo odierno e l’ideologia della superiorità del “mondo libero”: la storia dell’Occidente è storia di segregazione, di internamento e di annientamento fisico e morale delle popolazioni colonizzate considerate “incivili” e addirittura biologicamente inferiori come nel razzismo “scientifico” nazista.

I campi di concentramento nazisti – ben presto trasformati in veri e propri campi di sterminio – non erano una situazione oscura alle classi dirigenti di tutta l’Europa che, di fronte al pericolo dell’espansioni del comunismo dall’unione Sovietica, vedranno nella Germania Nazista, come anche nell’Italia di Mussolini, un baluardo di difesa dal pericolo rosso e un esempio di come reprimere le forze dell’Internazionale.

Quando poi iniziano le leggi razziali, non un paese occidentale batte ciglio. Non ci stupisce quindi, oggi come allora, l’atteggiamento delle classi dirigenti occidentali: l’imperialismo vive di guerra, sterminio, sopraffazione e razzismo.

La ricorrenza degli 80 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz cade nel contesto di genocidio portato avanti in Palestina, un fatto che ci costringe ad una nuova mobilitazione per non lasciare il Giorno della Memoria alle lobby sioniste del paese e ai partiti politici da esse sovvenzionati – praticamente tutti – che proveranno a farne una giornata per riconfermare nel dibattito pubblico la vittimizzazione dello stato di Israele e l’appoggio incondizionato del nostro paese alle sue aspirazioni coloniali. Già l’anno scorso, infatti, la giornata della memoria è stato un momento di forte tensioni dove di tutto è stato fatto per rafforzare la narrazione falsa circa l’antisemitismo di chi si batte per la Palestina libera.

Nelle piazze, nelle scuole e nelle università ribadiremo ancora una volta che la liberazione dal nazifascismo fu lotta per una società diversa e che, oggi come allora, ricordare significa innanzitutto battersi affinché l’umanità si liberi dal giogo dell’imperialismo, del razzismo e della guerra. Mai più genocidi!