UNIBA: PROGRAMMA DI LOTTA ELEZIONI STUDENTESCHE 2025

CAMBIARE L’UNIVERSITÀ, CONQUISTARE UN FUTURO!
Programma di lotta di Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista per le elezioni delle rappresentanze studentesche all’Università Aldo Moro di Bari per il biennio 2025-2027
DALLE MOBILITAZIONI…
Dopo anni in cui sembrava impossibile mettere in discussione il pessimo funzionamento delle università nel nostro paese, negli ultimi anni sono tanti gli studenti e le studentesse che hanno deciso di organizzarsi e denunciare il modello
universitario e sociale in cui viviamo. In particolare, all’Università di Bari come Cambiare Rotta abbiamo sostenuto e contribuito direttamente a tante mobilitazioni, tra le più note sicuramente il primo movimento delle tende contro il
caro affitti in cui studenti fuori sede, pendolari e non solo hanno messo al centro il forte legame tra il diritto allo studio e il diritto all’abitare arrivando con le tende in decine di atenei e fin sotto la sede del Ministero dell’Università. Ancor più eclatanti, lo scorso anno, le mobilitazioni contro la guerra e il genocidio in Palestina hanno sollevato il grande problema del legame dell’università e della ricerca con l’industria bellica e l’apparato ideologico militare e quindi la natura sociale, e l’etica che il mondo della formazione dovrebbe avere. All’Università di Bari, dopo mesi di mobilitazione, abbiamo ottenuto due importanti risultati: il rettore Bronzini si è dimesso dalla fondazione Med-Or, collegata a Leonardo S.p.A., ed è stata sospesal’adesione al bando MAECI per la cooperazione accademica tra Italia e Israele. Accanto a queste vittorie, sono numerose le iniziative di confronto e i percorsi di mobilitazione che abbiamo costruito: contro il sovraffollamento delle aule, per il potenziamento delle biblioteche, per l’attivazione di corsi serali rivolti agli studenti lavoratori, e contro le molestie, i ricatti e gli abusi, in particolare nel dipartimento di Giurisprudenza, dove ci siamo mobilitati in seguito alla notizia di un caso di molestie da parte di un professore. Come Cambiare Rotta stiamo costruendo, da anni,
un’alternativa che risponda alle esigenze reali di tutti con una forte base di solidarietà e che tenga al centro l’organizzazione e il conflitto, perché senza di questi nessuna buona rappresentanza potrà ottenere dei risultati.
…ALLA RAPPRESENTANZA
Le mobilitazioni degli ultimi anni infatti hanno fatto emergere anche altro: la mancanza di una rappresentanza universitaria che svolga realmente la sua funzione. Tra clientelismo e carrierismo, la rappresentanza si è trasformata da quello che doveva essere un meccanismo di partecipazione degli studenti in uno strumento utilizzato da pochi, a discapito degli altri.
Noi crediamo in una rappresentanza che si faccia megafono delle lotte degli studenti e che punti a favorire una maggiore partecipazione di tutta la comunità studentesca alle attività e alle decisioni dell’ateneo che hanno un impatto diretto
sul nostro futuro, in ogni corso di studi, dipartimento e facoltà e anche per questo coglieremo la sfida della rappresentanza anche a livello nazionale a maggio per le elezioni del CNSU! Per noi la rappresentanza deve essere:
- Un megafono delle lotte degli studenti, uno strumento per dare voce alle rivendicazioni, portare conflitto all’interno delle istituzioni accademiche e costruire spazi reali di partecipazione e cambiamento. Ogni lotta, anche la più vertenziale, è altamente politica ed è un passo avanti nel costruire una nuova università in una nuova società.
- Una rappresentanza di rottura, lontana dalle logiche carrieriste di chi siede negli organi per carriera personale o per metterlo nel curriculum. Nel corso degli anni le varie rappresentanze studentesche, una volta elette all’interno degli organi, hanno assunto un ruolo che si sveste completamente di ogni connotato politico. Essere rappresentanti significa denunciare che i problemi legati all’università hanno una matrice politica perché figlia di scelte politiche che si sono succedute.
- Una rappresentanza partecipativa, costruita dal basso, che non si limiti a fare da tramite tra le decisioni prese negli organi e il resto della comunità studentesca, ma che porti dentro quegli spazi le istanze reali, i bisogni e le lotte di chi l’università la vive ogni giorno. Una rappresentanza che agisca insieme agli studenti e non al posto loro. All’interno degli organi di Ateneo il peso della componente studentesca è molto ridotto, quindi, difficilmente è possibile spostare realmente gli equilibri. Dobbiamo sfatare “il mito della delega” di cui i rappresentanti sono investiti:
pensare che basti eleggere qualcuno per risolvere problemi strutturali è un’illusione. È necessario costruire una forza collettiva più ampia, attraverso la partecipazione attiva alle lotte reali. In questo senso, la rappresentanza non deve essere separata dalle mobilitazioni, ma esserne una delle espressioni più forti, portando le istanze degli studenti dentro l’università e rafforzando il conflitto.
CAMBIARE L’UNIVERSITÀ
Oggi non si può più parlare semplicemente di una riforma universitaria, come sta tentando di fare l’attuale Ministra dell’Università Bernini; è necessario un cambiamento radicale del modello universitario che conosciamo. Questo cambiamento dovrebbe mettere al centro la dimensione sociale che l’università e la ricerca dovrebbero incarnare: emancipazione, progresso sociale e la costruzione di un’alternativa alla realtà attuale. L’università e la ricerca sono state
trasformate negli ultimi decenni in strumenti che rispondono a logiche di aziendalizzazione e privatizzazione, mirando a formare lavoratori precari e sfruttati, alimentare l’innovazione tecnologica al servizio degli interessi privati e industriali, e a
fungere da spazi ideologici per imporre un’unica visione del mondo. Negli ultimi trent’anni, a causa delle politiche europee riguardanti l’ambito dell’istruzione, l’università ha subito delle profonde trasformazioni. Al centro di questo cambiamento c’è l’idea che la formazione sia un campo altamente strategico e che, per competere meglio, sia più vantaggioso finanziare pochi poli di eccellenza legati a doppio filo con le imprese del territorio da vantaggiosi accordi di ricerca, piuttosto che tutti gli atenei in modo proporzionale alle necessità che questi possono avere per migliorare la qualità dei propri servizi e della propria didattica. Su questo principio si fonda la cosiddetta autonomia universitaria introdotta negli anni Novanta e che nei fatti ha sollevato lo Stato dal suo ruolo di garante di una scuola pubblica e accessibile a ogni grado, trasformando molte delle nostre università, meno prestigiose, in “diplomifici”. Il risultato, anche di fronte ai cospicui tagli all’istruzione (soprattutto dalla crisi del 2008 in avanti), è stato che gli atenei si sono trovati a competere fra di loro nel tentativo di essere più attrattivi, trasformandosi in vere e proprie fondazioni, inseguendo la ripartizione premiale dettata dall’ANVUR per non soccombere e chiudere, come avvenuto soprattutto nel Sud Italia. In questo contesto, l’università non può più rimanere un semplice strumento di formazione tecnica, ma deve tornare a essere un luogo di sviluppo culturale, scientifico e sociale che risponda ai bisogni collettivi piuttosto che alle logiche di mercato.
CONQUISTARE UN FUTURO!
Negli ultimi decenni, diversi eventi hanno contribuito a un netto peggioramento delle condizioni economiche, sociali e politiche in cui ci troviamo a vivere. La precarietà lavorativa, l’alto tasso di disoccupazione, il progressivo impoverimento
delle famiglie e il continuo scoppio di nuovi conflitti – con il coinvolgimento diretto dell’Italia – hanno fatto aumentare drasticamente il costo della vita e degli studi. Questo ha reso il percorso formativo sempre più costoso e difficile da sostenere, mentre il titolo di laurea, ormai, non è più una garanzia di stabilità o miglioramento lavorativo.
Eppure, nonostante questo quadro, continua a essere diffusa – in quasi tutti i corsi di studi – una retorica secondo cui “basta impegnarsi”, “se lo meritiamo, ce la faremo”, alimentando aspettative che spesso vengono smentite dai fatti. I fatti di un Governo che, in linea con le direttive dell’Unione Europea e in continuità con le scelte dei governi tecnici e di centro-sinistra, continua a tagliare i fondi per il diritto allo studio, a promuovere la precarietà in ambito accademico e lavorativo, a
sostenere l’invio di armi e la partecipazione ai conflitti. Ne è un esempio il taglio di 500 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario per l’università, con una sottrazione di 15 milioni solo all’Università di Bari.
Allo stesso tempo, l’Unione Europea ha stanziato ben 800 miliardi di euro per il progetto Rearm Europe, destinando risorse enormi alla militarizzazione invece che al welfare, alla formazione o al lavoro. In questo contesto, è chiaro che il futuro non
sarà qualcosa di garantito, ma qualcosa da costruire e conquistare. Un futuro diverso, dove le relazioni tra i popoli si basino sulla solidarietà e non sulla guerra; dove la conoscenza sia un mezzo di liberazione e benessere collettivo, e non uno
strumento per il profitto delle grandi aziende; dove ognuno possa avere un lavoro dignitoso, una casa e la possibilità concreta di formarsi gratuitamente e senza ostacoli economici.
Per questo, per portare le mobilitazioni dentro agli organi, per una nuova
rappresentanza, per partecipare alla costruzione di un’alternativa:
IL 14 E 15 MAGGIO VOTA CAMBIARE ROTTA!