NON RINUNCIARE AL FUTURO: ORGANIZZATI E LOTTA PER CAMBIARE L’UNIVERSITA’!
Siamo gli studenti che non si vogliono arrendere di fronte al futuro che la nostra classe politica ha in serbo per noi: un futuro fatto di precarietà, sfruttamento, guerra e collasso ambientale. Per questo abbiamo deciso di organizzarci a partire dai nostri luoghi di studio, le università, che negli anni abbiamo reso il nostro campo di battaglia: riappropriarci del nostro diritto allo studio, combattere la militarizzazione del sapere, costruire l’alternativa a partire dalle nostre aule. In poche parole: cambiare l’università per conquistare un futuro! Attivati e organizzati insieme a noi!
Studiare ai tempi dell’università-azienda
Un nuovo anno accademico è alle porte e migliaia di studenti stanno già affrontando i primi problemi di questo modello universitario. Su tutti le matricole di Medicina con il semestre-filtro per le quali la selezione è stata semplicemente rimandata di un semestre, che assume le sembianze degli hunger games, tra competizione sfrenata e cattiva gestione. A questi si aggiungono le migliaia di studenti in difficoltà nel trovare una soluzione abitativa, strozzati dai costi proibitivi degli affitti da un lato e dalla mancanza di alloggi pubblici. Non aiuta, poi, la penuria di borse di studio che obbliga una percentuale sempre più elevata di giovani a lavorare in condizioni discutibili per sostenersi. Tutti questi problemi non hanno un carattere accidentale, bensì sono la conseguenza di precise scelte politiche: piegare la formazione alle esigenze del mercato a suon di austerità, tagli, privatizzazioni e aziendalizzazione. L’attuale Ministra Bernini, da noi rinominata ministra somaro, con il taglio al Fondo di Finanziamento Ordinario e il pian di riforma complessiva, ha scelto di proseguire un sentiero già tracciato dai governi precedenti di ogni colore.
Passare al contrattacco: da terreno strategico del nemico a nostro campo di battaglia
Per questa ragione, come studenti nati e cresciuti nella crisi, abbiamo in questi anni individuato nell’università il nostro campo di battaglia privilegiato: l’università, infatti, perfettamente integrata nei processi produttivi europei tramite la messa a valore della conoscenza, ricopre un ruolo strategico nella riproduzione ideologica e materiale dell’imperialismo e delle sue contraddizioni materiali, sociali e culturali. Insomma, lungi dall’essere, come vorrebbero farci credere, una torre d’avorio, culla del sapere libero e disinteressato, l’università costituisce per la nostra classe dirigente un terreno altamente strategico: è in questo senso che abbiamo colto la sfida di costruire l’alternativa proprio a partire dai nostri luoghi di studio, aprendo le contraddizioni che in questi anni sono andate manifestandosi, in particolare a fronte della crisi in cui versa l’Occidente guerrafondaio che, mentre si riarma, semina miseria, sfruttamento, collasso climatico e crisi di prospettive.
Il diritto allo studio lo conquistiamo con la lotta
Così, mentre l’università pubblica italiana, per adeguarsi alle esigenze qualitative e quantitative del mercato, ha negli anni espulso una fascia sempre più ampia di giovani dalla formazione terziaria (l’Italia è al secondo posto in Europa nella classifica dei paesi con il minor numero percentuale di laureati), abbiamo individuato nel diritto allo studio un terreno da aggredire tramite il conflitto e l’organizzazione. Ci siamo mobilitati quindi per le borse di studio e le mense. Siamo stati protagonisti delle tendate contro il caroaffitti di qualche anno fa perché il diritto alla casa è parte fondamentale del diritto allo studio. Anche all’interno delle residenze universitarie ci siamo organizzati per denunciare la condizione di ricatto, incuria e disagio in cui versano centinaia di studenti, riuscendo ad aprire tavoli di confronto con gli enti regionali per il diritto allo studio.
Tagli e riforma Bernini: è allarme rosso!
Nell’ultimo anno ci siamo mobilitati contro i tagli e la riforma Bernini: in gioco non c’è unicamente il ridimensionamento del settore universitario, bensì un’ulteriore accelerazione nei processi di subordinazione dell’università e della ricerca alle esigenze del mercato e della nostra classe politica. Abbiamo quindi deciso di lanciare l’allarme rosso! Il 4 aprile abbiamo così scioperato con tutto il mondo della formazione, puntando il dito contro i diretti responsabili di questo disegno: l’Unione Europea e tutta la sua classe dirigente, pronta a spendere 800 miliardi per il piano di riarmo. Alla Sapienza, inoltre, siamo riusciti, attraverso l’occupazione del tetto della facoltà, a ottenere l’avvio del corso magistrale in Filosofia AI, che si era deciso di chiudere, con un rimpallo di responsabilità tra Governance, facoltà e Ministero, lasciando senza futuro decine di studenti.
Ricatto, abusi e violenze: non vittime ma rivoluzionarie
Ci siamo mobilitati contro le logiche di competizione e arrivismo di questo modello universitario: la condizione di ricattabilità che si viene a creare è alla base degli abusi e delle violenze che dilagano negli atenei. A Genova, dove un docente ha diffuso foto modificate di alcune sue studentesse, che erano state spogliate tramite l’AI, rifiutando il ruolo di vittime a cui vorrebbero relegarci, ci siamo mobilitati sin da subito, denunciando questo modello universitario e, dopo esserci incatenati, siamo riusciti a ottenere l’apertura di un CAV dentro all’università, come primo strumento essenziale per prevenire questi episodi.
Contro la militarizzazione dell’università: noi non ci arruoliamo
Siamo stati in prima linea, poi, nell’ondata di mobilitazioni che ha travolto le università di questo paese in solidarietà al popolo palestinese e contro lo stato terrorista di Israele. Tramite tendate, incatenamenti e scioperi della fame, siamo riusciti a strappare importanti vittorie sul piano del boicottaggio accademico. La centralità della tenuta ideologica, dello sviluppo di conoscenza applicata e dell’avanzamento tecnologico come strumenti nella competizione internazionale hanno fatto dei nostri atenei dei luoghi centrali per l’imperialismo di casa nostra: accordi di ricerca e di mobilità internazionale con lo stato sionista di Israele, accordi con il complesso militare-industriale e collaborazione con istituzioni belliche quali la NATO o Esercito dimostrano un processo di militarizzazione dell’università. Noi però non ci arruoliamo e non vogliamo essere complici del genocidio del popolo palestinese: attraverso la mobilitazione, insieme alla comunità accademica tutta, siamo così riusciti a bloccare il Bando Maeci di cooperazione Italia-Israele a Torino, Bari e Pisa, a far prendere posizione a diversi atenei, a interrompere le collaborazioni con le istituzioni e le università israeliane in diverse università del paese e a liberare i nostri atenei da iniziative di propaganda guerrafondaia o sionista.
CNSU 2025: sfida vinta. Costruiamo una nuova rappresentanza
Attraverso un lavoro di prossimità fatto nelle aule di tutte le facoltà, abbiamo quindi rimesso al centro una proposta politica basata sull’organizzazione, la solidarietà e il conflitto e siamo riusciti a crescere in diverse città di questo paese: su questa base abbiamo scelto di affrontare la sfida elettorale sia a livello locale sia a livello nazionale con le elezioni del CNSU 2025. Vogliamo costruire una nuova rappresentanza universitaria che opponga al carrierismo e alla concertazione la necessità di utilizzare questo strumento come megafono delle lotte e opportunità per aprire ulteriori spazi di conflitto, mentre l’agibilità democratica nei nostri atenei va sempre più restringendosi. Gli ottimi risultati ottenuti (prima lista comunista in tutto il paese, elezione di nostri candidati in moltissimi organi periferici e ingresso in alcuni organi centrali, come il Senato Accademico di UniGe e il CdS di UniBo) dimostrano che abbiamo colto un’esigenza diffusa nel corpo studentesco.
Non un passo indietro: verso una nuova stagione di lotte
I comunisti, dunque, sono sbarcati in università, con una proposta seria e credibile, a cui vogliamo garantire crescita e continuità: ma siccome le promesse non bastano, siamo passati subito ai fatti. Così, mentre l’anno accademico è in procinto di iniziare, già siamo in mobilitazione permanente per costruire nelle università gli equipaggi di terra della Global Sumud Flotilla: raccogliendo l’esempio dei portuali di Genova anche nelle università siamo pronti a bloccare tutto e a costruire lo sciopero generale al fianco della più grande missione civile della storia contemporanea, contro il terrorismo sionista. Continueremo a batterci per riprenderci il diritto allo studio, in un anno in cui verranno a scadere i finanziamenti del PNRR, e proseguiremo l’opposizione ai piani della Bernini sull’università!
Per una proposta autonoma e indipendente
Come studenti universitari, quindi, insieme a forze sociali e politiche combattive, mettiamo le nostre energie a disposizione della costruzione di una proposta politica autonoma e indipendente da tutta la classe politica, dalla destra al centro-sinistra, che negli ultimi 30 anni si è resa responsabile della condizione in cui oggi ci troviamo, condannati a una crisi di prospettive in cui le uniche certezze paiono essere guerra, miseria e collasso climatico.
Se anche tu vuoi unirti a noi per cambiare l’università e conquistare un futuro, cercaci, vieni a conoscerci, contattaci e organizzati insieme a noi!
