ZONA MILITARE LIBERATA – via del Parco 16 Ex- Stamoto
Portando Guerra alla Guerra, NOI RESTIAMO apre la ex-Stamoto
La ex-Stamoto si apre alla città
L’austerità in casa e la guerra alle porte: è questo il presente che ci tocca ribaltare. Lo scenario della competizione economica, industriale, commerciale, finanziaria deborda sempre più frequentemente in guerra militare, ponendo in fibrillazione gli istituti politici e militari sopravvissuti alla guerra fredda. Tutta la politica estera italiana è intrisa della scelta bellica, con una chiara responsabilità in devastazione e massacri sempre meno occultabile, con l’impegno in politiche di aggressione contro stati sovrani e popolazioni civili inermi. Ciò avviene per Israele contro la Palestina e l’Arabia Saudita contro lo Yemen, o con il sostegno agli “amici della Siria” coalizione complice degli jiadisti (contro cui combatte l’eroica resistenza curda), ma anche in Europa con il sostegno ai golpisti internamente alleati ai nazisti al potere in Ucraina e in guerra contro le autoproclamate repubbliche indipendenti ed antifasciste. Il governo ha dichiarato in pochi giorni gli obiettivi strategici della politica estera, tramite la presentazione del Libro Bianco della Difesa e del conseguente Documento Programmatico Pluriennale: raggiungere la quota del 2% del Pil da destinare al settore militare, stabilire quindi una volta per tutte lo stanziamento di circa 10 miliardi di euro per l’acquisto degli F35, confermando la tendenza dei paesi europei a destinare alle spese militari più di quanto non facciano Russia e Cina assieme. In alcune circostanze i soldi ci sono sempre ed anche i severissimi ispettori di Bruxelles sembrano “distrarsi” quando invece che di pensioni o spese sanitarie si parla di cacciabombardieri e strategie geopolitche. È il neoliberismo nella competizione globale, baby!
In questo scenario l’Unione Europea si appresta ad allargare l’anello di fuoco preparando un nuovo intervento militare in Libia. Come ci ha insegnato Wikileaks con la recentissima pubblicazione dei documenti dei servizi segreti europei impegnati nell’operazione Eunavfor, nella pianificazione dell’intervento viene particolarmente curato e segnalato l’aspetto comunicativo e della gestione mass mediatica dell’operazione. L’informazione come fattore della guerra dunque, e il metodo con cui questa informazione verrà governata, gestita e manipolata, viene inteso come un elemento importante della riuscita o meno dell’azione. Da noi, con la copertura ideologica e mediatica di combattere gli scafisti e la tratta dei migranti, il governo Renzi nasconde in primis la volontà di rafforzare gli interessi dei poteri forti italiani nel Mediterraneo e cela l’ipocrisia di una nuova “guerra umanitaria”, che occulta e copre le cause della fuga dalla guerra, dalla fame e dalla miseria di migliaia e migliaia di migranti dai loro paesi, indotte proprio dalle potenze occidentali. Un volta ancora, ci risulta insopportabile la noncuranza criminosa della politica di fronte alla tragedia quasi quotidiana degli annegamenti dei fratelli migranti dinanzi alle nostre coste. Nel nostro paese l’assunzione piena della legittimità della “guerra umanitaria” o “per l’estensione della democrazia” nell’orizzonte della maggiore forza politica di derivazione progressista, il Partito della Nazione, ha indebolito notevolmente la diffusione di analisi critiche di stimolo alla mobilitazione di massa contro la guerra, che per decenni ha rappresentato una prerogativa dei movimenti. Allora riannodare le reti della solidarietà e della denuncia conflittuale che sono attive, pur in condizioni di difficoltà, può essere un nuovo passaggio per il rilancio delle nostre pratiche volte a costruire forme organizzate autonome degli interessi popolari.
Per dire no ad una seconda guerra in Libia, alle spese militari e all’apartheid contro i migranti, mentre in tante città italiane si scenderà in piazza per contrapporsi alle parate militari del 2 giugno, liberiamo gli spazi dell’ex-Stamoto dalla polvere e dal silenzio decennali e lanciamo il progetto di costruzione della Zona Militare Liberata. Lo facciamo perché tutti e tutte insieme si possa dare forma e visibilità alle pratiche di liberazione quotidiana contro i gestori di un capitalismo in crisi, capace di portare guerra lungo i propri confini esterni e impegnato in un feroce attacco contro i propri popoli con le politiche interne di austerità e chiusura dell’agibilità democratica.
Per immaginarci quindi una risposta possibile su questi due fronti, costruiamo sin da subito altrettanti momenti di confronto:
mercoledì 3 giugno alle ore 19, Assemblea Pubblica “Immaginiamo insieme la Zona Militare Liberata”: invitiamo tutti e tutte presso la ex-Stamoto, per capire insieme come dare vita alle decine di migliaia di metri quadri di quella che vorremmo diventasse una Zona Militare Liberata in maniera orizzontale, attraversata da chi fa vivere il territorio lottando contro i gestori dell’austerity – rilanciando momenti aggregativi nel quartiere, dando forza ai movimenti per l’abitare sotto attacco in città, organizzandoci con chi già si pone su un doppio binario di critica e alternativa all’assenza di welfare e servizi;
giovedì 4 giugno alle ore 18, “Inaugurazione Sala Antimperialista Mozgovoy”: iniziamo a dare spazio a un’analisi e a un punto di vista di classe contro l’imperialismo made in UE, inaugurando la Sala Mozgovoy nel contesto di un’iniziativa di report dall’assemblea nazionale “Resistere alla Nato”, di cui siamo stati promotori nel weekend appena passato.
Campagna Noi Restiamo – Bologna