Il CSO Terzopiano continua la sua lotta
Dopo qualche giorno per riprendersi dalla stanchezza di settimane di mobilitazione, per leccarsi le ferite (fisiche) e festeggiare la vittoria della battaglia (quella degli abitanti di via Irnerio 13 che hanno ottenuto obiettivi mai così alti nelle lotte per l’abitare in città) ci sentiamo pronti a scrivere queste poche parole.
Il 3 maggio, pochi giorni fa, centinaia di persone sono state protagoniste di una grande giornata di lotta a Bologna, difendendo le Case Popolari Occupate Nelson Mandela e il Centro Studi Occupato Terzo Piano, all’interno dello stabile liberato nel 2013 da Asia-Usb Bologna e da coloro che da quelle mura partorino il progetto del primo nodo locale della campagna Noi Restiamo. Dopo un’intera giornata di resistenza sul tetto, di barricate ad ogni piano di scale, di ripetute cariche della polizia al presidio in strada, di cortei spontanei che hanno indicato le istituzioni responsabili del massacro sociale, dopo l’occupazione della chiesa di via Mascarella e un’assemblea partecipatissima anche dalle tante realtà conflittuali accorse in sostegno, nonostante la pressione dei tantissimi solidali, il Comune di Bologna è riuscito nel suo intento di liquidare quest’esperienza cittadina, che sin dalla sua nascita aveva saputo indicare una strada percorribile per le mobilitazioni politiche e sociali. Ma 18 ore di trattativa estenuante, non priva di colpi di scena, sono comunque riuscite ad aprire una breccia in quel tritacarne che è l’amministrazione felsinea.
La Triplice Intesa tra PD, Questura e Prefettura pensava forse così di poter veder scorrere i titoli di coda sui quasi tre anni di lotta comune racchiusi nelle case occupate e dentro il Terzopiano, di vita vissuta al fianco delle lotte degli abitanti organizzati, mentre parallelamente venivano ospitate le iniziative ed i progetti promossi dalla campagna Noi Restiamo e da tutti coloro che hanno voluto attraversare gli spazi di via Irnerio 13, dando forma ad una contaminazione culturale e sociale che non poteva che essere tale nel bel mezzo di un’occupazione abitativa cresciuta nel cuore della cittá. Possono anche aver spento una luce, ma il suo chiarore già da tempo aveva reso visibile la strada.
D’altronde questo era l’obiettivo convenuto con Asia-Usb sin dall’inizio: consentire un salto di qualitá al movimento per il diritto all’abitare avviatosi in cittá nel 2008, nel bel mezzo del centro-vetrina sbattere in faccia ad istituzioni complici di chi specula sulla crisi il risultato delle proprie scelte politiche, il risultato dell’accettazione supina dei diktat europei, che il volto buono di qualche assessore ipocrita non basta certamente a nascondere.
Ricomporre il blocco sociale è un obiettivo che passa anche per l’allargamento della platea dei solidali, e legittimare le lotte per la Casa di fronte agli occhi di tanti giovani e meno giovani ha costituito a Bologna – come in simili esperienze nel resto del paese – un passaggio fondamentale lungo il percorso di sedimentazione delle lotte sociali nelle nuove composizioni territoriali.
Il CSO Terzo Piano ha costituito in tal senso un’intuizione ben riuscita, l’organizzazione di uno spazio d’avvicinamento tra due piani – quello studentesco-precario e quello della lotta per l’abitare – che spesso non si toccano ma che solo incrociandosi e conoscendosi possono fare un salto di qualità.
Il CSO Terzo Piano smette ora di esistere in quanto tale, nelle varie funzioni che ha avuto in questi anni: un’aula studio (che sebbene senza riscaldamento e con la luce che a volte saltava veniva attraversata ogni giorno da centinaia di studenti), un centro d’aggregazione politica, culturale e sindacale, un punto di riferimento tanto per inquilini resistenti quanto per artisti solidali, fotografi e videomakers, musicisti, attori e scrittori… ma il CSO Terzo Piano non muore qui. Segue a vivere nelle lotte che i suoi attori principali continuano a portare avanti con determinazione e consapevolezza. E non solo. Non può e non deve essere solo uno spazio fisico il fulcro del nostro agire, quanto piuttosto il rilancio di uno spazio di contaminazione sociale che vada oltre le soggettività di partenza e che dall’incontro di due parti, quella organizzata e quella non, sappia partorirne una terza.
Con questo obiettivo le realtà politiche e le decine di solidali che non hanno fatto mancare il proprio apporto fino alla fine, hanno già avuto modo di incontrarsi in questi giorni, perché le strutture organizzate sono un elemento ad oggi imprescindibile ma non sufficiente a rappresentare l’eccedenza che in quegli spazi era ben rappresentata. A partire dalla precarietà come elemento esistenziale, al riconoscimento del dovuto sostegno reciproco che le lotte tra diverse componenti sociali della metropoli devono sapersi dare, si apre un nuovo entusiasmante capitolo per continuare ad agire uno strumento di diffusione, di condivisione, di lotta e resistenza. Con un progetto in mente, e un sogno nel cuore, il calore dello slogan “Casa, Reddito, Dignità” è più forte di prima!
Per ora quindi ribadiamo il legame di fratellanza con tutti coloro, tantissimi, che il 3 maggio hanno difeso insieme a noi le case occupate Mandela. Eravamo centinaia, e questo vuol dire che insieme in questi tre anni siamo riusciti a costruire una comunità che può pensare e agire collettivamente. Da oggi abbiamo già iniziato a scrivere nuove pagine della nostra storia comune.
E’ questa l’unica possibilità di rilancio possibile per chi voglia far vivere le aspirazioni di un mondo che oggi subisce su tutti i fronti la lotta di classe dall’alto. Anche in Emilia Romagna la tendenza è in atto ormai da tempo, e ad appoggiare l’accelerazione imposta dalla crisi e dal PD che la governa ci pensa un potere poliziesco a cui è stato sciolto qualsiasi vincolo. I fatti recenti, anche degli ultimi giorni, lo confermano senza possibilità di appello. Di fronte a tutto ciò, non vediamo scorciatoie possibili. Scendere a compromessi col potere costituito solo perchè sembra eccessivamente stabile, se già era un approccio conservativo negli anni passati, euqivale oggi a imbottigliare definitivamente in un vicolo cieco la generosità di chi non si arrende.
Un grazie a tutti coloro che hanno sentito in questi tre anni il CSO Terzo Piano come una piccola parte di loro stessi, che lo hanno voluto difendere in piazza contro i cani da guardia del PD, che non hanno più trattenuto le briglie e sono andati all’attacco quando hanno capito che qualcosa di importante veniva loro negato in nome di un diritto di proprietà e sopraffazione che nulla distingue dalle evocazioni della destra eurofascista.
Tutti insieme, uniti e organizzati, possiamo combattere l’incertezza esistenziale che ci viene trasmessa da un mondo plasmato dai nostri nemici. Alcuni ne sono sempre stati convinti. Ora, lo abbiamo verificato, siamo ancora di più ad avere assunto questa certezza.
E’ già iniziata la nuova fase da agire e organizzare insieme.
Non mancheremo a breve di far seguire ulteriori valutazioni e occasioni di ragionamento a mente fredda sullo scenario che la lotta del 3 maggio ha scoperchiato in città, mentre parallelamente si danno forma le energie che questa storia comune ha già messo in moto.