Recovery Plan: dal ministero alle Infrastrutture nessun progetto per l’edilizia pubblica.
Parte la corsa dei progetti dei ministeri ai 209 miliardi del Recovery Plan. Tra quelli più intraprendenti c’è quello alle Infrastrutture.
La ministra De Micheli avanza una programmazione consolidata con il Def infrastrutture: il progetto “Italia veloce” per estendere l’alta velocità di rete, il finanziamento di grandi opere cosiddette strategiche e di una quindicina di piccole opere e manutenzioni stradali, il piano metrò. Le opere definite prioritarie vanno dalla ferrovia Salerno-Reggio-Taranto-Battipaglia, fino alla
riapertura del surreale capitolo ponte sullo Stretto.
Oltre questa pianificazione ci sono le opere sociali: asili nido, scuole e medicina territoriale, nonché i progetti universitari di elettronica a Catania, cibernetica a Cosenza e il Tecnopolo a Taranto. Opere che si sommano a quelle ritenute da commissariare in quanto prioritarie dentro il decreto Rilancio. Per la città di Roma, tra esse, alla voce ‘Edilizia Statale’ spiccano esclusivamente i commissariati da ristrutturare e la realizzazione del Polo Cibernetico nell’ex Tommaso Campanella. Tutte opere che, stando a quanto dice il Governo, verranno pianificate e realizzate in sinergia con gli enti locali, in primis le Regioni, come dichiarato pochi giorni fa dal Ministro per gli Affari Regionali Boccia.
Abbiamo dunque provato (invano) a scorgere qualche segnale di risorse destinate ad una rinnovata politica pubblica dell’abitare. Un auspicio basato sugli incontri svolti in questi mesi presso il Mit e l’Anci, che hanno visto intenzioni e prese di posizione rilevanti da parte del Capo di Gabinetto Stancanelli, dal Capo Dipartimento del Mit Costanza Pera, nonché da parte dell’assessore campano all’urbanistica Discepolo e dal presidente dell’assemblea nazionale dell’Anci Enzo Bianco. Ma non ne abbiamo trovato alcuno. Tutto questo avviene nonostante i numeri già spaventosi delle richieste di sfratto per morosità e pignoramento per insolvenza dei mutui che stanno fioccando in queste prime settimane di riaperture dei tribunali, e che prevediamo non potranno che aumentare vertiginosamente quando i già esigui (e spesso evanescenti) provvedimenti tampone, il blocco degli sfratti e dei licenziamenti inevitabilmente finiranno.
Oppure si vuole puntare ancora sulla gestione dell’emergenza di deroga in deroga e di proroga in proroga, di bonus in bonus e via dicendo? Un’alternativa seria e credibile sarebbe imbracciare con decisione e autorevolezza i Fondi e i provvedimenti che sono in gestazione per cantierare una delle poche grandi opere davvero necessarie e non procrastinabili: un piano di edilizia residenziale pubblica e misure di welfare diretto ed indiretto che metta mano alla possibile possibile implosione sociale legata all’emergenza abitativa. Tuttavia, allo stato attuale riteniamo che si stia giocando con evidente superficialità con il post pandemia, e che ancora non si sia capita l’urgenza di una immediata inversione di tendenza rispetto alla politica delle grandi opere inutili (e spesso dannose), dei bonus inefficaci e dei mantra edilizi (tipo il social housing) completamente inadeguati ad affrontare la crisi di chi, oggi, vive come una concreta possibilità il fatto di non poter mettere in atto il famoso #restateacasa, perché una casa probabilmente non c’è l’avrà più.
In un mese sicuramente cruciale e simbolico come quello di settembre è prevista l’assemblea nazionale dei sindaci italiani. Secondo noi, questa assise potrebbe essere una occasione per incardinare fin dagli atti preparatori un processo importante che dia centralità e rilievo al tema dell’abitare. È chiaro che non si può stare a guardare, e che ognuno, dalla propria postazione, deve fare la propria parte per impedire che ciò si traduca in nuovo nuovo consumo di suolo. Dalla nostra, noi non potremo che ribadire che bisogna rigenerare il costruito pubblico e privato ad oggi miseramente inutilizzato per rilanciare un piano di edilizia residenziale pubblica rivolto a quel crescente segmento sociale che ormai è impossibilitato ad accedere attraverso il mercato ad un affitto o ad un mutuo, nonché a quella già esistente emergenza abitativa che qualche zelante tutore dell’ordine pubblico vorrebbe mettere in strada. Non si può più più aspettare, non ce lo fate ripetere ancora!
Movimento per il diritto all’abitare
ASIA-USB
Noi Restiamo