GUERRA DEI VACCINI, NON C’É ALTERNATIVA TRA I CONCORRENTI IN GARA…
L’Unione Europea ha sequestrato 250’000 dosi di vaccino AstraZeneca dello stabilimento di Anagni che erano destinate all’Australia, attraverso la decisione presa dall’Italia e approvata dall’UE di attivare il meccanismo di controllo dell’export varato dalla Commissione Europea a gennaio.
L’operazione è stata condotta direttamente da Mario Draghi che incalzato dalla terza ondata vede compromessa la tenuta economica del paese e i margini d’azione del nuovo governo. In palio c’è la ristrutturazione dell’Italia in funzione europeista, non certo la salute delle persone, come pochi giorni fa aveva già avuto modo di confermare lo stesso Draghi a Bruxelles mettendosi di traverso alla prospettiva di distribuire i vaccini in Africa sostenendo che “non è questo il momento di fare donazioni.”
Le classi dominanti sono vittima dello stesso sistema che hanno creato, di un modello che mette sopra ogni cosa le logiche del profitto e della competizione, che compromette la fornitura delle dosi necessarie se arriva un offerente migliore – com’era già accaduto con Pfizer quando ha tagliato le forniture all’Europa privilegiando gli accordi più vantaggiosi strappati a Stati Uniti e Israele.
Nei paesi a capitalismo avanzato le politiche ultraliberali con cui sono state massacrate le classi popolari – privatizzando i servizi, tagliando e subordinando il pubblico al profitto, a cominciare dal settore della sanità – con la pandemia si sono rivelate un boomerang per la tenuta del sistema stesso, mettendo comunque in ginocchio l’economia nonostante la scelta criminale di convivere con il virus, e con centinaia di migliaia di morti, pur di garantire la produzione. Per non parlare dell’impatto socio-economico che la salvaguardia dei profitti ha avuto sulle fasce più deboli: gli ultimi dati Istat parlano solo in Italia di un milione di persone in più “scivolate” nella povertà assoluta.
Anche la produzione e la distribuzione del vaccino, atteso come un deus ex machina che avrebbe improvvisamente risolto tutti i problemi, si sono necessariamente inserite all’interno delle contraddizioni strutturali di questo modello fallimentare. Di fronte all’inadeguatezza delle aziende private di produrre in scala dosi subito per tutti – come avrebbe potuto fare invece una produzione statale non devastata dallo smantellamento come dalla privatizzazione, a seconda delle necessità del capitale, dei settori strategici – la ricerca dei vaccini si è rivelata immediatamente una guerra dove non è mai stata presa in considerazione la salute delle persone.
La competizione tra le multinazionali del farmaco, regolata dalla messa a valore delle conoscenza collettiva attraverso i brevetti, e il sistema di ricatto economico nei confronti degli stati sono diventati un fattore decisivo di parziale fuoriuscita dalla crisi, che rimane sistemica, e soprattutto di rilancio per i blocchi geopolitici in competizione. La corsa al vaccino è una guerra, strategica ai nuovi rapporti di forza internazionali che con questa crisi andranno a delinearsi nei prossimi anni – e come un vero e proprio atto di guerra va inquadrato l’atto di forza dell’UE, condotto da Draghi, sulle dosi di AstraZeneca destinate all’Australia.
Tra i due contendenti non c’é un’alternativa, ognuno cerca solo di sopravvivere a discapito dell’altro.
C’è chi alimenta ogni giorno questa guerra al massacro tutti contro tutti, e chi invece metterà a disposizione i brevetti e fornirà i vaccini ai paesi sotto sviluppati esclusi dal mondo occidentale. E’ il caso di Cuba, di un modello radicalmente alternativo alla barbarie dei “paesi sviluppati” che esprime nel suo popolo un’altra visione di umanità. Lo ha dimostrato in tutta la sua storia e più che mai durante questa pandemia, attraverso un sistema di tracciamento e prevenzione che è passato anche da mesi di rinuncia alle entrate del settore turistico pur di salvaguardare la salute dei suoi cittadini. Nonostante l’infame blocco economico ha garantito tutti i bisogni della popolazione fino a esportare in tutto il mondo la solidarietà internazionalista delle brigate mediche, anche in quei paesi come l’Italia che sono complici della guerra economica degli Stati Uniti contro il socialismo cubano. Solo a guardare la diversa modalità con cui Cuba ha gestito la questione vaccini – il vaccino cubano è alla fase finale e verrà presto distribuito gratuitamente a tutta la popolazione – emerge tutta la differenza tra un modello criminale come il nostro e un’idea concreta di società del popolo e per il popolo.
L’11 marzo, a un anno esatto da quando l’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia, saremo in piazza anche noi in tutta Italia per la giornata internazionale di mobilitazione contro il ricatto delle multinazionali e del sistema dei brevetti: tutti devono avere accesso gratuitamente al vaccino!