Sciopero generale: strumento della classe operaia. Verso la manifestazione nazionale del 24 giugno a Roma!
Ogni sciopero ricorda agli operai che la loro situazione non è disperata e che non sono soli.
Lenin, Sugli scioperi, 1899.
Anche nel contesto pacificato italiano, lo sciopero generale indetto dall’Unione Sindacale di Base nella giornata di oggi ha saputo lanciare un segnale concreto di ripresa del conflitto sociale, sulla scia dell’ondata di mobilitazioni che negli ultimi mesi hanno attraversato il continente, e che già guarda all’appuntamento di manifestazione nazionale contro il Governo Meloni lanciato a Roma per il prossimo 24 giugno.
Salari al palo e divorati dall’inflazione, disoccupazione crescente, sfruttamento senza tutele, caroaffitti e carovita già insostenibili esasperati dall’economia di guerra sono gli effetti concreti delle politiche dettate a livello continentale dall’Unione Europea, nel quadro del blocco euro-atlantico a trazione NATO, e veicolate dai governi nazionali per scaricare su lavoratori, giovani, donne, migranti e fasce popolari la crisi sistemica di un modello economico fallito e regressivo che non ha più margini di rilancio che l’intensificazione della guerra di classe dall’alto al proprio interno e della proiezione all’esterno dei propri confini direttamente con la guerra guerreggiata come sta accadendo con il conflitto ucraino e la tendenza all’estensione della guerra confermata al vertice G7 di Hiroshima.
Un quadro di regressione sociale complessiva che anche il dato storico della “recessione tecnica” in Germania, proprio nel cuore della cittadella imperialista, ci dice destinato all’inasprimento ulteriore dell’attacco ai settori sociali e del lavoro e al rischio che la belva imperialista ferita ci trascini tanto verso l’apertura di altri teatri di guerra che in un’escalation incontrollabile di quella in Ucraina verso un conflitto mondiale e nucleare, mentre incombono qui e ora le conseguenze del disastro climatico e ambientale come vediamo drammaticamente in queste settimane in Emilia Romagna.
In questo contesto, che più di un milione di lavoratori oggi abbiano aderito allo sciopero generale rappresenta quindi un dato di forza – se guardiamo alla realtà concreta italiana, blindata da oltre trent’anni di pacificazione sociale, e non alle fantasiose astrazioni dei rivoluzionari disarmati di una lettura dei processi di questo presente – che segna un passo in avanti nello sviluppo della forza e degli strumenti organizzativi adeguati alla prospettiva di riaccendere il conflitto sociale anche nel nostro paese. La giornata di oggi, promossa non a caso dall’Unione Sindacale di Base, ha affermato nuovamente che esiste e cresce un’alternativa, con un orizzonte strategico credibile su base confederale, indipendente e conflittuale alla concertazione dei sindacati servi CGIL-CISL-UIL, complici della pacificazione e che ci ricordano continuamente che non è il caso di scioperare.
Incrociate le braccia, i lavoratori si sono mobilitati da sud a nord in tutte le principali città del paese. Dal protagonismo dei facchini della logistica del nord a Milano con le tensioni provocate dalle forze dell’ordine che tentavano di impedire al corteo di raggiungere e contestare la sede di Assolombarda a quello dei braccianti che, nelle campagne di Foggia, a Torretta Antonacci si sono riappropriati in maniera permanente delle terre, passando per le piazze del Sud, da Palermo a Napoli, per i settori all’avanguardia del conflitto come i portuali di Genova, per la piazza di Verona con i lavoratori dei musei e ancora di Bologna e dei territori colpiti dall’alluvione dove sono state indicate le trasversali responsabilità politiche per quanto sta accadendo.
Così come in tutte le città si sono mobilitati al fianco dei lavoratori giovani studenti e precari, la generazione che con le recenti mobilitazioni contro il caroaffitti ha saputo riaccendere i riflettori sulla crisi di prospettive permanente a cui è stata condannata. Una condizione di precarietà che comincia già nelle scuole e anche da qui è arrivata una risposta forte da parte degli studenti medi organizzati assieme a OSA con la partecipata mobilitazione al MIUR contro i PCTO (alternanza scuola-lavoro) ulteriormente “perfezionati” da questo governo con tanto di fondi per rimborsare i ragazzi ammazzati in alternanza come successo a Lorenzo, Giuseppe e Giuliano… Precarietà materiale ed esistenziale che significa anche morire, con l’ultimo caso paradigmatico del ragazzo ammazzato al primo giorno di lavoro, il quinto lavoratore ucciso in poche ore, a soli 25 anni appena fuori Milano.
Come giovani studenti, lavoratori precari e disoccupati è nella comunanza di destini con lavoratori e le categorie più sfruttate che possiamo trovare il nostro riscatto. Questo ha ribadito la giornata di sciopero e mobilitazione di oggi, segnando un altro tassello nella saldatura tra studenti e operai, giovani, migranti, donne e classi popolari. La nostra organizzazione giovanile comunista prosegue il lavoro di organizzazione e mobilitazione guardando già alla data di mobilitazione nazionale del 24 giugno per continuare nelle lotte a costruire l’opposizione a governo, false opposizioni e sindacati servi in una prospettiva di alternativa sistemica alla barbarie del capitalismo occidentale.