BLOCCHIAMO L’UNIVERSITA’ DELLA BERNINI E DEL GENOCIDIO / 14 NOV SCIOPERO STUDENTESCO

Piattaforma universitaria verso lo sciopero studentesco del 14 novembre e lo sciopero generale del 28 novembre

Migliaia di studenti universitari sono scesi in piazza e hanno bloccato le loro università e facoltà nelle ultime settimane al fianco della Global Sumud Flotilla, al fianco della Palestina, contro Israele stato terrorista e la complicità del governo Meloni. Al centro delle mobilitazioni universitarie, però, non vi era unicamente una forte solidarietà nei confronti del popolo palestinese, ma anche la volontà concreta di rompere gli accordi e le collaborazioni tra i nostri atenei, Israele e l’industria bellica, che rendono anche le nostre università complici del genocidio, e di sfiduciare la Ministra Bernini che, complice del sionismo come tutto l’esecutivo, ha risposto alla mobilitazione con un appello a liberare le università dalle violenze. La verità, però, è che le università le stiamo liberando noi dal sionismo e dalla guerra: importantissime vittorie sono state ottenute in giro per l’Italia. Così, dopo settimane di mobilitazione inedite, mentre sull’università è pronta una bozza di riforma sulla governance universitaria parecchio allarmante e mentre il governo Meloni, in grave difficoltà, preparandosi a varare una finanziaria lacrime e sangue, tutta incentrata sulla guerra, pensa di risolvere ogni problema con censura e repressione, come studenti sentiamo la necessità di rilanciare la mobilitazione accademica contro questo modello universitario e contro il governo Meloni. L’università del genocidio, infatti, è la stessa istituzione che taglia su didattica e diritto allo studio, mentre ipoteca il nostro futuro mettendo in campo riforme criminali come la riforma dei 60 CFU e del pre-ruolo nella ricerca. In occasione dello sciopero studentesco NO MELONI DAY del 14 novembre e dello sciopero generale contro la manovra finanziaria del 28 novembre anche l’università sciopererà e lo faremo per le seguenti ragioni.

1) SOLDI ALL’UNIVERSITÀ NON ALLA GUERRA: QUESTA FINANZIARIA E’ UNA CONDANNA, SERVONO MINIMO 20 MILIARDI IN PIU’ PER UNIVERSITÀ E RICERCA

Nella nuova legge finanziaria l’Italia continua ad aumentare le spese militari: proprio nel documento presentato al Parlamento si dichiara che il Governo si impegna ad aumentare la spesa militare fino allo 0,5% del PIL, il quale rientra nell’aumento complessivo del 5% del PIL secondo quanto deciso a livello internazionale nell’ultimo vertice NATO. Inoltre, l’Italia chiederà all’UE ben 15 miliardi per il riarmo tramite il SAFE, uno dei tanti strumenti finanziari di riconversione economica messi in campo ultimamente dall’Unione. Spendere in armi e in guerra significa tagliare sul nostro presente e mettere ipoteche sul nostro futuro, perché a venire tagliate saranno le spese sociali, a partire da quelle per la formazione pubblica. Sulla scia di decenni di austerità, la Ministra Bernini procede a tagliare altri 700 milioni in 3 anni all’università pubblica. Per questo chiediamo #minimo20miliardi per università e ricerca!

2) VOGLIAMO UN DIRITTO ALLO STUDIO GARANTITO: BORSE DI STUDIO, DIRITTO ALLA CASA, MENSE E TRASPORTI GRATUITI ED EFFICIENTI ORA

Decenni di tagli all’università pubblica e l’attuale economia di guerra hanno compromesso fortemente il diritto allo studio universitario: l’Italia è il penultimo paese per numero di laureati in Europa. Studiare, infatti, è sempre più difficile: le tasse aumentano, le borse di studio sono insufficienti e non adeguatamente garantite, le residenze universitarie vengono date in gestione ai palazzinari, quelle pubbliche coprono una percentuale irrisoria della domanda, i servizi pubblici sono stati smantellati, il carovita e il caroaffitti sono alle stelle. Contro il processo di elitarizzazione dell’istruzione terziaria, perfettamente in linea con le esigenze produttive del nostro paese, esigiamo invece un diritto allo studio realmente garantito: incremento delle borse di studio, nuovi posti letto in studentati pubblici, introduzione dell’equo canone, mensa e trasporti gratuiti, annullamento dei criteri di merito e revisione dei parametri ISEE e ISPE, che spesso non ritraggono la reale condizione economica degli studenti.

3) BLOCCHIAMO IL DdL BAVAGLIO: CONTRO LA REPRESSIONE, SIAMO TUTTI ANTISIONISTI

Il DdL 1627 o DdL Bavaglio depositato da Gasparri è una risposta repressiva alle mobilitazioni di massa degli ultimi mesi contro il genocidio in Palestina. L’equiparazione di antisemitismo e antisionismo è un’operazione tutta politica di disonestà intellettuale volta a impedire qualsiasi critica contro le politiche criminali e genocidarie dello stato di Israele e per tappare la bocca ai tantissimi studenti che hanno bloccato scuole e università al fianco della Palestina e contro il governo. Un altro tassello che si aggiunge all’ormai sdoganato controllo pressante da parte delle FDO negli atenei. Di fronte a un governo che utilizza la categoria della libertà accademica per difendere strumentalmente gli accordi tra i nostri atenei, Israele e la filiera bellica, mentre si propone di perseguire chiunque, tra studenti, docenti o ricercatori, sottolinei la natura del progetto sionista, affermiamo chiaramente che non ci faremo mettere il bavaglio: siamo tutti antisionisti!

4) ROMPIAMO LA GABBIA DELL’AUTONOMIA UNIVERSITARIA: LIBERIAMOCI DELL’ANVUR

L’autonomia universitaria, sancita con la Legge n. 168/89, è la capacità delle università di dotarsi di un proprio ordinamento e di gestire autonomamente le proprie attività didattiche, scientifiche, organizzative e finanziarie: in altre parole è lo strumento politico con il quale all’università è stato reso possibile subordinarsi alle esigenze del mercato. L’autonomia universitaria, attraverso i conseguenti processi di aziendalizzazione e privatizzazione, sta alla base della divisione tra atenei e facoltà di serie A, competitivi e altamente strategici, e atenei e facoltà di serie B, sottofinanziati perché meno competitivi. L’autonomia universitaria è stata garantita attraverso l’istituzione dell’ANVUR (Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca) che, tramite valutazioni basate su standard aziendalistici, spartisce i fondi pubblici tra una quota base e una quota premiale. Un decreto ministeriale presentato in Parlamento mira a riportare sotto controllo diretto del MUR l’ANVUR, con nomina del presidente e vigilanza sul consiglio direttivo. La centralizzazione a livello ministeriale di questa agenzia mira a garantire l’autonomia universitaria, quindi la subordinazione dell’università e della ricerca agli interessi strategici di questa classe dirigente, in una fase di crisi. Per ridare all’università una funzione di emancipazione e sottrarla al controllo dei privati occorre rompere con l’autonomia universitaria, quindi liberarsi dell’ANVUR.

5) MA QUALE DEMOCRAZIA? ABOLIRE SUBITO CDA E STRAPOTERE DEI RETTORI

Le università negli ultimi anni sono state dei veri e propri campi di battaglia in cui le mobilitazioni per la Palestina, contro la guerra, contro la riforma Bernini e il Governo hanno messo in seria difficoltà le governance universitarie e in particolare i rettori che, di fronte alle pressioni esercitate dalla mobilitazione e alle vittorie che questa è riuscita a strappare, hanno reagito non solo attraverso denunce e provvedimenti disciplinari, ma anche calpestando, laddove necessario, le regolari norme burocratiche. I fatti del rettore Molari, che ha deciso arbitrariamente di escludere dall’ODG del Senato Accademico le mozioni approvate in CdS su boicottaggio accademico e DdL 1627, ne sono un esempio. In questo quadro, la recente bozza di riforma del MUR sulla governance universitaria interviene per ridurre ulteriormente i già limitati spazi di democrazia e agibilità politica nelle università: prolungamento da 6 a 8 anni, con possibilità di riconferma dopo il primo mandato, per la carica di rettore e commissariamento governativo all’interno del Consiglio di Amministrazione attraverso un vicario ministeriale che possa intervenire immediatamente laddove sono in gioco gli interessi di questa classe dirigente: gestione dei fondi e integrazione con il mercato. La soluzione è chiara: il Consiglio d’Amministrazione (CdA), un organo ricalcato direttamente dal modello del CdA aziendale che, rappresentando il cuore pulsante della gestione aziendalistica dell’università, spiana la strada agli interessi dei privati, e lo strapotere dei rettori, che agiscono ormai alla stregua di manager sceriffi, devono essere aboliti. Solo in questo modo è possibile garantire spazi di democrazia e agibilità politica in università.

6) I LAVORATORI BLOCCANO LE ARMI, GLI STUDENTI BLOCCANO GLI ACCORDI: FUORI ISRAELE E L’INDUSTRIA BELLICA DALL’UNIVERSITA’

Di fronte a uno scenario di guerra e genocidio, l’università, anziché porsi come presidio di pace, si configura come meccanismo di riproduzione degl’interessi ideologici e materiali dell’imperialismo. In questo senso si collocano non solo la propaganda europeista e guerrafondaia ma anche i numerosi accordi col complesso militare-industriale e le istituzioni israeliane. Come studenti, così come la comunità accademica tutta, non accettiamo che il sapere e la conoscenza prodotta negli atenei sia utilizzata per fini bellici: ci rifiutiamo di metterci l’elmetto. Per questo chiediamo il boicottaggio accademico, che in diversi contesti stiamo riuscendo a imporre con la mobilitazione. Rompiamo ogni complicità con il sionismo e l’industria bellica!

7) CI SERVONO PIU’ AULE NON PIÙ BOMBE: PIANO DI DI INVESTIMENTO STRAORDINARIO NELL’EDILIZIA UNIVERSITARIA

Gravissimi problemi nell’edilizia universitaria sono presenti in ogni ateneo tra crolli, incendi, edifici fatiscenti e pericolanti, perdite d’acqua che rendono impossibile in alcuni casi persino l’agibilità di interi plessi. A ciò si aggiungono il sovraffollamento delle aule, la carenza di laboratori e spazi di studio. Si tratta di un problema strutturale che affonda le sue radici nell’annoso sottofinanziamento all’università pubblica: serve ora un piano di investimento straordinario nell’edilizia universitaria.

8) SERVE UN PIANO STABILIZZATORE E DI ASSUNZIONI PER I LAVORATORI DELL’UNIVERSITÀ

La maggior parte dei ricercatori, docenti e del personale tecnico-amministrativo stanno venendo duramente colpiti dalla riforma Bernini, dai suoi tagli e dal costo della vita in costante crescita. In particolare con la riforma del pre-ruolo aumentano sempre più le file del precariato della ricerca. Per garantire la dignità sul posto di lavoro, ma anche una didattica, una ricerca di buona qualità e uno svolgimento efficiente delle funzioni degli atenei serve un piano di stabilizzazione contrattuale e di regolarizzazione dei lavoratori, unito a un grande piano di assunzioni che vada a sopperire la frequente mancanza di personale.

9) VITTIME MAI: CONTRO RICATTI E ABUSI VOGLIAMO CAV IN OGNI ATENEO, GARANTITI ED EFFICIENTI

L’assenza di un diritto allo studio realmente garantito, la crescente precarietà, la carenza di opportunità di ricerca e la scarsità di prospettive lavorative dignitose generano all’interno delle università un clima fatto di individualismo sfrenato, competizione, ansia e arrivismo. Questo alimenta la condizione di ricattabilità in cui vengono a trovarsi studentesse e studenti: una condizione che sta alla base del moltiplicarsi degli episodi di abusi e violenze all’interno dei nostri atenei. Per contrastare tutto ciò vogliamo un diritto allo studio realmente garantito, finanziamenti all’università pubblico e l’istituzione di CAV garantiti ed efficienti in ogni struttura universitaria.

10) BASTA IPOTECHE SUL NOSTRO FUTURO: ABOLIAMO LA RIFORMA DEI 60 CFU E DEL PRE-RUOLO

Il futuro lavorativo di noi studenti è allarmante: con la precarizzazione del lavoro e il costo altissimo della vita le nostre prospettive sono buie. Dobbiamo lottare per conquistarci un futuro contro questo governo che continua a metterci sopra ipoteche. Due esempi lampanti sono la riforma dei 60 CFU e del pre-ruolo: l’accesso all’insegnamento viene ostacolato da un costosissimo percorso a ostacoli e le figure precarie della ricerca vengono moltiplicate.