L’austerità in casa, la guerra alle porte

ROMPERE LA GABBIA DELL’UNIONE EUROPEA PER USCIRE DALLA CRISI E DALLA GUERRA

IMG-20150302-WA0002È ormai evidente come la tesi delle classi dominanti che vede nella costruzione dell’Unione Europea una spinta verso “la pace e la prosperità dei popoli” sia solo la maschera ideologica di una realtà ben diversa. Dai trattati di Maastricht in poi, l’UE si è sempre più apertamente dimostrata per quello che realmente è: un polo imperialista che entro i suoi confini conduce una guerra senza quartiere ai diritti dei lavoratori e dei propri cittadini e che si proietta all’esterno in modo aggressivo e militare per l’accaparramento di nuove risorse e di mercati di sbocco per i propri capitali.Dunque, propensione militarista e austerità sono le due facce della stessa medaglia. Le classi dirigenti europee hanno infatti responsabilità enormi nella destabilizzazione dell’Ucraina, condotta nel baratro di una sanguinosa guerra civile dopo la destituzione di Yanukovich da parte delle forze filo-europee coadiuvate da gruppi di assassini neo-nazisti i quali, nel corso di questi mesi, si sono macchiati di crimini atroci verso le popolazioni del Donbass insorte contro il golpe filo-europeo. Non possiamo non ricordare la strage di Odessa del 2 maggio scorso, quando le squadracce naziste di Pravy Sektor incendiarono la Casa dei Sindacati, massacrando quasi 50 perone disarmate rifugiatesi nell’edificio. Da quando sono iniziate le proteste contro il governo Yanukovich, reo di non aver firmato l’accordo di associazione con l’UE che avrebbe nei fatti reso l’Ucraina “terra di conquista” per le merci e i capitali europei (e tedeschi in particolare), i dirigenti europei si sono distinti per l’appoggio incondizionato ai golpisti, finanziandoli e concedendo prestiti e aiuti al nuovo governo, che ha ripagato questi sforzi imperialisti firmando quell’accordo di associazione dopo poche settimane dal proprio insediamento. La logica che ha portato le classi dirigenti europee ad innescare una guerra fratricida nell’immediata periferia dell’UE, entrando per di più in collisione diretta e frontale con un partner strategico a livello economico e commerciale come la Russia, è la stessa logica di appropriazione e rapina che ha partorito il Fiscal Compact e i martellanti e sempre più incisivi attacchi ai diritti democratici e sociali delle classi subalterne nel vecchio continente. Nel nostro Paese, questo è rispecchiato dal Jobs Act, dalla riforma Fornero, dall’annullamento dello stato sociale e della spesa pubblica, dalle privatizzazioni selvagge e dall’esautoramento degli spazi democratici e di discussione, viste come un ostacolo alla gestione “tecnica” della crisi economica, portata avanti da istituzioni senza alcuna legittimazione democratica come BCE, FMI e Commissione Europea. Come campagna Noi Restiamo, riteniamo quindi fondamentale la riorganizzazione di un blocco sociale compatto delle classi subalterne, che individui il proprio nemico nella costruzione del polo imperialista europeo, fonte di miseria e austerità per i popoli dei paesi membri, e fonte di guerre e tensioni verso i popoli della sua più prossima periferia. Con le vittime di Odessa nel cuore, rompiamo la gabbia dell’Unione!