Praticare l’antifascismo e l’antirazzismo, oltre la Giornata della Memoria
Il 27 gennaio è una ricorrenza internazionale: così ha stabilito nel 2005 l’assemblea generale dell’ONU. In questo giorno cade infatti l’anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, da parte dell’Armata Rossa; la liberazione del luogo che divenne simbolo dello sterminio scientifico da parte dei nazisti dei “nemici del popolo tedesco”: ebrei, rom, slavi, omosessuali, oppositori politici. Ogni anno in prossimità di questa giornata le dichiarazioni si sprecano, da ogni dove si ripete l’importanza della “memoria storica” per evitare di commettere gli stessi errori e la condanna del nazifascismo. Ad esempio Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna, in occasione della presentazione del nuovo memoriale della Shoah nella piazza tra via Carracci e il ponte di via Matteotti, inaugurato proprio oggi 27 gennaio 2016 a Bologna, si pronuncia dicendo: «Un popolo che non ha memoria, rischia di rivivere le tragedie e le pagine peggiori della sua storia».
Ma noi crediamo che non sia solo chi non ricorda il passato a essere condannato a ripetere gli stessi errori, bensì anche chi non lo comprende, o lo rimuove per esigenze di vario tipo, specialmente politiche.
É successo anche un paio d’anni fa, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una mozione di condanna di ogni forma di glorificazione dell’ideologia nazista e di negazionismo. I 55 delegati astenuti, fra cui spiccano tutti quelli dell’Unione Europea, e i voti contrari di Stati Uniti, Canada e Ucraina, che in maniera assolutamente ipocrita tengono di più a mantenere il gioco duro conto la Russia (che aveva i suoi motivi per proporre la mozione stessa), contribuiscono alla deformazione del concetto di nazi-fascismo, allo sfumare dei suoi contorni, al suo svuotamento, affibiandolo strumentalmente al nemico di turno: una cambio di rotta ideologico che serve a coprire l’appoggio dato ai veri neo-nazisti, in carne ed ossa e a piede libero in Ucraina.
Basti guardare il sostegno dato al colpo di stato in Ucraina del febbraio 2014, che, dopo aver defenestrato Janukovic, ha instaurato un regime ultrareazionario e nazista (basti vedere la composizione del governo, l’inserimento di gruppi paramilitari nazisti nelle strutture di sicurezza, i monumenti dedicati al collaborazionista ucraino Stepan Bandera). I governi occidentali, mentre si sperticano in dichiarazioni addolorate nel giorno della Memoria, sostengono con armi e addestramenti il governo ucraino, il quale da un lato perseguita oppositori comunisti, democratici, antifascisti e russofoni, e dall’altro bombarda le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk costituite in opposizione al nuovo regime.
Noi riconosciamo l’importanza della storia e dei valori dell’antifascismo, e riteniamo dunque che le belle dichiarazioni siano sterili e servano solo a riempirsi la bocca, se non accompagnate da una costante pratica di antifascismo. Ricordarsi dei crimini nazifascisti un giorno e poi dimenticarsene per altri 364 non rende i valori dell’antifascismo pregnanti, ma serve solo a pulire la coscienza di chi li sventola. Per questo ci opponiamo alla semplice relegazione dell’antifascismo nei libri di storia, usandolo come metodo per il nostro agire quotidiano e per analizzare la contemporaneità.
É vergognoso il governo Renzi, che legittima da mesi una massiccia presenza, sui media e nelle piazze, di adunate fasciste, nazionaliste, xenofobe, come quella dell’8 novembre di Salvini qui a Bologna, come spauracchio di opposizione alla sua linea di governo e in funzione meramente interna, ma che pian piano permette alle sparate di certa gente di attecchire.
La messa in discussione dell’area Schengen in questi giorni di buona parte dei paesi europei, l’inasprimento delle misure ai confini esterni del nostro “prezioso continente”, che non vuole accogliere chi ha costretto a fuggire di casa, esportando guerre e bombe sotto le spoglie di “aiuti umanitari”, è manifestazione della tragica linea che l’Unione Europea sta attuando da tempo.
Di fronte all’occupazione militare portata avanti da più di sessant’anni da Israele in Palestina, di fronte alla pulizia etnica nei confronti del popolo palestinese, giustificata in maniera propagandistica anche dai media occidentali attraverso un uso distorto e strumentale della memoria storica, protetta con la brutale accusa di nazismo rivolta a tutti coloro che vi si oppongono, è necessario interrogarsi su dove si trovino e come vengano portate avanti tutt’ora strategie di segregazione e di oppressione dei popoli.
Essere antifascisti oggi vuol dire anche essere antisionisti, e quindi opporsi senza condizioni a queste politiche di Israele, la quale non rappresenta, come vorrebbe farci credere in maniera speculare agli antisemiti di oggi, l’intera comunità ebraica, offesa e martoriata per secoli fino all’apice raggiunto ad Auschwitz. Sostenere il contrario vuol dire offendere proprio le vittime del disegno criminale nazista.