Dinamiche migratorie fra centro e periferia europea

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Quando qualche anno fa facemmo nascere «Noi Restiamo» eravamo partiti dall’osservazione basilare che un numero sempre maggiore di coetanei (e non) stava lasciando l’Italia. I numeri pubblicati ogni anno dai rapporti del- la Fondazione Migrantes hanno progressivamente rivelato che l’Italia, ben lontana dall’invasione vagheggiata dai fascio-leghisti nostrani, stava viven- do un fenomeno di emigrazione di massa simile per dimensioni a quello del dopoguerra. Mentre solitamente il fenomeno è trattato in maniera su- perficiale, limitandosi al caso italiano e mettendo soprattutto l’enfasi sulla cosiddetta «fuga dei cervelli», fin da subito come «Noi Restiamo» abbiamo messo in luce la dimensione europea del fenomeno migratorio. Impossibi- le non vedere come anche altri paesi dell’area euro-mediterranea stessero sperimentando dinamiche migratorie simili. Impossibile anche non vedere come in presenza di un fenomeno di massa sia difficile attribuire alle sole scelte individuali la decisione di partire. La cura da cavallo delle politiche di austerità messe in atto dai governi di Grecia, Italia, Portogallo e Spagna sotto l’egida dell’Unione Europea ha avuto come risultato l’esplosione della disoccupazione e del precariato e un peggioramento delle condizioni di vita tali da costringere decine di migliaia di persone a lasciare i paesi della peri- feria europea, in gran parte per dirigersi verso paesi «core» come Germania, Francia e UK, esacerbando la dinamica centro-periferia prodotta dall’inte- grazione europea.