Giovani nell’era Covid: USCIRE DAL LIMBO PER CONQUISTARCI IL FUTURO!
Rimettere al centro il ruolo del pubblico: dalla casa, al diritto allo studio, al lavoro!
Foglio di lotta di Noi Restiamo Roma
Verso e oltre la manifestazione alla Regione Lazio del 12 Dicembre e alla contestazione della legge di bilancio del 18 dicembre
Il 2020 rappresenta, in qualche modo, un anno di cesura, un anno spartiacque nel quale la pandemia da Covid-19 ha evidenziato tutte le storture del modello sociale ed economico attuale. Il 2020 infatti segna un prima e un dopo soprattutto per la nostra generazione che, se durante la prima ondata è stata la prima a perdere il lavoro (perlopiù precario) senza riuscire più a permettersi il costo dell’università e della casa, durante questa seconda ondata sembra essere intrappolata in un limbo: sospesi in un eterno presente dal quale uscire sembra impossibile, perché gli strumenti di welfare e tutela, dopo anni di tagli e privatizzazioni, non sono in grado di garantire nulla.
Rispondendo alle linee guida imposte dall’Unione Europea, infatti, negli ultimi 30 anni i governi di centrodestra e di centrosinistra che si sono succeduti ci hanno sottratto progressivamente il diritto al futuro, con la complicità dei sindacati concertativi e delle loro ramificazioni studentesche e giovanili ma anche del crescente terzo settore ovvero l’insieme di realtà associazionistiche, no profit e cooperative sociali le quali, lontanissime dalla solidarietà popolare che in tante parti della città abbiamo visto connettersi al bisogno di riscatto, si sono sostituite ai servizi pubblici di fatto privatizzandone la funzione sociale.
Viviamo di lavori precari, sottopagati, atipici, non possiamo permetterci gli studi o siamo costretti a lavorare per accedervi alla mercé di sfruttamento e condizioni lavorative che non ci consentono di pensare in prospettiva. La nostra mancanza di stabilità economica, malgrado siamo spesso costretti a più lavori, con orari “flessibili” è frutto dei meccanismi di un sistema per il quale i giovani sono da un lato, laboratorio per la sperimentazione delle politiche di precarizzazione del lavoro e dall’altro, un esercito di manodopera maggiormente ricattabile, strutturali ed invisibili, come si è dimostrato nel periodo Covid che, per le chiusure del settore del turismo (bar, ristorante etc), ha lasciato a casa migliaia di giovani e studenti lavoratori nel completo silenzio dei media e della politica.
La situazione diventa insostenibile poi se consideriamo i giovani costretti ad emigrare al Nord per studio o per lavoro e i giovani provenienti dai quartieri popolari e dalle periferie delle grandi metropoli: chiusi nel ricatto del ‘rimanere e accettare il limbo’ oppure fuggire ‘verso il centro’ in cerca di una via di fuga (che sia il centro della città, il nord dell’Italia, il centro produttivo dell’Unione Europea), per questa parte della nostra generazione la rappresentazione di un futuro da rincorrere risulterà presto fittizia.
A Roma, in particolare, da tempo i quartieri popolari sono abbandonati dalle istituzioni e vittime di narrazioni tossiche, ma durante la pandemia si sono aggravate le difficoltà economiche a partire dalle spese di base: l’affitto e le utenze della propria casa. Di fatto, parliamo di una realtà già precedentemente caratterizzata da un patrimonio immobiliare sempre più piegato agli interessi del mercato speculativo, dalla legge 431/98 sulla liberalizzazione degli alloggi, alla privatizzazione del servizio delle utenze e ai continui tagli al settore pubblico che hanno lasciato un’edilizia residenziale pubblica totalmente inconsistente e incapace di sostenere le numerose famiglie bisognose e quindi incapace di garantire un futuro alle giovani generazioni.
Una situazione di stallo caotico che non riesce a sfociare in un sentimento di rivalsa e riscatto, ma anzi si manifesta in un andamento incostante e confusionario di frustrazione e rabbia individuale (sporadicamente trasformatasi in rabbia sociale) che, di fronte alla generalizzazione delle contraddizioni e senza saper individuare dei punti di riferimento ed un’alternativa possibile, rimane in bilico sul filo del rasoio. Ma una generazione nel limbo delle scelte politiche passate, delle narrazioni che subisce, della crisi ideologica e dei valori che ci ha lasciato senza riferimenti culturali né certezze materiali non può più accettare il mantra che governo e grandi industriali ci impongono del “nella crisi siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo uscirne insieme” mentre il risultato è sempre lo stesso: maggiori profitti per i privati e abbandono nel limbo dei tagli e dei sacrifici per i giovani e le classi popolari. Bisogna, dunque, per ribaltare questo processo, insinuarsi in queste crepe, organizzarsi, infrangere il limbo dimostrando che un’alternativa a questo sistema, impostoci e narratoci come l’unico possibile, è necessaria e passa per rimettere al centro gli interessi collettivi e della gente, quindi per il ripensamento del ruolo del pubblico sia sul tema lavorativo, perché serve un piano concreto di assunzioni dei giovani nel pubblico e perché lo Stato deve regolamentare il lavoro privato, sia sul tema abitativo, rimettendo al centro l’ERP, rendendola anche uno strumento di creazione di posti di lavoro anche per le fasce giovanili e stabilendo un equo canone che sia vero, per gli affitti, ed infine sul tema del diritto allo studio. Parallelamente a tali interventi strutturali, sosteniamo che in tale periodo di emergenza non si possa far finta di niente, e che sia necessario garantire un reddito incondizionato per gli studenti e per i giovani, affinché nessuno sia condannato a morire o di fame o di Covid.
UNIVERSITÀ
Come studenti, assistiamo da anni e soprattutto ora, in seguito alla crisi emersa dalla pandemia da COVID-19, all’avanzamento del processo di élitarizzazione dell’università. Infatti, il progressivo smantellamento del welfare universitario e i continui tagli han fatto sì che, sia direttamente (tramite le tasse universitarie, aumentate a dismisura negli ultimi anni) sia indirettamente (affitti causa mancanza di studentati, spese per il cibo causa mancanza di mense, carolibri ecc.), il costo dell’istruzione andasse a ricadere sulle spalle dei singoli studenti. In questa maniera, gli studenti meno abbienti, che già da anni si trovavano costretti a lavorare durante il percorso di studi per sobbarcarsi questi costi, vengono progressivamente e definitivamente esclusi da un’Università che non si possono più permettere.
Inoltre, la sempre maggiore polarizzazione tra atenei “d’eccellenza” (quasi tutti al Nord) e atenei “di serie B”, in perfetto accordo con la filosofia dell’UE, porta all’emigrazione forzata di molti di noi, che si scontrano con un costo della vita maggiore e con le difficoltà della vita da fuorisede.
STUDENTI-LAVORATORI
Proprio per sostenere i costi degli studi universitari, siamo moltissimi ad essere costretti a svolgere i classici “lavoretti” (ad es. cameriere, barman, rider etc.) e nel contempo dobbiamo riuscire a seguire la ‘carriera’ universitaria. Facciamo parte della categoria, non riconosciuta da Università e Istituzioni, degli Studenti-lavoratori e, proprio per questo invisibile. Vittime di condizioni di lavoro sempre in nero/grigio senza tutele né contratti, non abbiamo tempo per vivere al di fuori di università e lavoro e arranchiamo in una condizione di totale incertezza e incongruenza tra le nostre aspettative di lavoro e la realtà presente e futura. Inoltre, dalla crisi economica del 2008 siamo obbligati dal MUR e l’Università a svolgere i tirocini, strumento per fornire manodopera gratis o sottopagata a grandi imprese, che ci viene pure spacciata come “formazione”. Siamo pronti, però, a dire basta a tutto questo. È necessario richiedere al Ministro Manfredi e al Governo delle vere misure di sostegno per gli studenti-lavoratori, di mettere al centro l’esistenza e la condizione critica di questa categoria e imporre un cambio di rotta per le priorità del paese.
VOGLIAMO:
– Più Borse di Collaborazione, strumento attraverso cui l’Università finanzia gli studenti per delle attività collaborative, una loro maggiore retribuzione e che la loro assegnazione sia basata su criteri di reddito, non di merito.
– Abolizione delle tasse universitarie.
– Il libero accesso alla condizione di studenti-part time.
– Un serio intervento dello Stato per le assunzioni nel pubblico.
– Dove possibile, la sostituzione dei tirocini con altre attività formative che non inficino i tempi di conseguimento della laurea e la retribuzione di tutti i tirocini curriculari da ora in poi.
– Un’inchiesta ufficiale da parte del MUR sulla condizione degli studenti-lavoratori nelle università di Roma.
STUDENTI IN AFFITTO
Altro fenomeno ormai strutturale e critico della nostra generazione in ambito universitario è l’emigrazione forzata che, oltre ad aver dato vita alla cosiddetta ‘fuga dei cervelli’, ci ha intrappolato nella condizione di ‘generazione in affitto’, ovvero in balia di un mercato immobiliare dai prezzi gonfiati e case sovraffollate. In particolare, tale è la situazione della categoria degli studenti fuori sede, che non riceve dalle istituzioni e dall’Università i mezzi per ottenere emancipazione e indipendenza dalla propria famiglia, né misure di supporto sufficienti dall’Università e dalla Regione (la quale dalla riforma del titolo V della Costituzione ne detiene l’autorità).
VOGLIAMO:
– Più studentati pubblici ed un ripensamento totale dei criteri di accesso al bando regionale.
– Riqualificazione e, se necessaria, requisizione degli edifici abbandonati, soprattutto quelli vicini alle università, per aumentare il numero degli studentati pubblici disponibili e fermando l’assurdo aumentare di cementificazione del territorio.
– STOP ad affitti e utenze durante il periodo della pandemia e, successivamente, un equo canone per tutti gli alloggi.
QUARTIERI POPOLARI
Il divario tra i diversi quartieri della città di Roma è sempre più evidente: il centro-vetrina, luogo dove mantenere un “decoro” e da sfoggiare per i vantaggi economici che derivano dalla turistificazione selvaggia, non ha nulla a che vedere con la vasta periferia, abbandonata a se stessa e nella quale crescono solamente fattori inquinanti che mettono a rischio la salute delle persone, criminalità, povertà ed edifici finalizzati alla speculazione edilizia. I quartieri popolari sono in realtà i luoghi dove la gente vive e lavora e dove dovremmo crescere, ma che in realtà spesso non offrono prospettive per noi giovani, a partire dalla mancanza di spazi, di sufficienti e dignitosi posti di lavoro e luoghi di cultura.
ROMA EST – CENTOCELLE
Il quadrante Roma est (e in particolare di Centocelle) vive da anni una serie di trasformazioni, dal taglio dei servizi essenziali a uno stravolgimento del tessuto produttivo, con il processo di gentrificazione, che sta gradualmente cambiando la vita di quartiere, dalla chiusura di esercizi commerciali storici per far posto a bar, ristoranti e grandi catene di fast food generando così migliaia di posti di lavoro completamente deregolamentati e difficilmente sindacalizzabili, all’esodo dei residenti storici causato dall’aumento del costo della vita. Tutto questo è reso ancora più evidente dalla crisi pandemica.
Richiediamo quindi un ruolo più preponderante del pubblico per:
– Calmierare gli affitti, per permettere ai giovani di vivere una vita autonomi e ai piccoli commercianti di rialzare le serrande chiuse
– Pianificare assunzioni in settori chiave, quali sanità, in un quadrante che ha visto la chiusura di ASL e ospedali pubblici, scuola e verde pubblico, per ridare dignità ai quartieri
– Garantire e ridare valore sociale agli spazi pubblici abbandonati in tutta sicurezza, vista l’atomizzazione ulteriore della società dovuta alla pandemia
– Tutelare e riconoscere i lavoratori e lavoratrici dei settori della ristorazione, del turismo e del commercio
– Dare maggiori tutele ai lavoratori sotto cassa Integrazione e a tutti colori che si ritrovano ad essere disoccupati o in nero tramite un reddito di emergenza. Non vogliamo più essere invisibili!
ROMA OVEST
La zona di Roma Ovest è principalmente caratterizzata da una serie di quartieri dormitorio, da una situazione di abbandono e degrado, nonché da un territorio completamente devastato e inquinato dalla ex discarica di Malagrotta e dal nuovo impianto che le istituzioni hanno deciso di destinare allo stesso quadrante di Roma, ma anche da un alto tasso di disoccupazione e da un’alta presenza con costante aumento di NEET (circa del 30% ogni anno, con una particolare impennata durante il periodo Covid), ovvero di giovani inattivi che non studiano e non lavorano, sospesi in quel limbo che rende quasi impossibile il diritto ad emanciparsi e ad uscire dal nucleo familiare di origine. La rassegnazione di noi giovani di Roma Ovest spesso è dovuta anche a narrazioni tossiche sulle nostre vite e all’aumento dei problemi psicologici, spesso derivanti anche dall’aggravarsi costante dei problemi economici dei nostri genitori.
Per questo chiediamo:
– Intervento pubblico in servizi nei quartieri che garantiscano anche più posti di lavoro per i giovani (come ad esempio campetti da calcio popolare, luoghi di cultura, sportelli pubblici)
– Stop affitti e utenze per il periodo emergenziale, equo canone per gli alloggi successivamente.
– Riqualificazione delle case popolari della zona, ampliandone la disponibilità, ristrutturandole e generando posti di lavoro per i giovani di quartiere.
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso!
Usciamo dal limbo, conquistiamoci il futuro!
Noi Restiamo Roma