PER IL RISCATTO DI UNA GENERAZIONE SENZA PROSPETTIVE. IL PRESENTE SI CAMBIA CON LA LOTTA: 11 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE!

Un anno e mezzo dopo l’impatto del Covid-19 si va cristallizando una normalità-malata fatta di cicli vaccinali panacea per tutti i mali e green pass scaricabarile sulle singole persone, oltrechè inacettabile dispositivo ricattatorio sui posti di lavoro. In questo modo le classi dirigenti sperano di poter far ripartire l’economia evitando nuovi stop and go forzati.

A livello continentale questa situazione si intreccia con l’esplicita volontà di aumentare il peso geopolitico dell’Unione Europea, in un momento in cui la crisi di credibilità internazionale statunitense si è rivelata in tutta la sua magnitudine a seguito della sconfitta, militare e ideologica, in Afghanistan.

Lo strumento nelle mani delle classi dominanti europee per far fronte a questa nuova fase è il Recovery Fund, che riscriverà i futuri assetti sociali, le filiere produttive e le gerarchie fra gli Stati dell’UE. Il PNRR del governo Draghi, che sta iniziando ad essere attuato in queste settimane e che necessita di riforme adeguate come quella che Brunetta sta elaborando per la pubblica amministrazione mostrandone già le caratteristiche antipopolari, restituirà un’Italia sempre più subalterna agli interessi del centro produttivo europeo e, dati gli attuali rapporti di forza fra le classi, vedrà fortemente penalizzate le fasce popolari che pagheranno il costo più salato di questa ripartenza. Lo sblocco dei licenziamenti, quello degli sfratti, l’aumento vertiginoso in arrivo sulle bollette, la guerra scatenata contro il reddito di cittadinanza sono solo i primi segnali dei costi che verranno riversati completamente sulle spalle delle classi popolari.

In questo gioco al massacro degli ultimi le giovani generazioni saranno fra le principali vittime. A confermarlo, ormai da mesi, ci sono fior di analisti. Un attacco generalizzato, che accomunerà sempre più, in una spirale discendente, tutta la nostra generazione: dal giovane studente figlio di immigrati che ha abbandonato la scuola fino al laureato specializzato. È una comunanza di destini che ci spinge sempre più verso una crisi di prospettive permanente.

Un giovane che si affaccia sul mercato del lavoro oggi, o almeno quei pochi che lo fanno dato che quasi 1 su 3 è un NEET, ha di fronte a sé il deserto: disoccupazione giovanile sopra il 30% e in aumento, condizioni lavorative sempre più deregolamentate, pericolose – come la morte di Luana ha dimostrato – precarie e ultra sfruttate con paghe da fame insufficienti a garantire una vita dignitosa, soprattutto nelle grandi città. Una condizione destinata a peggiorare con l’introduzione massiccia della digitalizzazione in tutti i settori che non corrisponderà né ad un miglioramento delle condizioni lavorative né tantomeno ad una diminuzione dell’orario di lavoro. Ma, seppure con forme diverse, questa situazione non risparmia più neanche chi, magari con fatica, si è specializzato in campi che un tempo garantivano posizioni socialmente privilegiate.

È il caso, ad esempio, degli avvocati, che dopo cinque anni di università sono costretti ad anni di praticantato gratuito e a fare poi i galoppini di qualche pezzo grosso sperando che le briciole cadano in basso. Non a caso le cancellazioni dall’Ordine di giovani avvocati sono in forte aumento e il reddito percepito è una delle principali motivazioni: per gli under30 in media 13mila euro a fronte di una mole di lavoro enorme. Caso analogo quello degli architetti, spesso costretti ad aprire finte partite IVA così che gli studi non debbano assumerli, il cui reddito medio è calato drasticamente negli ultimi anni e che per un giovane oggi si aggira attorno ai 16mila euro.

Stipendi che, seppur ancora maggiori di altri lavori, riflettono un’innegabile tendenza verso il basso che non farà altro che intensificarsi, poiché le ricette scelte per affrontare questa nuova crisi sono le stesse che l’hanno prodotta.

Il PNRR, individuando nei giovani un target privilegiato, andrà a “salvare” solo le poche eccellenze, selezionate tramite spietate competizioni, utili al modello di sviluppo perseguito, creando ulteriore polarizzazione e peggiorando ancora di più le condizioni di chi non rientra negli stringenti criteri della ristrutturazione odierna.

Come la pandemia ha reso sempre più palese, l’unico modo per invertire questa tendenza è un cambiamento complessivo di questo sistema, incentrato non più sul profitto, ma sulla tutela e la realizzazione degli interessi collettivi: casa, lavoro, salute, tutela del territorio, una vita dignitosa per tutti e tutte. Un compito che dati gli attuali rapporti di forza sembra impossibile, ma è proprio la ricostruzione della forza degli sfruttati – lavoratori, giovani, disoccupati, studenti – che oggi dobbiamo porci come necessità vitale. La costruzione di un’Organizzazione capace di convogliare le diverse istanze di emancipazione contro il nemico comune, il modo di produzione capitalista e chi lo sostiene.

Tutto ciò non può che passare dal sostegno, lo sviluppo e l’allargamento delle lotte contro ogni aspetto di questa oppressione, nell’ottica della ricomposizione di una generazione di sfruttati educata fin dai primi anni di scuola all’individualismo e alla competizione. In questi mesi abbiamo visto segnali importanti di agitazione provenire dalle lotte nel settore metalmeccanico, in quello della logistica e per il diritto all’abitare che vanno colti, rafforzati e generalizzati.

Lunedì 11 ottobre scenderemo convintamente in piazza in tutto il Paese per lo sciopero generale convocato da tutte le organizzazioni del sindacalismo conflittuale, una chiamata doverosa dopo l’omicidio di Adil Belakhdim che, in modo analogo ad Abdel Salam cinque anni fa alla GLS di Piacenza, è stato ucciso durante un picchetto ai magazzini Lidl di Biandrate.

Come organizzazione giovanile comunista non siamo mai venuti meno al sostegno militante nei momenti di lotta e di conflitto, sviluppando internità con i progetti sociali e sindacali che coerentemente si pongono in rottura con il sistema che regola gli odiosi rapporti sociali dominanti in questa società.

L’11 ottobre porteremo in piazza la nostra rabbia. La rabbia di una generazione costretta ad un presente fatto di miseria, di ipoteca del futuro a partire dalla totale assenza di prospettive per i giovani, dall’infarto ecologico sotto gli occhi di tutti e dall’imbarbarimento della società che la crisi della civiltà occidentale ha dimostrato inequivocabilmente con la pandemia. Un sistema, però, che non acceterà di fare passi indietro se non sotto i colpi di un forte movimento di classe organizzato. Costruiamo un’alternativa radicale qui e ora, per riscattare una generazione tradita.