Smascheriamo il gioco della tensione: nessuna piazza condivisa con Draghi e Landini.
Dalle prime immagini dell’assalto alla sede centrale della CGIL era già chiaro il via libera della polizia all’agibilità dei fascisti. Apparenze che hanno trovato conferma nelle dichiarazioni dei giorni seguenti in parlamento della ministra degli interni Luciana Lamorgese.
Niente di nuovo sotto al sole: solo chi non vuole vedere nega l’esistenza di relazioni decennali tra Forza Nuova e i servizi segreti italiani.
Un teatrino a cui da subito la CGIL si è prestata – con l’iconica immagine dell’abbraccio Draghi-Landini – riconfermando il ruolo di pacificatore sociale in rapporto organico con l’esecutivo di larghissime intese benedetto dall’Unione Europea. Proprio nelle stesse ore in cui oltre un milione di lavoratori aderivano allo sciopero generale promosso dall’intero arco dei sindacati conflittuali contro lo stesso governo Draghi.
Mentre i media ripropongono il leitmotiv del rischio “maree nere” – clima ideale a ridosso dei ballottaggi in cui si presenta la solita pantomima della contrapposizione sinistra/destra – la Lamorgese è già al lavoro per rafforzare il controllo e la stretta repressiva su cortei e proteste e si diffonde la condanna alle violenze di qualunque colore, come ci dimostrano perfettamente le dichiarazioni di Maurizio Molinari che, di fronte a un Landini consenziente, ha paragonato l’attacco fascista del 9 ottobre alla resistenza quotidiana del movimento No Tav.
Per questo motivo non accettiamo di essere olio negli ingranaggi di un meccanismo che punta a normalizzare (e se necessario reprimere) le tensioni sociali – dopo la riuscita stabilizzazione del piano istituzionale con la sussunzione dell'”anomalia populista” Lega/5stelle – stigmatizzando le posizioni di ostilità al governo Draghi nel solito paradigma degli “opposti estremismi” da combattere, salvo poi proteggere sistematicamente i fascisti.
il 16 ottobre non saremo in piazza al fianco di Landini, Draghi e tutta la compagine di Governo. Conosciamo il gioco a cui stanno giocando, sappiamo le responsabilità e il ruolo che i grandi sindacati confederali stanno svolgendo da decenni nel nostro paese e per questo affermiamo con forza che l’antifascismo cosi come l’alternativa sociale e politica continuiamo a costruirla nelle lotte e nell’organizzazione fuori dai vostri teatri sempre meno credibili.