Né oblio né perdono. Blocchiamo l’alternanza scuola-lavoro, con Lorenzo nel cuore!
La tragica morte di Lorenzo Parelli, studente di 18 anni, avvenuta mentre stava partecipando ad un percorso scolastico professionalizzante sembra aver riaperto, per il momento, il dibattito sul ruolo della scuola pubblica nel nostro paese e, in particolare, sul tema dell’alternanza scuola-lavoro, oggi denominata PCTO. Quella di Lorenzo non è infatti una tragedia inaspettata visto i numerosi casi di incidenti avvenuti durante questi percorsi. Solo per nominarne alcuni:
- 16 giugno 2021, Rovato, studente sedicenne precipitato da un cestello elevatore di cinque metri, portato in ospedale in condizioni critiche;
- 4 febbraio 2020, Emmeti Mondino Trattori di Genola (Cuneo), studente diciassettenne finito in terapia intensiva dopo essere stato travolto da una cancellata in ferro;
- 13 giugno 2018, studente diciassettenne si amputa una falange lavorando presso un’officina meccanica a Montemurlo, vicino Prato;
- 9 maggio 2018, a Pavia di Udine – stessa città in cui è morto Lorenzo, studente di 16 anni impegnato in uno stage in un’azienda si è semiamputato una mano utilizzando una fresa;
- 7 ottobre 2017, La Spezia, studente di 17 anni rimasto schiacciato dal muletto che stava guidando (senza patente), rotta la tibia;
- 21 dicembre 2017, stabilimento Sueco di Faenza, provincia di Ravenna, il braccio meccanico di una gru ha ceduto: un operaio di 45 anni è morto, uno studente diciottenne si frattura le gambe.
Così come non è una morte inaspettata visto la strage continua che avviene nei posti di lavoro: 1.404 nel solo 2021, ossia 4 morti al giorno. Dopo la morte di Lorenzo, sono avvenute altre 7 morti di lavoro in 24 ore. Lavoratori morti nel posto di lavoro che dovrebbero pesare sulla coscienza di politici e sindacalisti complici.
Sappiamo benissimo, infatti, che la responsabilità di questi incidenti e di queste morti non è dovuta al fato, ma a scelte politiche ben precise che hanno coperto una giungla lavorativa in cui per risparmiare sul costo della sicurezza sono stati permessi lavori a nero, contratti di sfruttamento, appalti al ribasso, sconti di pena, e chi più ne ha più ne metta.
In questa situazione, piuttosto che battersi per aumentare la sicurezza sul posto di lavoro e la qualità del lavoro, le principali forze politiche e sindacali hanno preferito buttare dentro la giungla anche gli studenti delle scuole superiori. La narrazione dominante è che, a fronte di un aumento continuo della disoccupazione giovanile e dei cosiddetti NEET, agli studenti andava proposto un modello “innovativo” di scuola, che permettesse loro di mettere in pratica le conoscenze acquisite in aula, trasformando obbligatoriamente ore di scuola in ore da passare in azienda.
La realtà però che abbiamo vissuto anche sulla nostra pelle è che l’unico obiettivo che questi percorsi professionalizzanti si pongono è quello di disciplinare i giovani e di abituarli fin da subito all’obbedienza, alla precarietà e ad un futuro fatto di miseria lavorativa. Se poi nel frattempo qualche studente rimane ferito o addirittura perde la vita, allora sono incidenti di percorso.
Ed è proprio di tragico incidente di percorso quello di cui stanno parlando in questi giorni gli esponenti dei principali partiti, compreso il Ministro dell’istruzione Bianchi e il Partito Democratico autore della legge, mentre la triplice CGIL-CISL-UIL insieme all’arcipelago delle loro organizzazioni studentesche, si agitano in cerca di una credibilità perduta, dopo aver per anni approvato e sponsorizzato questi percorsi professionalizzanti, coprendosi con la foglia di fico di qualche Carta dei diritti sull’alternanza o il Registro delle imprese.
Risultano inaccettabili anche battaglie para-sindacali come la rivendicazione per il salario in alternanza scuola-lavoro o la richiesta di percorsi più vicini alle ambizioni lavorative degli studenti o ancora la non-obbligatorietà (come se decidere di farsi sfruttare o meno fosse una scelta individuale).
Si tratta di posizioni non solo limitate perché chiuse in elementi di lotta vertenziali, ma pericolose se assunte a livello di massa nel movimento studentesco perché frutto di un’incapacità di comprendere le trasformazioni messe in campo dal nemico di classe da più di trent’anni nel modello di formazione a livello continentale. L’alternanza scuola-lavoro non è infatti solo un problema di sfruttamento di manodopera (minorile) gratuita e spesso adoperata in lavori usuranti e ripetitivi, ma è ancora più pericolosa in quanto fiore all’occhiello dello snaturamento della funzione della Scuola Pubblica.
Non ci interessa in alcun modo coltivare l’illusione di poter dare un volto umano a tutto ciò, ci uniamo alla lotta di chi senza mezzi termini costruisce concretamente l’alternativa smascherando la funzione ideologica dei progetti di alternanza scuola-lavoro e risponde sullo stesso piano affermando un rifiuto netto a questo strumento.
Con questa determinazione scenderemo convintamente in piazza sabato 29 gennaio a Livorno rispondendo all appello degli operai della logistica di USB in mobilitazione contro licenziamenti, sfruttamento e appalti. Per rendere giustizia alla morte di Lorenzo, per continuare a costruire organizzazione saldando rapporti di classe con chi si pone coerentemente in rottura con questo sistema di precarietà, miseria e lutto e contro un modello scolastico che uccide, uniamo alla rabbia operaia dei settori della logistica e dei porti la rabbia studentesca di OSA.
Miur e padroni assassini, abolire subito l’Alternanza scuola-lavoro senza sé e senza ma!