[FOTOGALLERY] Un anno di Cambiare Rotta: Oceani interi da conquistare

Un anno fa esatto nasceva Cambiare Rotta – organizzazione giovanile comunista. Dall’assemblea nazionale tenutasi l’11 aprile 2021 all’Acrobax di Roma davamo vita al passaggio organizzativo da quella che era stata l’esperienza di Noi Restiamo verso un nuovo soggetto politico, un passo in avanti con l’ambizione di costruire l’organizzazione giovanile comunista adeguata al presente e ai profondi mutamenti che con la crisi pandemica, economica, sociale e ambientale stavano intervenendo nella realtà.
Davanti a quella che era la manifestazione violenta delle diverse forme di una crisi sistemica del capitalismo – una crisi che dimostra il fallimento di quello che doveva essere l’unico e migliore dei mondi possibili e che ha invece condannato le giovani generazioni a un eterno presente senza prospettive – anche la nostra risposta doveva porsi necessariamente sul piano sistemico. Abbiamo promosso quindi la costruzione di un soggetto politico giovanile in continuità con la storia di Noi Restiamo, ma capace di abbracciare una funzione più generale, di attaccare le contraddizioni sempre più laceranti di questo modello di sviluppo, sedimentando le forze in una prospettiva di rottura radicale e di costruzione di un’alternativa di sistema che per noi non può che essere quella comunista.
Da subito siamo stati chiamati a confrontarci con la complessità del nuovo mondo multipolare che andava definitivamente configurandosi con il declino del primato statunitense, sancito prima dalla crisi pandemica e poi dalla sconfitta in Afghanistan. Un passaggio di fase e di recrudescenza della competizione inter-capitalista reso plasticamente dal consesso dei G20, ospitati dall’Italia, che abbiamo attraversato con la parola d’ordine dell’Exit Strategy, indicando chiaramente nel capitalismo occidentale l’espressione massima della barbarie di un modello fallito e regressivo, anche sul piano valoriale, e indicando quindi con ancora maggior forza nell’imperialismo di casa nostra dell’Unione Europea il nemico principale per la nostra generazione e tutte le classi subalterne.
A settembre abbiamo avviato il percorso contro il ritorno del nucleare, che da quella che sembrava essere una boutade di Cingolani si è rivelato un pericolo sempre più concreto – oggi non più solo sul piano civile, ma direttamente di una possibile guerra nucleare – entrando nell’agenda dell’Unione Europea e della sua falsa transizione ecologica. Contro la truffa ecologica di Cingolani e dell’UE abbiamo attraversato le mobilitazioni contro la Precop26 e costruito iniziative di approfondimento e controinformazione fino a lanciare il prossimo 22 maggio, in prossimità alla votazione per l’inserimento dell’energia da fissione nucleare nella Tassonomia Verde, la manifestazione alla centrale nucleare di Caorso.
Dalle periferie alle università, dalla resistenza in Valle con il Movimento No Tav alla difesa di Cuba socialista e delle esperienze progressiste di tutta l’America Latina, è stato un anno di lotte e iniziativa politica – e che ha visto nascere i nuovi nodi locali – che si sono intensificate in autunno in risposta agli effetti della ristrutturazione con il PNRR imposta da UE e governo Draghi. Abbiamo sostenuto l’esperienza di Potere al Popolo che ha visto nella partecipazione alle comunali il rafforzamento del progetto di costruzione di una nuova rappresentanza politica indipendente delle classi subalterne. Così come siamo scesi in piazza a fianco dei lavoratori e del sindacalismo conflittuale sostenendo lo sciopero generale dell’11 ottobre e poi il No Draghi Day del 4 dicembre, mentre contemporaneamente nelle scuole partiva l’ondata di mobilitazione e di occupazioni degli studenti contro la scuola-azienda di Bianchi, prima da Roma e poi in tutta Italia con sempre maggior forza dopo gli omicidi in alternanza scuola-lavoro di Lorenzo e Giuseppe. L’assemblea nazionale di OSA del 2-3 aprile ha segnato con lo strumento dell’organizzazione la sedimentazione delle forze attivate con le mobilitazioni studentesche di questi mesi, lavorando concretamente alla saldatura delle lotte degli studenti con quelle dei settori operai più conflittuali con il rilancio sulla data di sciopero e manifestazione nazionale a Roma promossa per il 22 aprile dall’Unione Sindacale di Base.
I processi globali e le tendenze – il manifestarsi della crisi sistemica del capitalismo e l’intensificazione della competizione del mondo multipolare – che un anno fa ci portavano a compiere questo passaggio organizzativo, in pochi mesi hanno dimostrato la propria concretezza con la precipitazione del conflitto ucraino e la risposta guerreggiata della Russia capitalista (prodotto essa stessa dell’Occidente sulle macerie dell’URSS) all’espansionismo a est della NATO e degli imperialismi occidentali. In questo scenario si conferma l’ambizione dell’Unione Europea a compiere l’ultimo miglio per costituirsi a tutti gli effetti come superstato imperialista – e ad affrancarsi dalla subalternità storica nei confronti degli Stati Uniti – con un balzo in avanti sul piano dello sviluppo e dell’integrazione militare tra i paesi membri. Per l’UE si tratta di un passaggio oggettivamente obbligato per non rimanere schiacciata dagli altri competitor, che la Rete dei Comunisti aveva già saputo individuare con precisione nel convegno di Bologna dello scorso novembre, a conferma ancora una volta della centralità dell’analisi e della teoria quali strumenti centrali per l’agire politico.
Nelle mobilitazioni contro la guerra imperialista di NATO, UE e USA c’è tutto il portato della prospettiva rivoluzionaria che siamo chiamati ad assumerci contro la barbarie del capitalismo che sta trascinando sempre più velocemente tutta l’umanità verso un futuro di guerra, sfruttamento, devastazione ambientale e miseria. La strada è lunga ma tracciata, abbiamo oceani interi da conquistare!
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