LA BASE DI #COLTANO (NON) S’HA DA FARE E SI FARà
Continua la mobilitazione: blocchiamo la filiera della morte!
Nella mattinata di ieri, 4 maggio, presso la caserma Baldissera di Firenze si è svolto l’incontro congiunto tra Ministero delle Infrastrutture, Regione Toscana, Comune di Pisa, Arma dei Carabinieri e Ente Parco provinciale per discutere la realizzazione della nuova base militare a Coltano. Il risultato del vertice sembra confermare la scelta fatta da parte delle istituzioni di destinare la base nel territorio pisano, anche se bisognerà attendere l’incontro con il Ministero della Difesa del prossimo 12 maggio per avere una conferma probabilmente definitiva in tal senso. Alcune indiscrezioni, infatti, paventano la possibilità dello spacchettamento della base in più centri, in modo tale da aggirare – almeno parzialmente – lo sdegno generalizzato sulla cementificazione di terreni posti sotto vincolo ambientale e paesaggistico. Resta però chiara la volontà: la base si deve fare e si farà. Qualsiasi sia la soluzione che verrà adottata, si conferma infatti la necessità di questo investimento militare e la centralità geografico-strategica di Pisa.
Come Cambiare Rotta denunciamo da tempo in che modo la ristrutturazione che sta attraversando l’università e la ricerca italiana tenda ad omologare il mondo della conoscenza agli interessi del tessuto produttivo e della competizione inter-capitalistica, compresa quella giocata sul terreno militare. L’ateneo pisano e i centri di eccellenza intrattengono molteplici rapporti con l’apparato industriale bellico e lo fanno anche in virtù della presenza sul territorio sia di aziende attive nel settore, quali Leonardo e IDS, sia di importanti centri militari come base USA di Camp Darby, l’aeroporto militare e la Folgore. Lo stesso legame tra università e sfera militare avviene su più livelli: il primo su un piano tecnico e tecnologico, il secondo su quello della collaborazione tra università e settori militari al fine di fornire una cornice politica e giuridica alle azioni di guerra. È evidente, quindi, come la città si stia di fatti configurando sempre più come rappresentazione concreta di una vera e propria filiera di morte che parte dalle basi militari passando per i legami tra ricerca universitaria, aziende di guerra e comandi militari.
Ieri, in contemporanea al vertice istituzionale, eravamo in presidio a Firenze assieme al Movimento No Base e alle varie forze politiche, proprio per ribadire la nostra totale contrarietà al progetto ovunque esso venga attuato; per opporci ai processi di militarizzazione non solo dei territori ma anche delle nostre università e centri di ricerca, che con questa nuova base non potranno che rafforzarsi; per rivendicare l’allocazione di quei 190 milioni verso i settori popolari.
Il fatto che i soldi per la costruzione della base provengano dal fondo per la coesione sociale ci dice molto sull’idea di “spesa sociale” che hanno le forze di governo locale e nazionale, dal PD alla Lega. In questo senso le differenze politiche si assottigliano e confermano il “governo dei migliori” nemico dei popoli, dell’ambiente e della pace.
Per questi motivi accogliamo e rilanciamo la data di mobilitazione del 2 giugno, continueremo ad opporci con ogni mezzo necessario!