Affinità e divergenze tra il compagno Letta e Noi (Restiamo)
“Il problema dei flussi migratori in Italia sono i giovani che se ne vanno”. Enrico Letta, mentre si trova ancora al governo assieme al centrodestra e dopo anni che attua le stesse (se non peggiori) politiche securitarie e criminali sul tema dell’immigrazione, prova a differenziarsi dal suo competitor elettorale evocando il dramma dell’emigrazione giovanile.
Evidentemente il segretario del Partito Democratico (lo stesso partito democratico che in queste ore ha spinto un suo candidato a rinunciare al seggio perchè prima di entrare nel PD aveva fatto un timido tweet in solidarietà ai palestinesi), aspettava questa campagna elettorale per rendersi conto di quella che è la condizione endemica della nostra generazione: Spinta ad emigrare, da una realtà dove non esistono più prospettive al nord europa, per cercare quella che spesso è solo l’illusione di un miglioramento delle condizioni di vita.
Dietro all’ondata migratoria di giovani all’estero cui si riferisce il “compagno” Letta, vi è il drenaggio di risorse braccia e menti dai paesi PIIGS a i paesi core. Un drenaggio “costituente” del processo di costruzione del polo imperialista europeo, tramite le politiche di massacro sociale e devastazione del mercato del lavoro, che per decenni ha portato avanti in primis proprio il PD insieme a tutto l’arco politico istituzionale, con la collaborazione di CGIL, CISL e UIL, sotto l’egida dell’Unione Europea.
I paesi PIIGS sono stati i più colpiti dal martello della ristrutturazione macroregionale del mercato del lavoro, volto a far diventare l’UE “l’economia della conoscenza” più competitiva al mondo: il nuovo regime di accumulazione flessibile (basato su un mercato del lavoro sempre più fortemente competitivo e falsamente meritocratico) polarizzato tra pochi impieghi altamente qualificati ed una massa di lavoratori routiniani e di bassa manovalanza. Gli uni quanto gli altri privati di ogni sicurezza sociale con lo smantellamento del welfare state, e segnati da flessibilità e precarietà esistenziale.
Di pari passo con questa devastazione è andato il processo di integrazione europeo successivo al trattato di Maastricht, che ha portato ad una colonizzazione produttiva, all’aggancio e alla subordinazione alle filiere del valore tedesche ed europee.
Così si è creato questo drenaggio di risorse umane e materiali, spesso descritto come fuga di cervelli ma che in realtà è un furto di braccia e cervelli dalla periferia al centro del polo imperialista europeo. Questo triste stato di cose è stato mistificato sul piano ideologico per forgiare i settori giovanili al sentimento di appartenenza europeo in sostegno ai processi di nation building e di integrazione continentale, contrapponendo una virtuosa “generazione erasmus” o “generazione europea” ai giovani “choosy”, “mammoni” ecc.
Ma se a rendere la nostra generazione una “working poor generation”, privata di un lavoro decente quanto (di riflesso) dei rapporti sociali, è stata tutta la classe dirigente italiana con la complicità dei grandi sindacati confederali, l’esecutore materiale che più si è speso per renderci tale è stato il PD (compreso Letta) e tutto il centrosinistra. Oggi siamo davanti ad una insopportabile operazione di maquillage che per poco più di un mese ancora proverà a spacciarci centrosinistra e centrodestra come due schieramenti contrapposti, che in maniera ridicola fanno a gara a chi fà più promesse, proprio mentre stanno ancora insieme al governo per attuare l’agenda Draghi. Ovvero quel complesso pacchetto di riforme cui sono vincolati i finanziamenti europei del PNRR che ha già “apparecchiato” praticamente tutta la legislazione da qui al 2027: un pilota automatico potenziato dal recovery found che, inserito in un contesto internazionale incandescente ed in piena crisi sistemica, unito alle esigenze militari della NATO (che de facto è in guerra), all’aumento dei tassi d’interesse della BCE ed al tornare alla ribalta dei falchi dell’austerità europea, renderà impossibile adottare qualunque serio piano di riforme senza porre come condizione necessaria la rottura della gabbia dell’Unione Europea e dell’atlantismo. Ci si può dunque aspettare che chi vincerà le elezioni attuerà il contrario delle tante promesse che sentiamo in queste ore.
Mentre il PD si erge a paladino di un’europa dei popoli e dei migranti contro la destra razzista, bisogna ricordare il loro ruolo essenziale nella costruzione della “fortezza europa”: stringendo accordi con i tagliagole ed i signori della guerra libici al fine di creare lager per stoppare i migranti in Libia.
Una fortezza europa che prima crea essa stessa i flussi migratori, destabilizzando, generando guerre, sfruttando e tenendo nel sottosviluppo i paesi che considera della propria area di pertinenza: dal nord al centro africa, fino al medio oriente e l’europa orientale (notizia di questi giorni: la francia ha schierato per conto dell’UE la legione straniera in yemen per assicurare il gas all’europa). Poi respinge i migranti utilizzando Frontex (l’agenzia europea la cui importanza è cresciuta esponenzialmente quanto i suoi crimini sui migranti) ed esternalizzando la gestione dei flussi migratori a Marocco, Libia e Turchia: una politica criminale che ha causato decine di migliaia di morti e la strage di mellilla di pochi mesi fà, e che oggi è diventata ancor più respingente scegliendo di accogliere solo i migranti Ucraini a scapito di tutti gli altri.
Una politica che tra l’altro rischia di ritorcersi contro i progetti dell’UE perché la Turchia si sta rendendo sempre più un player autonomo dagli imperialismi occidentali (come testimoniano le minacce di usare la pressione migratoria per destabilizzare la Grecia nell’ottica di prendersi le isole dell’Egeo).
Di fronte alla drammatica condizione della nostra generazione otto anni fa a Bologna, dietro le barricate dell’occupazione abitativa di via Irnerio 13, abbiamo iniziato il nostro percorso di lotta, con una parola d’ordine chiara: Noi Restiamo. Una dichiarazione d’intenti in aperta contrapposizione al processo di emigrazione forzata imposto alla nostra generazione. Oggi ancora, più di un anno dopo il passaggio organizzativo a Cambiare Rotta, sappiamo bene chi è che ha rubato il futuro alle giovani generazioni a nord come a sud del mediterraneo. Figli della stessa rabbia dobbiamo organizzarci fianco a fianco dei giovani migranti e dei lavoratori stranieri
Consci di trovarci nell’occhio del ciclone di una crisi strutturale del modo di produzione capitalista inserita in un clima internazionale tesissimo e già passato alla guerra guerreggiata, l’unica soluzione è organizzarci per affermare i nostri interessi di classe e far pagare il conto ai nemici: primo tra tutti il PD, il partito oggi più guerrafondaio, più fedele all’”agenda Draghi”, il partito maggiormente responsabile della devastazione sociale che abbiamo di fronte e la parte nell’arco politico più importante della catena di comando del polo imperialista europeo e della NATO. Altro che unità della sinistra ed argine contro le destre, altro che “un partito di giovani” come vuole farci credere Letta: il PD è il primo nemico delle giovani generazioni e delle classi popolari. è tempo di rifiutare il gioco dell’oca della politica e sfidare il presente, cercando di costruire un’ipotesi politica alternativa che sappia muoversi fuori e contro il perimetro del “sistema Draghi”.