VERSO UN NUOVO 8 DICEMBRE DI LOTTA, AVANTI TUTTA NO TAV

L’8 Dicembre del 2005 migliaia di persone percorsero le strade della Val Susa e riuscirono a bloccare il cantiere di Venaus dimostrando a tutto il paese che quel treno con la lotta si può fermare, e che solo attraverso la lotta un popolo può affermare le proprie ragioni e può vincere. Da quel giorno, ogni anno, tantissime persone continuano a riunirsi in Val Susa e continuano a marciare per quelle strade e per quelle montagne per ricordare che ora come allora, è possibile fermare questa grande opera inutile, che ora come allora è possibile vincere.

L’8 Dicembre di quest’anno si inserisce in un momento storico particolare rispetto agli altri anni. Un momento storico segnato da una guerra che si combatte alle porte dell’Europa e che vede coinvolto direttamente anche il nostro Paese, e da una delle crisi economiche e sociali più irruenti che l’Occidente abbia mai vissuto. Il nuovo governo Meloni, già da questi primi mesi si è dimostrato essere nient’altro che una faccia più reazionaria del precedente governo Draghi; e questo lo vediamo bene sia dalla continuità con le politiche di massacro sociale che vengono portate avanti sulla pelle delle classi popolari, sia dalle scelte di politica internazionale che riconfermano l’Italia come paese complice della folle escalation portata avanti dell’Alleanza Atlantica e dall’Unione Europea contro la Russia nel teatro di guerra dell’Ucraina.

Anche in Val di Susa, per quanto riguarda la questione trentennale della linea ad Alta Velocità Torino-Lione, abbiamo visto che il nuovo governo si trova in perfetta continuità con i precedenti governi tecnici e in linea con tutti i partiti dell’arco parlamentare, dal centrodestra al centrosinistra. La dimostrazione più evidente di tutto ciò è la nomina di Matteo Salvini come nuovo ministro delle Infrastrutture, che in tutta la sua carriera politica non si è mai fatto mancare di esprimersi pubblicamente a favore del TAV, e in maniera particolarmente accanita ha sempre condannato e represso il movimento No Tav e le pratiche di lotta che da trent’anni porta avanti in Val di Susa. Non è un segreto che gli interessi economici e strategici che si muovono dietro la costruzione della grande opera della Torino-Lione, siano condivisi e sostenuti da tutte le forze politiche istituzionali; così come non è un segreto che questi interessi siano così forti da rendere il TAV una priorità assoluta di questo Paese, un’opera che deve essere completata ad ogni costo, anche al costo di una pandemia globale che ha prodotto migliaia di morti nel nostro paese a causa della debolezza strutturale del nostro sistema sanitario pubblico svenduto da anni al privato, e anche a costo della crisi sociale venuta dalla guerra in corso, che già da ora sta facendo sentire i suoi effetti in maniera fortissima sulle fasce popolari che vedono le loro condizioni materiali deteriorarsi sempre di più tra l’aumento del carovita, delle bollette e una disoccupazione che ogni giorno tocca vette più alte.

Il motivo per cui ogni anno, ad ogni finanziaria, milioni di euro vengono versati per il TAV anziché per le politiche sociali, per il welfare, per la sanità e l’istruzione pubblica, è che oltre ad arricchire le aziende private che prendono i finanziamenti e che hanno interesse nella costruzione dell’opera, il TAV è anche un’opera di interesse strategico e militare richiesta dalla NATO e dall’UE, dal momento che fa parte delle linee TENT di mobilità europea e che avrebbe come scopo quello di poter spostare mezzi militari pesanti dall’Ovest all’Est Europa.

Motivo che rende un’opera del genere ancora più prioritaria nel momento in cui si è acceso il conflitto in corso tra la Russia e l’Occidente proprio ai confini orientali dell’Europa, e la Valle un terreno fortemente attenzionato, basti vedere le esercitazioni Nato che si sono tenute nel territorio pochi giorni fa. Per questo stesso motivo il territorio della Valle di Susa che interessa i cantieri dell’opera è dichiarato Zona di Interesse Strategico nazionale e le montagne della Val Susa da anni vengono occupate militarmente dall’Esercito e da migliaia di Forze dell’Ordine che hanno il compito di sorvegliare i cantieri e di reprimere qualsiasi forma di dissenso e di protesta popolare contro la costruzione dell’opera.

Infatti il movimento No tav da anni subisce le forme più accanite di repressione che si riproducono in diversi modi: dalla violenza bruta usata dalla Polizia durante i cortei e le manifestazioni di protesta, al restringimento e alla negazione degli spazi democratici, fino alle più folli forme di repressione giudiziaria del Tribunale di Torino che hanno portato negli anni a centinaia di denunce, misure cautelari e arresti. Il clima di guerra interna che si sta riversando in tutto il Paese come conseguenza della guerra in corso e la necessità di mantenere a tutti i costi la pace sociale, in Val di Susa si verifica con forme ancora più violente di accanimento e di repressione.

Lo specchio di tutto ciò lo vediamo nel vergognoso processo si associazione a delinquere che la magistratura torinese sta portando avanti nei confronti di molti militanti del Movimento No Tav e del Centro Sociale Askatasuna; un castello accusatorio senza precedenti che punta a screditare la lotta che porta avanti il movimento No Tav e ad etichettare una storia trentennale di resistenza come una serie di azioni e di atti portati avanti da un gruppo ristretto di “delinquenti”.

Dal 2005, ogni anno, ogni 8 Dicembre ci dimostra che non è così. Ci dimostra che a discapito dell’assurda tesi della magistratura il Movimento No Tav è un movimento popolare, formato da una valle intera e da migliaia di persone che lottano contro una grande opera inutile e in generale contro un modello di sviluppo che ci sta negando il futuro e che ha come priorità il TAV a discapito dell’ambiente e di quelli che sono i reali interessi della collettività.

Per questo motivo come giovani, come studenti e universitari, anche quest’anno l’8 Dicembre scenderemo per le strade della Val Susa affianco al Movimento No Tav. Contro un sistema che produce crisi, guerre e che sta portando questo mondo al collasso climatico. Se la grande opera inutile ed ecocida del TAV è l’espressione di un modello di sviluppo che ci nega il futuro, allora lottare contro il TAV vuol dire lottare per riprendersi il futuro che ci stanno togliendo. Con questa stessa convinzione e rabbia, contro quelle stesse priorità malate a cui si oppone il movimento NoTav, saremo in piazza in tutta Italia per lo sciopero del 2 dicembre e il 3 dicembre a Roma. Verso un nuovo Dicembre di lotta,ci vediamo l’8 dicembre alle 11 a Bussoleno avanti tutta No Tav!