L’UNIBA VA IN GUERRA – Documento di controinformazione
La guerra ha da sempre rappresentato il punto di contraddizione più grande del sistema in cui viviamo, in cui l’idea di una crescita infinita di benessere per tutti decade disastrosamente dinanzi all’esigenza reale della nostra classe dirigente nazionale e sovranazionale di competere sempre di più nel nome di un’ambigua idea di progresso, portando inevitabilmente l’ipercompetizione a tradursi non solo esclusivamente in un confronto economico o politico-ideologico con gli altri soggetti in campo, bensì in un confronto militare diretto come possiamo chiaramente vedere nello scontro russo-ucraino che affonda le sue radici nelle tensioni che negli anni si sono sviluppate tra la Russia e la NATO a seguito dell’espansione “difensiva” di quest’ultima.
Affinché questa esigenza della nostra classe dirigente di voler vincere a tutti i costi l’ipercompetizione a livello globale, e quindi di voler vincere a tutti i costi la guerra in corso come è stato più volte esplicitamente dichiarato dai massimi esponenti di NATO e UE, le università di tutta Italia giocano un ruolo non indifferente nel rafforzamento delle Forze Armate e nello sviluppo di nuove tecnologie per l’industria bellica. Nello specifico dell’Università di Bari questa ha da sempre ricoperto una funzione militare strategica nello scacchiere geopolitico europeo, portandola quindi ad avanzare accordi e collaborazioni con l’industria bellica come la Leonardo Spa che si arricchisce attraverso la produzione di armamenti, con la Marina Militare e l’Aeronautica che agiscono in piena organicità con gli obiettivi strategici della NATO, e con lo Stato criminale di Israele che da più di settant’anni porta avanti un regime di apartheid nei confronti del popolo palestinese.
L’episodio che ha visto sei studenti universitari della nostra organizzazione denunciati per aver affisso uno striscione all’ingresso del Politecnico di Bari contro gli accordi di quest’ultimo col mondo militare e con Israele, è la conferma definitiva che non solo esiste una forte sinergia tra le nostre università e la filiera della guerra, ma che la democrazia liberale che vuole ergersi a baluardo della libertà d’espressione a differenza delle “autocrazie” che essa vuole combattere, si sgretola sotto i suoi stessi piedi quando nega agli studenti universitari di denunciare pubblicamente un modello universitario che con questi accordi contribuisce direttamente alla guerra, all’oppressione e alla devastazione ambientale con la scusa di “manifestazione non autorizzata”.
La nostra responsabilità come studenti universitari è quella di agire concretamente per stracciare questi vergognosi accordi che rafforzano chi vuol “vincere la guerra a tutti i costi” sulla pelle delle popolazioni coinvolte nei conflitti, a favore di una università che contribuisce invece allo sviluppo del pensiero critico, dell’emancipazione individuale, e che si faccia promotrice di reali progetti di pace.
Qui di seguito verranno dunque sistematizzati tutti quegli accordi con l’industria bellica, la NATO, le Forze Armate e lo Stato di Israele che negli anni hanno qualificato l’Università di Bari come tassello fondamentale per il rafforzamento della filiera della guerra.
ISRAELE
Negli anni 2021/2022 è stato promosso il progetto “Abbracciamo Israele 2”; si tratta di un progetto volto “alla promozione della pace tra i popoli, alla promozione della non violenza e della difesa non armata”.
Nell’anno 2022 è stato invece oggetto di massicci finanziamenti il progetto Drone-Tech, che vede coinvolti come partner il distretto tecnologico aerospaziale pugliese e l’High Lander Aviation Ltd, società con sede nella cittadina israeliana di Ra’anana, specializzata nella progettazione di software e programmi di controllo voli dei velivoli senza pilota, e come soci del DTA le Università del Salento-Lecce e “Aldo Moro” di Bari, il Politecnico di Bari, l’ENEA, il CNR, Leonardo SpA, Avio Aereo e IDS – Ingegneria dei Sistemi.
Il piano viene presentato con l’intenzione di sviluppare droni a pilota automatico utilizzabili nella ricerca di discariche abusive, senza nascondere il “doppio uso” civile e soprattutto militare che se ne farà di questi droni: la Leonardo Spa, l’apartheid dello Stato israeliano e le passate collaborazioni con industrie militari e Forze Armate tra la nostra università, la Regione e lo Stato di Israele, sono qui a dimostrarci le chiare finalità belliche di questi progetti.
Mercoledì 4 maggio 2022 nell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro si è svolto l’ evento di apertura del Master in Terrorismo, prevenzione della radicalizzazione eversiva, sicurezza e cybersecurity ospitando la relazione del Direttore dell’HUB South NATO, Gen. Davide Re, sul tema “ Sicurezza e prevenzione del terrorismo internazionale”, con la partecipazione di Gabi Simoni, colonnello delle forze di difesa Israeliane, (che in materia di dialogo pacifico con il popolo palestinese ne sa davvero poco) volto alla formazione di esperti in prevenzione del terrorismo, in consapevolezza della radicalizzazione e in tecniche di deradicalizzazione. L’incontro si è focalizzato sul ruolo pro-attivo dell’HUB South NATO e su progetti e attività di futura collaborazione col nostro Ateneo per le attività del Master.
Ci opponiamo a qualsiasi contributo che la nostra università offre a chi da decenni opprime il popolo palestinese, attraverso lo sviluppo di tecnologie di ultima generazione e legittimando il regime d’apartheid con imbarazzanti progetti che invitano gli studenti ad “abbracciare” Israele in nome della pace tra i popoli.
NATO E MARINA MILITARE
All’interno del rafforzamento del polo europeo, anche l’Università degli studi di Bari Aldo Moro ha deciso di inserirsi esplicitamente in quella tendenza che da anni conferisce alla ricerca pubblica uno scopo bellico e militare. Il 16 marzo 2022 è stato firmato il rinnovamento di un accordo collaborativo, ormai consolidato dal 2016 a questa parte, tra la Marina Militare e l’università, il tutto a bordo della nota portaerei Cavour.
Il Capo di Stato Maggiore della Marina, l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino, ha felicemente voluto sottolineare che “il rapporto fra noi e l’università di Bari sia fondamentale anche in prospettiva futura”. Aumenterà, per la Marina Militare, il coinvolgimento e l’impegno con l’Università, non solo nell’ambito della formazione, dello
studio ma anche nelle nuove tecnologie e nelle discipline inerenti a tutto tondo la marittimità”, andando di fatto a render noto come il mondo universitario sia perfettamente inserito in quella filiera produttiva promossa dalla recente istituzione dell’European Defence Fund, il quale prevede lo stazionamento di 8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 volti ad incentivare la ricerca militare a scopo di difesa e l’industria legata ad essa. Per concretizzare maggiormente l’inserimento dell’università all’interno di questa filiera della morte, il sopracitato accordo prevede inoltre la possibilità di “condurre attività di ricerca e sviluppo in aree inerenti la cultura del mare e della marittimità, le tecnologie dell’informazione e la comunicazione, l’e-learning, al fine di promuovere un approccio sinergico e di qualità al settore della ricerca, con focus specifico alle nuove tecnologie ed alla dimensione subacquea, che tocca anche significativi Piani Nazionali di Ricerca Militare (PNRM) di strategica valenza per la Forza Armata.”.
Qualora non dovesse essere abbastanza chiaro il rapporto tra la Forza Armata e l’Ateneo, la sottoscrizione di tale accordo di collaborazione pluriennale è avvenuta alla conclusione dell’evento organizzato da Limes – rivista italiana di geopolitica – dal titolo “Puglia porta d’Oriente: l’Italia fra Adriatico, Ionio e Balcani” nell’ambito del festival “Mare d’inchiostro”, in cui si è ampiamente discusso il ruolo geostrategico e mediterraneo dell’Italia in questo “difficile momento storico” assieme alla partecipazione di figure di spicco del mondo militare, il tutto mascherato da progetto di diffusione della cultura e della letteratura del mare; questi tipi di ricerca definiti “dual use” rappresentano sempre quella doppia faccia che nasconde gli scopi bellici sotto il falso nome di “festival culturali”. Guardando al passato, durante gli anni 2018, 2019 e 2021, sempre all’interno della collaborazione tra Marina ed università, si è svolta l’esercitazione “Mare Aperto”, mirata – come spiega il quotidiano Report Difesa – all’esercitazione delle Forze Armate per il mantenimento di elevati standard di integrazione delle forze nazionali e della NATO, per la sicurezza marittima comune dell’Italia, dell’Europa e dell’Alleanza Atlantica, con la presenza di sei studenti dell’UniBa incaricati di svolgere attività di analisi scientifica al fine di “dettagliare meglio l’area costiera oggetto di uno sbarco”.
E’ ormai chiara l’inesistente differenza fra ricerca militare e ricerca civile, in quanto tutta la ricerca sfruttabile viene indirizzata a scopi bellici che, in tempi di emersione del conflitto, viene esplicitamente indirizzata verso le esigenze di difesa strategica, e tutti questi accordi ne sono la prova lampante.
INDUSTRIA BELLICA
Già Nel 2009 lʼUniversita ha aderito al DTA (DISTRETTO TECNOLOGICO AEROSPAZIALE). Si tratta di un organismo associativo ancora attivo, partecipato sia dall’Università che dal Politecnico di Bari, ciascuno con quota dell’11%, e da varie aziende e industrie del settore, tra cui la già citata Leonardo, che ha una quota più grande 18,5%. Il
fine esplicito del DTA è «rafforzare le competenze tecnico-scientifiche» delle industrie che vi partecipano.
6 anni fa, nel 2017, gli studenti del Politecnico di Bari hanno partecipato a un corso di formazione sponsorizzato da Boeing, Leonardo e Avio Aero, nominalmente finalizzato a “educare i giovani all’imprenditorialità e alla sostenibilità”
Nel 2021, durante la pandemia, il Cda di Med-Or, fondazione organica alla multinazionale Leonardo SpA, ha nominato il Comitato Scientifico della Fondazione, di cui fa parte anche il Rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini.
Pochi mesi fa, al volgere del termine del 2022, il DTA (Distretto tecnologico aerospaziale) che tra i suoi soci figurano Università del Salento-Lecce e “Aldo Moro” di Bari, il Politecnico di Bari, Leonardo SpA ed Avio Aereo, come detto prima, ha aderito al progetto Drone-Tech con High Lander Aviation Ltd (società israeliana diretta da ex-militari specializzata nella progettazione di software per il controllo voli dei velivoli senza pilota) e gruppo Sightec di Tel Aviv, ( che ha fornito lo scorso anno al colosso industriale – Israel Aerospace Industries, le tecnologie di scansione impiegate a bordo di “MultiFlyer”, un nuovo piccolo drone-elicottero immesso nel mercato per svolgere un largo numero di operazioni dual, civili e miliīaíi-secuíiīaíie” ) per la realizzazione di droni con l’obiettivo dichiarato di individuare discariche abusive, senza nascondere il possibile uso militare degli stessi. Le prove di volo dei droni verranno effettuate nell’areoporto di Grottaglie (Taranto), più nello specifico nel Airport Test Bed, grande polo militare ed industriale, lautamente finanziato dalla Regione Puglia per 11 milioni di euro, che mira ad essere il “principale centro mediterraneo”, “tra i più avanzati dʼEuropa”, della sperimentazione dei servizi e della tecnologia dei velivoli a pilotaggio remoto.
Nel polo sorge anche uno stabilimento della Leonardo S.P.A e la Stazione Aeromobili della Marina Militare (Maristaer) con l’unico reparto di volo ad ala fissa della forza armata, dotato dei velivoli aerotattici a decollo ed atterraggio verticale e base di supporto dei cacciabombardieri F-35B.
E’ doveroso segnalare la presenza nel CDA (consiglio di amministrazione dell’università, dedito alla gestione e controllo dell’attività amministrativa, economico-finanziaria dell’Ateneo) di Luisa Riccardi, che attualmente è “Direttore V reparto (nella sezione per l’innovazione tecnologica) nel Segretariato Generale della Difesa e Direzione nazionale degli armamenti”. Luisa Riccardi ha un ricco curriculum alle spalle vantando posizione nei CDA e comitati di altre università (come l’università di Salerno), ma soprattutto prestigiose posizioni nel Ministero della Difesa, è stata più volte Direttore nel dipartimento per l’innovazione tecnologica (lavoro che svolge tutt’ora, come detto sopra), e nel 2019 è stata “Vice Capo di Gabinetto del Ministero della Difesa”.
Da tutto questo possiamo trarre che l’università di Bari è perfettamente inserita nel contesto industriale bellico italiano, firmando accordi con le principali aziende del settore come la Leonardo e la Avio, che nel pieno della corsa agli armamenti a cui stiamo assistendo, convogliano la conoscenze degli studenti per alimentare la “filiera della guerra”, e quindi della morte. Non fermandosi al contesto italiano, l’uniba stringe accordi anche con università israeliane, volti alla costruzione di droni da remoto per uso civile, non
nascondendo il possibile uso militare degli stessi , usati dal criminale stato di Israele per portare avanti l’oppressione contro il popolo palestinese.
CONCLUSIONE
Il nostro scopo non è unicamente quello di aver ragione, ma dalla comprensione del contesto in cui ci troviamo deve necessariamente seguire l’azione pratica volta ad inceppare gli ingranaggi di questi meccanismi guerrafondai, pertanto se vogliamo realmente praticare la rottura con questo sistema che porta solo guerra e devastazione ambientale, venerdì 24 marzo (in cui inoltre ricorre l’anniversario della prima vera operazione militare promossa dalla NATO contro la Jugoslavia) gli studenti universitari devono scendere in piazza per opporsi a questi accordi criminali e per gridare a gran voce che la guerra deve rimanere fuori dalle nostre università.
Marzo 2023