NELLE UNIVERSITA’ CRESCE IL SOSTEGNO ALLA PALESTINA: SOTTO ACCUSA GLI ACCORDI CON ISRAELE

Non solo le piazze, il sostegno alla Resistenza palestinese e la denuncia dei crimini perpetrati sempre più brutalmente da Israele cresce e si allarga anche sul terreno dell’università.

Dopo la giornata di agitazione nazionale studentesca per la Palestina del 13 ottobre, stanno continuando infatti, da Bari a Torino, le iniziative e le mobilitazioni negli atenei oltre che nelle scuole.

E da ieri si è aggiunta anche la Bicocca di Milano dove attorno a mezzogiorno oltre cinquanta studenti hanno animato il presidio, e poi il corteo interno per sostenere la causa palestinese e chiedere la cessazione degli accordi che l’ateneo intrattiene con le università israeliane.

Un fatto decisamente inusuale in Bicocca, che ha incrociato la curiosità e l’interesse anche di alcuni professori, per un’università giovane e finora lontana dalla tradizione politica degli atenei cittadini “storici”.

Ma le ragioni della Resistenza palestinese sembrano cominciare a scalfire, spiazzando media e istituzioni, la passività politica che da trent’anni si porta in dote questo paese, come si è visto la scorsa settimana in diverse città con la partecipazione di massa ai cortei per la Palestina.

Così, dopo l’università Statale, anche alla Bicocca il sentimento diffuso di sostegno al popolo palestinese, che aveva attraversato i banchetti di controinformazione e le discussioni informali tra studenti nei giorni precedenti, si è trasformato in una larga partecipazione al presidio.

Gli studenti si sono dati appuntamento davanti all’edificio U7 della Bicocca per poi muoversi verso il rettorato, presidiato dalle forze dell’ordine in antisommossa, com’è prassi ormai da parte delle università davanti alle proteste e alle richieste di confronto degli studenti.

Anche gli studenti della Bicocca hanno dimostrato di avere le idee chiare circa la complicità di questo sistema universitario con Israele, in particolare nello specifico della ricerca tecnologica applicata in ambito militare.

Dall’accordo siglato nel 2000 dal MIUR con Israele, infatti, le università italiane sono attori di primo piano nella connivenza delle nostre istituzioni con il regime di apartheid israeliano. Una complicità non solo ideologica quindi – come recentemente dimostrato ancora una volta dalla Sapienza con la repressione verso gli studenti pro Palestina – ma che riguarda direttamente i progetti di ricerca e l’attività accademica. Pensiamo solo agli undici dipartimenti dell’università di Torino coinvolti nell’accordo quadro con il Technion Israel Institute of Technology o a quelli dell’università di Bari, per cui sei studenti che li denunciavano con uno striscione sono stati addirittura denunciati.

Gli accordi della Bicocca con i poli di Haifa e Tel Aviv non rappresentano quindi un caso isolato e su questi il presidio di ieri ha chiesto spiegazioni pretendendone l’immediata cessazione.

A questo proposito, nonostante la militarizzazione del piazzale antistante l’edificio, l’università ha quindi dovuto ricevere una delegazione composta anche da alcune studentesse palestinesi, accompagnata fino in rettorato da un secondo corteo interno.

Durante l’incontro il prorettore ha preso tempo, riportano gli studenti, chiedendo ulteriori specifiche circa le rivendicazioni. La vertenza proseguirà quindi con una petizione e una raccolta firme contro gli accordi di ricerca con le università israeliane, ma già questo sabato gli studenti della Bicocca torneranno a mobilitarsi scendendo in spezzone nella manifestazione cittadina chiamata per questo sabato dalle comunità palestinesi con concentramento alle 15 nel piazzale della Stazione Centrale.

L’appuntamento lanciato dagli studenti della Bicocca insieme a Cambiare Rotta è quello di un pre-concentramento studentesco in piazza della Repubblica alle 14,30 dove convergeranno anche gli studenti della Statale e i medi per poi raggiungere insieme la manifestazione.

Alcune foto della giornata: