8 MARZO: LA LIBERAZIONE SI CONQUISTA! AL FIANCO DELLA PALESTINA CHE RESISTE.
Piattaforma per lo sciopero studentesco nazionale.
Se ci vogliono vittime, ci avranno rivoluzionarie. La rabbia è la nostra speranza. Per una Nuova Scuola Pubblica
Per l’8 marzo, giornata Internazionale della Donna, convochiamo uno sciopero generale studentesco. Ricordiamo che l’8 marzo non è una festa, ma una giornata di lotta contro un sistema che ci opprime. In questa fase storica, ribadiamo il nostro sostegno alle donne e alle libere soggettività dei popoli oppressi e a quei popoli in lotta. Siamo contro la narrazione del capitalismo tutta occidentale che ci vuole far credere che “la scalata” di poche significhi la liberazione di tutte e tutti: Giorgia Meloni come presidente del consiglio, nemica di noi oppresse e sfruttate, ce lo conferma. In questo senso il nostro esempio per l’8 marzo, giornata di lotta significativa, è la Palestina e le sue donne, esempio di riscatto e lotta che vogliamo seguire. Scioperiamo anche noi studentesse e studenti da una parte perché da tempo definiamo la Scuola come una gabbia che impedisce la nostra emancipazione e riproduce l’oppressione e le barbarie di questo sistema, e dall’altra perché vogliamo essere protagonisti della lotta per la liberazione che si può conquistare solo con la lotta. Ci troverete in tutte le città a portare avanti le nostre idee e tutta la nostra rabbia, per portare avanti un’alternativa reale e conflittuale a chi asseconda politiche reazionarie e infami, a chi porta avanti questo modello di scuola e di società opprimente, a chi ci propina una falsa emancipazione! Per questo, riaffermiamo che la liberazione si conquista con la lotta, senza se e senza ma. Le nostre rivendicazioni:
SOSTEGNO ALLA RESISTENZA PALESTINESE
Crediamo che la lotta per l’emancipazione e la liberazione femminile e di genere debba necessariamente essere internazionalista e antimperialista, a fianco dei popoli oppressi. Consideriamo le lotte internazionali per la liberazione unite da un filo unico e tutte queste si posizionano contro il modello neo-liberista occidentale. Emergono chiaramente le guerre come risultato della crisi strutturale del modello di sviluppo capitalistico occidentale, che si giustifica con l’ipocrisia dello “scontro di civiltà” per giustificare l’escalation bellica in vari fronti. Questo include la guerra in Ucraina contro la Russia e la complicità con Israele, dipinto come “unica democrazia in Medio Oriente” e “baluardo dei diritti LGBT”. Rifiutiamo la supposta superiorità culturale dell’Occidente e di Israele in termini di emancipazione e libertà delle donne e delle libere soggettività. Respingiamo l’atteggiamento borghese e imperialista del femminismo liberale “bianco” verso le giuste prese di posizione delle donne del mondo arabo e sosteniamo la solidarietà alle donne arabo-palestinesi vittime del sionismo e dell’imperialismo occidentale. Per questi motivi, continueremo a partecipare anche alle manifestazioni in solidarietà alle donne e alle libere soggettività arabe e migranti già protagoniste delle mobilitazioni per la Palestina. Esperti delle Nazioni Unite hanno confermato che le donne e le ragazze palestinesi detenute hanno subito violenze sessuali da parte dei soldati israeliani, mentre altre sono state giustiziate arbitrariamente a Gaza. Questa brutalità non sorprende, ma evidenzia la violenza sionista e l’imperialismo coloniale. In Italia, i politici da destra a sinistra cercano di nascondere, giustificare e supportare attivamente tali eventi, mentre noi denunciamo il sostegno a quella che chiamano “democrazia”. Continuiamo a lottare per una pace giusta e una Palestina veramente libera, perché senza di esse non ci sarà libertà ed emancipazione per nessuna.
ALLEANZA CON LE LAVORATRICI
Da anni abbiamo portato avanti un percorso al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta. Consideriamo fondamentale l’alleanza tra studentesse e lavoratrici, poiché condividiamo lo stesso destino: il sistema ci vuole precarie e passive, ma noi non ci stiamo al loro gioco. Ci trovate al fianco delle lavoratrici che lottano nei luoghi di lavoro, dove lo sfruttamento generale è peggiorato da discriminazioni, salari più bassi e lavori più precari; l’8 marzo l’USB e altri sindacati di base hanno indetto sciopero generale, noi siamo con loro. Lottiamo quotidianamente per conquistare spazi di libertà negati, nonostante le donne al potere le invitino ad imitarle, essendo consapevoli che sono parte dello stesso sistema che ci hanno private di qualsiasi prospettiva sul futuro. Ci organizziamo e ci impegniamo a combattere senza delegare le proprie battaglie, partendo dalle scuole e dai territori. La liberazione si conquista, siamo stanche di promesse di miglioramento delle condizioni di vita e lavoro che si traducono in minori diritti e opportunità. Rivendichiamo inoltre il diritto a non essere inquadrate in ruoli predefiniti, senza possibilità di alternative, e respingiamo le aspettative di vita irraggiungibili per chi non ha già delle opportunità di partenza.
CONTRO LA PROPAGANDA DELL’EMPOWERMENT FEMMINILE
Scenderemo in piazza l’8 marzo per protestare contro i reazionari al governo che, seguendo le politiche dei governi precedenti, hanno preferito sostenere lo sforzo militare richiesto dalla Nato anziché investire in spesa sociale e servizi pubblici essenziali per le donne colpite dalla crisi economica e sociale, rendendole più esposte alla violenza domestica. Tagliando il reddito di cittadinanza, chiudendo centri antiviolenza, disinvestendo consultori e CAV, e aumentando l’IVA su prodotti per l’infanzia e assorbenti, si evidenzia come l’ascesa delle donne al potere non garantisca automaticamente conquiste e diritti per altre donne. Schlein, Von Der Leyen e Meloni rappresentano gli intenti bellicosi e antipopolari delle classi dirigenti tanto quanto i loro predecessori maschi, poiché le scelte di governo sono sempre una questione di classe prima che di genere. Combattiamo il mito dell’empowerment femminile, un concetto figlio della cultura aziendale e individualista, utilizzato per rafforzare l’idea delle “magnifiche sorti e progressive” garantite alle donne dai paesi del Nord del mondo, mirate esclusivamente alla valorizzazione capitalista delle differenze di genere.
ABORTO LIBERO E SICURO
L’aborto non è solo un farmaco, è uno strumento necessario per renderci libere dal concetto di proprietà sui corpi delle donne. Uno strumento che deve essere gratuito, accessibile e gratuito a tutte. Non solo nelle zone centrali, ma anche nelle periferie, nelle zone provinciali e alle studentesse che vivono nella precarietà. Il centro sinistra ha contribuito per decenni a depotenziare la legge 194 del ’78, e nessuno ci ha mai regalato nulla, quel diritto è il risultato di anni di lotte e di donne uccise da un sistema che non concedeva loro il diritto di abortire in sicurezza e legalmente. Negare questo diritto significherebbe costringere le donne dei quartieri popolari, le ragazze e le migranti a portare avanti gravidanze non volute o a ricorrere a metodi clandestini con gravi conseguenze. Non permetteremo a nessuno di decidere sulle nostre vite. Il diritto all’aborto non si tocca e va realmente garantito finanziando la sanità pubblica, senza obiettori di coscienza.
INVESTIRE NELLA SANITA’ PUBBLICA
Chiediamo servizi sanitari pubblici, accessibili e gratuiti a tutti e tutte. I consultori, che dovrebbero offrire servizi essenziali gratuitamente accessibili a tutte le donne e le ragazze, specialmente a coloro che vivono nelle periferie e non possono permettersi cure mediche private, vengono però depotenziati in quanto non generano profitto, e non vengono nemmeno pubblicizzati nei quartieri popolari. La chiusura dei consultori fa parte di un piano più ampio di smantellamento della sanità pubblica e rappresenta un tentativo di limitare la libertà delle donne e delle soggettività nei quartieri popolari, che già affrontano precarietà e mancanza di strumenti per condurre una vita dignitosa. Questa situazione rende ancora più difficile affrontare la violenza di genere, soprattutto nei quartieri e nelle scuole dove gli spazi e gli strumenti per contrastarla vengono ridotti. Contro la chiusura dei consultori, contro l’attacco ai nostri diritti, organizziamoci!
CONTRO GLI EPISODI DI MOLESTIA E DI VIOLENZA
Ci troviamo a confrontarci ogni giorno con episodi di molestie verbali e fisiche sulle studentesse. Episodi inaccettabili, essendo ormai parte della nostra quotidianità, in spazi che dovrebbero essere di formazione e di emancipazione sociale quali sono le scuole. Come studentesse, ribadiamo che non saremo mai vittime in contesti di abuso dove spesso si verificano episodi di molestie da parte dei docenti e studenti stessi nei confronti delle studentesse. Solo organizzandoci è possibile realizzare il cambiamento. Le donne e le libere soggettività vivono abusi, discriminazioni e molestie in modo strutturale e diffuso, come dimostrano gli episodi di violenza e i femminicidi frequenti. Le differenze di classe aggravano ovviamente questa situazione: molte non possono permettersi di essere libere di fronte alla violenza a causa della mancanza di indipendenza economica, sociale e culturale. È pertanto necessario scendere in piazza per rivendicare il protagonismo delle sfruttate, delle studentesse senza futuro, delle lavoratrici, delle donne migranti e delle disoccupate nella lotta per la liberazione dalla violenza in tutte le sue forme. La violenza è radicata in un intero sistema che animalizza e imbarbarisce le persone, producendo violenza e negando poi questa realtà nei tribunali. Politici e giornalisti attaccano le donne che denunciano, come nel caso del figlio de La Russa. In un contesto politico e culturale regressivo, la lotta contro le discriminazioni e le violenze è nelle nostre mani e non può essere delegata a un sistema complice. La costruzione del progresso culturale e sociale è una nostra responsabilità e non faremo passi indietro. Di fronte all’aumento di casi di stupri, femminicidi e molestie la destra continua a parlare di famiglia tradizionale e di criminalizzazione dei quartieri popolari (come visto dopo i tragici stupri di questa estate). Non ci rappresentano nemmeno le passerelle del centrosinistra, concorde con il governo Meloni su una visione carrierista ed elitaria di liberazione femminile nonché corresponsabile dei tagli e delle privatizzazioni dei servizi pubblici che negano la possibilità di emancipazione a tantissime donne e libere soggettività in tutto il paese. La violenza attuale è espressione della barbarie della legge del più forte, della sopraffazione dell’altro per il proprio soddisfacimento, caratterizzata da atti brutali sempre più comuni nell’Occidente moderno. Queste leggi formano l’humus in cui chi compie queste violenze cresce e si sazia, essendo valori necessari al mantenimento del sistema capitalistico. Non ci aspettiamo soluzioni dalla società o dallo Stato; la Liberazione la conquistiamo da sole. Se vogliono vittime, avranno rivoluzionarie. La rabbia è la nostra speranza.
EDUCAZIONE SESSUALE
Ribadiamo l’esigenza di inserire nei percorsi scolastici e, più in generale, nell’attuale sistema scolastico un’educazione sessuo-affettiva che dia alle studentesse gli strumenti culturali ed educativi necessari per confrontarsi con temi totalmente trascurati ed esclusi oggi nella Scuola Pubblica. Vogliamo un’educazione alla sessualità e all’affettività laica e garantita per tutti, indipendenza economica e sociale per le donne, finanziamenti per consultori e centri antiviolenza invece che per la guerra. L’inserimento dell’educazione sessuale è solamente il primo passo per la formazione di una società più informata e sensibile sulle questioni di genere. Valditara ha annunciato l’intenzione di introdurre un percorso di educazione alla sessualità peer to peer nelle scuole per affrontare il problema della violenza di genere, in risposta ai recenti casi di stupri e femminicidi, ma noi non ci aspettiamo nulla da un governo reazionario come quello attuale: infatti nelle nostre scuole non ce n’è stata traccia, perché quella di Valditara è stata l’ennesima strumentalizzazione delle violenze e dei femminicidi. Ci opponiamo ai modelli della sinistra che affronta la questione dei diritti civili e della differenza di genere solo su base culturale e individuale, senza considerare le relazioni economiche e sociali. La vera liberazione sessuale può avvenire solo in una società con basi sociali ed economiche diverse, basate su uguaglianza, parità e solidarietà anziché prevaricazione e individualismo. Rivendichiamo l’importanza di un’educazione alla sessualità che vada oltre l’aspetto biologico, includa il diritto all’aborto sicuro e gratuito, la contraccezione e promuova una sanità pubblica accessibile. Sottolineiamo la necessità di affrontare la violenza di genere anche all’interno delle scuole, evidenziando la minaccia strutturale che essa rappresenta nella società.
CARRIERA ALIAS
Le persone transgender e le libere soggettività, soprattutto quelle provenienti dai quartieri popolari e dalle periferie, subiscono gravi discriminazioni e ostacoli nell’accesso al lavoro e all’abitazione. Mentre la destra al governo è completamente retrograda, il Partito Democratico non ha affrontato in modo coerente e concreto le questioni LGBTQIA+, sfruttando la sigla per il proprio tornaconto politico. Ci schieriamo dalla parte delle persone trans e delle libere soggettività, riconoscendo le loro lotte e ricordando coloro che sono state uccise o costrette al suicidio. Per questo chiediamo che venga inserita la carriera alias nelle scuole, e che sia slegata da forme burocratiche di ‘violenza istituzionale’. Ovviamente la carriera alias non basta senza un percorso di coscienza e sensibilizzazione che spetta a noi fare e non deleghiamo alle istituzioni complici.
CONGEDO MESTRUALE
Un congedo mestruale scolastico è necessario in ogni scuola, deve essere disposta per tutte quelle studentesse che soffrono di dolori fisici per le patologie legate al ciclo mestruale. Una necessità che spesso viene ridotta a semplici assenze gratuite come se non ci fosse un reale motivo, ma noi ci opponiamo a questa logica e ribadiamo la necessità di inserire il congedo mestruale in tutte le scuole. Le malattie legate al ciclo mestruale sono invisibilizzate per colpa di una sanità asservita alle logiche di mercato, dei privati, e delle lobby cattoliche. Chi ha smantellato la sanità ha colpe gravissime, noi siamo con le studentesse.