No Piantedosi, quei manganelli non sono “casi isolati”. Costruiamo una campagna nazionale contro la repressione!

Le manganellate che nella stessa giornata hanno colpito gli studenti a Pisa, Firenze e Catania in piazza contro il genocidio a Gaza sono un campanello d’allarme che dev’essere ascoltato in tutto il Paese. Il messaggio che trasmettono è che la repressione è l’unica risposta per chiunque scenda in piazza contro un sistema di sfruttamento, guerra e povertà. Così il governo dimostra di aver scelto di rispondere alle proteste cancellando i problemi a colpi di manganello per negarne l’esistenza.

Sentiamo l’urgenza di denunciare questa stretta repressiva, che ha già ridotto gli spazi di democrazia nel nostro Paese e non accenna a fermarsi. In questa direzione si è spinta la determinazione studentesca che il 25 febbraio ha rotto gli indugi spingendo la manifestazione di Roma a muoversi verso il Ministero dell’Interno, per chiedere le dimissioni di Matteo Piantedosi.

Riteniamo positivo che questa volta larghi settori della società civile abbiamo preso posizione e si stiano mobilitando contro la brutalità del trattamento ricevuto dagli studenti, non dimentichiamo però che tra questi si trovano anche coloro che facevano parte della maggioranza del Governo Draghi quando protestavamo per tre nostri compagni uccisi durante progetti di alternanza scuola-lavoro. Anche in quelle occasioni i manganelli sono stati la risposta alle nostre istanze e diversi sono stati gli studenti feriti e denunciati.

Altre manganellate hanno salutato l’insediamento del governo Meloni preannunciando la stretta autoritaria che oggi è sotto gli occhi di tutti: alla Sapienza di Roma, mentre contestavamo l’agibilità dei fascisti nelle nostre università. Mesi dopo, a Torino, teste spaccate e braccia rotte per chi ha deciso di opporsi alla presenza dei fascisti del FUAN. Ricordiamo il clima di terrore e criminalizzazione per chiunque spendesse una parola contro il 41 bis nelle settimane di sciopero della fame di Alfredo Cospito e le cariche ai cortei. E ancora violenza poliziesca a Roma, mentre veniva contestato il raduno dell’ultradestra europea organizzato da Salvini e, qualche mese dopo, sul corteo in difesa di Ilaria Salis e di tutti gli antifascisti imprigionati.

Lo stesso è accaduto per chi ha protestato contro la grave crisi sociale e abitativa che da Nord a Sud colpisce sempre di più i settori popolari, giovani inclusi. Mobilitazioni in tutto il Paese con accampamenti in tenda davanti a Rettorati, ministeri e sedi delle Regioni, fino ad incatenarci in cima alla Mole Antonelliana per chiedere un incontro con la Premier Meloni, che dopo aver ignorato l’appello e sgomberato con la forza, il giorno dopo ha fatto caricare il corteo facendo finire diversi studenti in ospedale con le teste aperte.

Senza dimenticata le più recenti denunce e cariche della polizia nei presidi alla RAI di Roma, Napoli, Torino, Bologna che protestavano contro l’orribile comunicato dell’Amministratore Delegato della Televisione italiana. Ogni forma di repressione è stata concessa, per silenziare chi ha denunciato la complicità del nostro Paese con il genocidio perpetrato da Israele.

L’elenco sarebbe ancora lungo ma ciò che emerge, al contrario di quanto sostenuto dal Ministro Piantedosi, è che non siamo di fronte a pochi “casi isolati”, come dimostra anche l’atteggiamento intransigenze contro i lavoratori, dagli sgomberi dei picchetti alle precettazioni antisciopero.

Le manganellate di questa settimana, a Pisa e nelle altre città, devono essere un punto di non ritorno. La repressione non fermerà le lotte, occorre costruire un ampio fronte democratico che metta i bastoni tra le ruote all’involuzione reazionaria e repressiva in corso. Per questo facciamo appello alla costruzione già dai prossimi giorni di una campagna nazionale contro la repressione.

Prima riunione telematica di costruzione Lunedi 4 marzo, contattaci per ricevere il link!

FERMIAMO LA REPRESSIONE, CACCIAMO IL GOVERNO DEI MANGANELLI!