IN PIAZZA VERSO IL G7: SCIOPERO CLIMATICO CONTRO LA STRATEGIA INSOSTENIBILE DELL’OCCIDENTE

Gli ultimi eventi confermano il peggioramento della crisi ambientale e la fine della farsa della UE sulle politiche “sostenibili”.
Infatti, dall’inizio della guerra in Ucraina, di scorta agli Stati Uniti, la politica estera di tutto l’occidente si è fatta sempre più aggressiva allo scopo di mantenere l’egemonia sul mondo.
L’innesco della guerra ha dato il La al riarmo generalizzato anche in Europa, dove i vertici dell’Unione hanno evocato più volte lo scenario di un possibile allargamento mondiale del conflitto.

Eppure la “guerra delle sanzioni” non solo si è rivelata una strategia fallimentare, ma la penuria energetica e l’instabilità dei mercati ha portato ad un rialzo generale dei prezzi e il ricorso a fonti di approvvigionamento molto più inquinanti (riapertura centrali a carbone, rigassificatori per GNL).
Questo scenario comporta anche una nuova centralità del nordafrica nei piani europei.
Esempio tra tutti il Piano Mattei, che nasconde la sua natura opportunistica di sfruttamento del continente africano dietro la retorica di sviluppo paritario.

In questo contesto l’Italia aspira ad un ruolo prominente quindi sia come nuovo hub di smistamento del gas nel mediterraneo sia come base logistica per l’esportazione della guerra in Medio Oriente, come dimostra la recente Operazione Aspides nel Mar Rosso.

Proprio l’Italia, che ha abbracciato le politiche belliciste occidentali e il progetto di indipendenza energetica europea, vive una fase di “propaganda del Sì”: sì alle grandi opere inutili (il TAV, il ponte sullo Stretto e tutti gli specifici scempi territoriali volti a “usare i fondi europei” o sperperare quelli statali, sempre a beneficio degli speculatori); sì anche al nucleare, l’illusione dei “sovranisti energetici”.
Sulla base di questa narrazione, il governo ha anche recentemente depositato un progetto di legge per la riapertura degli impianti esistenti e la costruzione di nuove centrali. Dalla pubblicizzazione della “quarta generazione”, dei reattori modulari e dei microreattori il progetto nucleare italiano si è svelato per quello che è sempre stato: becera propaganda attaccabile non solo dal punto di vista sistemico, ma anche legale (il tutto viene fatto ignorando due referendum) e tecnico (uno stesso nuclearista contemporaneo “in buona fede” inorridirebbe all’idea di riaprire impianti del secolo scorso che sarebbero dovuti essere smantellati da più di vent’anni).

Dopo aver proposto negli scorsi mesi Ansaldo Nucleare come pioniera dei progetti del governo, stavolta spunta ENI come candidata alla costruzione. Descalzi ha subito la palla al balzo per dichiarare che le centrali “favoriscono la pace”; scivolone grottesco nei giorni in cui il Ministro della Difesa francese, in visita alla centrale di Civaux, ha reso nota la volontà del Governo Francese di iniziare proprio da quell’impianto per produrre il trizio necessario a mantenere e implementare l’arsenale termonucleare.
Proprio il tema del nucleare è stato ultimamente riproposto anche in sedi internazionali (esempio l’ultima COP a Dubai) come panacea alla questione climatica. In particolare avevamo visto come in assenza di una concreta roadmap condivisa e soluzioni credibili all’interno di questo modo di sviluppo (che è quanto è stato reso evidente proprio dalla COP28), il nucleare funga da asso da tirare fuori dalla manica quando non ci sono più carte buone a disposizione.

A causa dell’attenzione internazionale e nazionale sul tema, il nucleare sarà uno dei punti centrali del tavolo ambiente del G7 che si riunirà a Torino dal 28 al 30 aprile.
Per l’occasione si convocherà nuovamente anche il gruppo per la sicurezza nucleare, stavolta con Sogin alla vicepresidenza; si tratta dello stesso ente che in 40 anni ha realizzato una progressione infima nello smantellamento delle ex centrali nucleari in Italia, e che è stato recentemente commissariato per aver sperperato in stipendi dirigenziali il surplus che tutti gli anni paghiamo in bolletta per sostenere queste operazioni di decommissioning mai avvenute.

Sulla scia della riunione preparatoria tenutasi recentemente proprio a Kiev, il G7 italiano dichiara di avere come priorità “la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto”: sarebbe a dire la difesa di una supremazia basata sulla forza delle armi e del ricatto come testimoniano le ultime mosse avventuristiche che nel Mar Rosso vedono l’Italia capofila. Come difendere “i valori fondamentali della libertà, della democrazia e dei diritti umani”? “rafforzando le nostre capacità di produzione e consegna” di armamenti.

Per questo a partire dal Fridays For Future del 19 aprile e continuando verso il G7 a fine mese saremo in piazza con una condanna non solo delle politiche energetiche in senso stretto, ma di tutta un’operazione di ricerca di una “sovranità energetica” funzionale solo a sostenere le aspirazioni coloniali europee e uno sforzo bellico che si concretizza di giorni in giorno.

Non c’è strategia energetica sostenibile finché non staccheremo la spina a questo sistema.
Cercaci nelle prossime piazze: oggi più che mai organizziamoci per costruire le Ecoresistenze!