GLI STUDENTI VI FANNO GOLA? VI ANDREMO DI TRAVERSO! SALA E GUALTIERI INCUBO DEGLI UNIVERSITARI

DAL “SACCO DI MILANO” AL “MODELLO ROMA”
I fondi immobiliari hanno messo le mani sulle città universitarie. Noi studenti ve lo avevamo detto, quando ci siamo messi con le tende in tanti atenei del paese a denunciare la crisi abitativa che ruba il futuro dell nostra generazione. Da qualche giorno è emersa l’indagine sull’urbanistica milanese che vede coinvolta la politica e i gruppi immobiliari ed è esploso il dibattito sul modello di città taciuto per troppo tempo.
Da Milano a Roma passando per Bologna, Torino e Firenze i soggetti coinvolti in questa invasione e le caratteristiche che presentano i progetti messi in campo sono gli stessi ed uguale è anche la retorica della classe politica al governo, sia locale che nazionale, che ha appaltato la gestione delle città e dell’abitare studentesco ai grandi gruppi dell’immobiliare.
Quello di Milano è il modello da seguire per le altre metropoli della penisola: i profili che definiscono le politiche cittadine e ridisegnano il volto delle città sono gli stessi, dall’archistar Boeri, indagato per i tanti progetti di urbanizzazione intensiva a Milano è lo stesso a cui è stata commissionata dalla giunta Gualtieri la definizione del futuro di Roma elaborata dal Lab050 di cui è direttore. Anche i fondi immobiliari protagonisti del “sacco di Milano”, da Coima s.g.r., finita nell’inchiesta giudiziaria, al fondo americano Hines hanno grandi appetiti nella capitale, gli è stata infatti appaltata la trasformazione di interi quartieri, da Porta Portese a Ostiense.
Persino le formule utilizzate sono le stesse: semplificazione urbanistica, rigenerazione urbana, smart city, partnership pubblico-privato, per non parlare della retorica green che accompagna queste opere, della narrazione di rinnovamento che strumentalizza gli studenti e del social-washing, attraverso cui vengono coperte opere di messa a valore e gentrificazione dei territori ( THE SOCIAL HUB a San Lorenzo rappresenta in maniera chiara questa operazione). Dietro queste fumisterie si cela la realtà di un modello di cementificazione selvaggia che espelle dai quartieri i settori popolari ed una fascia sempre più ampia di studenti, che lascia in stato di abbandono le periferie per poi “riqualificarle” cacciando sempre più lontano la popolazione residente, che definanzia e privatizza i servizi pubblici.
Dal PUG ( Partito unico dei grattacieli) di Milano al PUC ( Partito unico del cemento) di Roma le amministrazioni PD gestiscono le città in concertazione con i palazzinari locali e le multinazionali del mattone. Questa classe politica che lamenta la mancanza di fondi pubblici e che su questa base giustifica la necessità dei finanziamenti privati è proprio la stessa che è stata sostenitrice ed interprete dell’austerity e del pareggio di bilancio sia a livello nazionale che locale.
GLI STUDENTI COME STRUMENTO DI SPECULAZIONE
All’interno di questa cornice si inserisce la questione studentesca. Gli studenti sono diventati una delle leve attraverso cui mettere in campo la rigenerazione urbana ed al contempo mettere uno contro l’altro settori della società sempre più colpiti dalla crisi abitativa che tuttavia oggi iniziano a ragionare sul costruire percorsi unitari e dotarsi di prospettive comuni.
Il progetto degli ex mercati generali a Roma è un ottimo esempio in questo senso: presentato come “la città dei giovani” sarà in realtà un enorme studentato privato che mette a disposizione stanze accessibili solo ad un pezzo ristretto di tessuto studentesco (1200€ al mese). La giunta capitolina lo presenta come opera in grado di valorizzare la “vocazione universitaria” del quadrante di Garbatella, chiarendo contemporaneamente come intende operare sui quartieri e che tipo di università ha in mente: da un lato gentrificare attraverso strutture che ospitano studenti ricchi, manager in viaggio aziendale e turisti (la chiamano “ricettività ibrida”…), dall’altro la selezione di classe o elitarizzazione degli atenei che impedisce alla maggior parte dei giovani di permettersi una casa nella città in cui studiano.
INVASIONE DEGLI STUDENTATI PRIVATI
Come funghi spuntano nelle metropoli numerosi studentati privati: da San Lorenzo, in cui si è da poco inaugurato The Social Hub, di proprietà dell’omonima multinazionale olandese che ha studentati in tutta Europa, agli ex mercati generali di ostiense concessi al fondo immobiliare statunitense Hines che entro il 2030 inaugurerà un enorme studentato privato con 2050 posti letto a prezzi di mercato (di cui solo un quarto convenzionati), al progetto di studentato privato di Casal Bertone portato avanti dalla società americana Barings fino ad arrivare a tutti gli studentati privati già presenti sul territorio, il lussuoso Campus x a Tor Vergata, lo studentato camplus a Pietralata e a Milano, dove conta ben 7 strutture di proprietà della fondazione CEUR, gigante dell’hausing universitario. Le città di Roma e Milano sono costellate di progetti di questo tipo e in entrambi i casi superano di molto per numero di alloggi quelli messi a disposizione dagli enti per il diritto allo studio. I 3.000 posti letto pubblici nel Lazio e i 6.340 in Lombardia sono evidentemente insufficienti e vertono in condizioni al limite della vivibilità come ci hanno confermato i ragazzi di Valle Ranello con cui abbiamo lottato negli ultimi mesi.
PNRR: UNA AUTOSTRADA PER I PALAZZINARI
Il Pnrr ha assecondato la tendenza all’investimento delle multinazionali in questo settore, destinando la quasi totalità dello stanziamento previsto per ampliare l’offerta di alloggi per studenti a studentati privati che si sono così visti coprire i costi dal pubblico (fino al 75% delle spese sostenute per il reperimento delle strutture). I padroni del mattone hanno inoltre beneficiato di una tassazione ridotta ( uguale a quella prevista per l’edilizia residenziale sociale), con pochi vincoli sugli affitti ( il 30% degli alloggi dovranno essere a prezzi calmierati mentre per il restante 70% lo sconto sul canone è del 15%) e sulla destinazione d’uso che dovrà essere obbligatoriamente residenza universitaria per i successivi 12 anni, potendo poi i proprietari mutarne l’utilizzo. Da questi dati emerge chiaramente come lo stato, invece di rispondere alla crisi abitativa rafforzando l’edilizia pubblica, si sia messo a disposizione dei privati in ambiti come quello dell’abitare studentesco che invece di essere spazi coperti dal diritto allo studio, sono sempre più settori della speculazione e della rendita.
Questa è la tanto sbandierata “partnership pubblico-privato: il pubblico dice di non avere fondi a disposizione e quindi paga i privati per finanziare alloggi convenzionati. Se a questo quadro aggiungiamo la regionalizzazione (e quindi l’aumento delle disuguaglianze territoriali e la mancanza di pianificazione nazionale), il volontario definanziamento e una martellante campagna di screditamento del pubblico che per assurdo porta tanti studenti vincitori a rinunciare agli alloggi, che modello vi viene in mente? È lo stesso processo che ha smantellato la sanità pubblica per darla in pasto alla Chiesa e ai gruppi finanziari.
GLI AFFITTI SONO UNA RAPINA: VOGLIAMO UN CANONE SOSTENIBILE!
L’altro elemento fondamentale che rende per molti inaccessibile gli studi universitari è quello degli affitti privati: dal superamento dell’equo canone con la 431 del 98 che ha fatto esplodere i canoni di locazione (a Roma il prezzo medio per una stanza è di 645€) ai contratti transitori per studenti, una sottospecie del “canone concordato” firmato anche da diversi sindacati studenteschi del centrosinistra, che non hanno affatto posto un argine all’aumento incontrollato degli affitti.
Questo processo di speculazione e la spirale inflazionistica sui canoni che ha reso Roma e Milano inaccessibili per tanti è spesso stato trainato dalla logica dei “grandi eventi”: l’EXPO del 2015 , le olimpiadi Milano-Cortina 2026 (il cui villaggio olimpico sarà il più grande studentato convenzionato d’Italia della solita Coima s.g.r.), il Giubileo di quest’anno e le continue candidature del PD di Roma per le Olimpiadi. I grandi eventi sono uno dei modi con cui queste amministrazioni comunali attraggono capitali, reprimono il conflitto sociale (guardate le restrizioni di sciopero o le zone rosse durante il Giubileo) e aprono le porte alla turistificazione sfrenata, ai B&B e alla gentrificazione dei quartieri.
Per l’esigenza di superare la 431 del 98 abbiamo lavorato insieme ad asia usb per una proposta di legge di iniziativa popolare che introduca degli strumenti di controllo degli affitti privati ( rent control).
NON UN PASSO INDIETRO
È chiaro che oramai gli studenti facciano gola ai palazzinari e alla asservita classe dirigente delle nostre città. Vi andremo di traverso! Vogliamo la conversione di tutti gli studentati privati, sia quelli già esistenti che quelli in cantiere, in residenze pubbliche e gratuite. Il diritto alla casa è diritto allo studio! Costruiamo le barricate studentesche e rilanciamo l’alleanza con tutti quei settori e quelle realtà che vogliono fermare la svendita delle città ai vecchi e nuovi palazzinari.
