Dalle università parte la battaglia per il NO sociale – Bologna
Nella giornata di oggi alcuni gruppi di studenti hanno dato vita ad azioni dimostrative e di protesta all’interno degli atenei delle proprie città, azioni finalizzate a sollevare l’attenzione sulle reali finalità e obiettivi del referendum sulla riforma costituzionale; infatti, proprio le autorità accademiche in primis sono fautori dell’ostracismo che si sta verificando ai danni di chiunque si schieri contro la riforma in questione e ne spieghi la vera natura politica. Dietro alla retorica dello “snellimento” dei costi della burocrazia si nasconde il tentativo di esecutivizzazione della politica a favore di un governo che negli ultimi anni non ha fatto altro che attaccare i più deboli e la classe lavoratrice. Jobs Act, Buona Scuola, Sblocca Italia, Decreto Madia: tutti provvedimenti commissionati dell’Unione Europea che vede nell’Italia il bacino periferico dei capitali forti di Germania e Francia. Votare No al Referendum significa porsi contro questo tipo di politiche che certamente non si fermeranno il 4 Dicembre.
Per questi motivi il No Sociale nelle università parteciperà allo Sciopero generale 21 ottobre 2016 E AL NO RENZI DAY – corteo nazionale a Roma per il NO sociale con uno spezzone studentesco, con la consapevolezza che l’esito refendario costituirà solo uno dei passaggi, e non certo l’epilogo, della loro lotta.
A Bologna in zona universitaria questo pomeriggio si è ricordato che ci vogliono 3 C.F.U. per un po’ di sana propaganda governativa. Tanto vale la dignità degli studenti e del sapere scientifico secondo il prof. Morrone e gli altri sostenitori della controriforma costituzionale che alla Scuola di Giurisprudenza dell’Unibo hanno organizzato un ciclo seminariale di parte e a senso unico, presso la Sala Armi di Via Zamboni 22.
Inutili e pretestuose le parole spese nei giorni scorsi dalla prof.ssa Tega a difesa di questa iniziativa: ammantare di imparzialità una simile operazione propagandistica significa nascondere ulteriormente l’evidenza, umiliando ancora di più l’intelligenza del corpo studentesco e di tutta la comunità accademica. Dopo le polemiche che nei giorni scorsi hanno accompagnato l’inizio di questo seminario per la mancanza di pluralità così come accaduto in situazioni simili negli atenei della Sapienza a Roma e della Bicocca a Milano, gli organizzatori pensano di aver comprato la l’accondiscendenza di tutti aggiungendo alla lunga lista di relatori per il SI un paio di nomi di professori che in questi mesi hanno espresso alquanto blande perplessità sul testo che revisiona la Costituzione. Un ulteriore insulto al buon senso, un ulteriore schiaffo all’idea di Università autonoma dagli interessi di chi comanda e capace di produrre sapere critico. Un ulteriore torsione antidemocratica che non ci stupisce affatto: chi gioca nei cerchi magici che contano non avrà motivo di dare credito ai bisogni materiali e politici di quella fetta di società che dalle controriforme degli ultimi 25 anni ha avuto tutto da perdere, fintanto che questa non saprà ridarsi una forma organizzata coesa e indipendente.
Per questo oggi, mentre si teneva il secondo incontro di questo vergognoso seminario, davanti alla sede di Giurisprudenza abbiamo fatto prendere parola alle ragioni del No sociale che in quella sala non potranno mai essere rappresentate. Per questo dalle nostre casse oggi sono stati rilanciati gli interventi di giuristi e personalità rappresentative del dissenso diffuso in questo paese, dei settori colpiti dalla crisi e delle loro lotte.
Per tutta la durata del vergognoso seminario che si tiene nelle stanze qui sopra, abbiamo dato vita a un momento informativo, di parte e indipendente dalle logiche entro cui vorrebbero annichilire definitivamente la voce dell’opposizione sociale.
La Working Poor Generation ha appena iniziato a dire NO!