Il Burkina Faso condanna gli assassini di Sankara e lancia un segnale politico
Tutti condannati. Alla fine è questo l’esito che una corte burkinabé ha riservato ai militari golpisti che nel 1987 uccisero Thomas Sankara per restaurare il dominio dell’allora blocco occidentale sul Burkina Faso. L’ex-presidente Blaise Campore, che lo sostituì al potere dalla sua uccisione fino al 2014, Hyacinthe Kafando e Gilbert Diendere sono i 3 esponenti dell’esercito condannati all’ergastolo, di cui solo il terzo sconterà la pena, dato che i primi due sono in esilio in Costa D’Avorio. Vi sono, poi, state condanne minori.
Thomas Sankara, anch’egli militare, salì al potere nel 1983 spodestando, assieme, tra l’altro, ai suoi futuri assassini, il precedente governo di civili capeggiato da Oedraogo, grazie all’appoggio esterno della Libia e a quello interno della voglia di riscatto popolare rispetto alle politiche tardo-coloniali occidentali. Il suo programma politico era dichiaratamente anti-imperialista e pan-africanista, così come altri governi militari che si successero in Africa fra gli anni ’70 alla fine degli anni ’80.
Tentò, pertanto, nel corso dei pochi anni trascorsi al potere, di cancellare ogni retaggio ideologico coloniale, anche cambiando il nome dello stato da Alto Volta a Burkina Faso, bandiera ed inno, tentò di implementare la partecipazione popolare attraverso i “Comitati per la Difesa della Rivoluzione”, ispirati ad analoghe istituzioni cubane e di migliorare la condizione delle donne, cancellando retaggi del passato come le mutilazioni genitali, i matrimoni forzati e la poligamia; non volle, infine, riconoscere il debito estero accumulato con i paesi occidentali in quanto, appunto, strumento per riproporre politiche coloniali.
A causa di questi tentativi di politiche rivoluzionarie e del clima internazionale che stava mutando radicalmente (ricordo che si era a ridosso del crollo dell’URSS e del dei paesi socialisti dell’Europa dell’est), il piano imperialista di ri-normalizzazione del Burkina Faso riuscì facilmente attraverso il reclutamento di membri dell’esercito molto vicini a Sankara stesso, che lo spodestarono.
Il fatto che la sentenza di condanna nei confronti dei suoi boia sia avvenuta proprio ora, testimonia i mutamenti politici in atto nel continente africano, in un’area che gli Europei considerano come il cortile di casa e vi schierano numerosi contingenti, configurando anche una sperimentazione di esercito comune europeo. Recentemente in alcuni paesi, fra cui anche il Burkina Faso, si sono verificati colpi di stato militari di segno apparentemente progressista, i cui dirigenti chiedono il ritiro delle truppe europee nell’area, per una ripresa di politiche di affrancamento rispetto al dominio imperialista.
Tali cambi di regime sono spesso sospinti anche da imponenti dimostrazioni popolari, che lasciano straniti taluni commentatori europei ed euro-centrici poiché vengono a sostegno di governi militari contro i precedenti gruppi dirigenti dei governi civili.
Ovviamente, come insegna il passato, il segno politico delle gerarchie militari non è sempre ben definito e può mutare da un momento all’altro. Tuttavia anche questa sentenza va presa come un ulteriore segnale positivo di riscatto di quell’area centro-settentrionale dell’Africa