L’UNIVERSITA’ SECONDO GIORGIA: MERITO E ONORE TRA CALO DI IMMATRICOLAZIONI, DEBITI E MACERIE

18/11 MOBILITAZIONE UNIVERSITARIA NAZIONALE

Quest’anno il numero di immatricolazioni all’università è sceso del 3%, così come sono 100’000 in meno gli studenti fuorisede rispetto al 2018.

I dati certificano anche dal punto di vista quantitativo la tendenza all’elitarizzazione di questo modello universitario. Mentre la Meloni nel suo discorso d’insediamento gettava fumo negli occhi a riguardo ritirando fuori il prestito d’onore – soluzione classista e impraticabile proprio per chi non può permettersi gli studi – le ultime rilevazioni confermano come le problematiche su accesso e diritto allo studio siano strutturali e non risolvibili se non con una totale inversione di rotta, sia per quanto riguarda un piano strategico di investimenti pubblici sia soprattutto un ripensamento radicale dell’intero modello di formazione per come l’abbiamo conosciuto da trent’anni a questa parte.

Se per quanto concerne gli ultimi dati è evidente, infatti, come decenni di tagli pesino come un macigno sull’assenza di borse di studio e alloggi adeguati a garantire l’accesso all’università a chi non può permettersi rette sempre più alte e affitti e costi della vita insostenibili, aumentare gli investimenti è necessario, ma non basta se non si mette in discussione tutto il loro modello di eccellenza. I fondi sia pubblici e privati, che pure ci sono e aumenteranno con il PNRR, vengono infatti ripartiti secondo criteri aziendalistici premiando i pochi poli di eccellenza che attraverso lo strapotere dei privati – ai cui interessi vengono piegati tanto i settori d’investimento quanto la didattica – si accaparrano la maggior parte delle risorse a discapito della gran parte degli atenei.

Ciò che ne risulta è una polarizzazione tra atenei di serie A – dove abbiamo visto proprio quest’anno tra carenza di aule e di servizi i fondi non vengono comunque impiegati per gli interessi degli studenti – e atenei di serie B relegati a esamifici che nel migliore dei casi non crollano, com’è accaduto a Cagliari. Non sorprende quindi che diminuiscano le iscrizioni, perché questa università, oltre ad essere sempre più inaccessibile per le classi popolari, non offre alcuna prospettiva di emancipazione – né l’intera società offre un futuro dignitoso anche per chi a fatica raggiunge una laurea – se non per i pochi che possono permettersi di raggiungere (e pagarsi l’affitto) in quei pochi poli di eccellenza, dove farsi schiacciare da un’ipercompetizione a tutti i livelli che rende insostenibile la vita universitaria fino a portare anche il suicidio come successo recentemente a Bologna.

Aggiungiamo a tutto questo un’università che si è fatta incubatrice e megafono del pensiero dominante, con passerelle quotidiane delle aziende, e della propaganda bellicista, riflesso dei rapporti sempre più profondi direttamente con le aziende di guerra oltre che con le più inquinanti, e dove vengono sistematicamente chiusi gli spazi di discussione e l’agibilità politica fino a manganellare direttamente gli studenti come accaduto in Sapienza, in linea con la gestione repressiva che si va assumendo a tutti i livelli il nuovo governo Meloni per garantire la continuità dell’agenda Draghi e la pacificazione sociale in un contesto di crisi sempre più esplosivo tra inflazione, carovita ed economia di guerra.

Per questo le iniziative messe in campo da parte degli studenti di diverse città d’Italia in queste settimane hanno da subito messo in discussione questo modello generale di formazione trovando la prima forte risposta di mobilitazione con l’occupazione della facoltà di Scienze politiche della Sapienza. Sta a noi non fermarci qui e raccogliere l’indicazione di lotta lanciata dagli studenti della Sapienza, come già hanno cominciato a fare diversi atenei, guardando alla data di mobilitazione nazionale universitaria come a un primo importante passaggio da costruire in un contesto generale di mobilitazione e opposizione al governo Meloni che passerà dallo sciopero generale chiamato dal sindacalismo conflittuale per il 2 dicembre: per una nuova università in una nuova società!