INDIVIDUARE IL NEMICO, ATTACCARE SULLA CONTRADDIZIONE, COSTRUIRE L’ALTERNATIVA

Nota del Comitato politico nazionale di Cambiare Rotta verso la manifestazione nazionale del 25 febbraio contro la guerra a Genova.

Ad un anno dall’escalation del conflitto in Ucraina innescato a partire dal 2014 da Nato, Stati Uniti e Unione Europea, il 25 febbraio come organizzazione giovanile comunista scendiamo in piazza a Genova per la manifestazione nazionale “Abbassate le armi, alzate i salari” promossa dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali.

Rispondiamo alla propaganda guerrafondaia di questo parlamento e delle classi dirigenti di tutto l’Occidente: nella giornata di sciopero nazionale di tutti i porti del Paese promosso dall’Unione Sindacale di base, blocchiamo la guerra unendoci ai lavoratori portuali che in questi anni hanno già dimostrato concretamente come spezzare la filiera della morte attraverso scioperi e blocchi contro il transito in porto di armi dirette verso i teatri di guerra.

Questa guerra non rappresenta solo “l’ordinaria amministrazione” delle politiche predatorie e criminali dell’imperialismo, ma il punto di arrivo e di non ritorno del “migliore dei mondi possibili” uscito dal passaggio storico ‘89-91, dove dalla guerra del Golfo, passando per Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libia fino all’Ucraina, la guerra e le destabilizzazioni sono state lo strumento principale di governance utilizzato dagli imperialismi USA e UE.

Oggi attraversiamo un altro passaggio di fase storico, di uguale portata, ma di segno opposto, che segna il fallimento di questo sistema, come comunisti, siamo chiamati a rilanciare in avanti nell’opposizione alla guerra imperialista individuando punti di rottura, costruendo strumenti e accumulando forze, verso l’alternativa che per noi è quella socialista.

La crisi irreversibile del modo di produzione capitalista e in particolare del capitalismo occidentale sta trascinando l’umanità verso il baratro della guerra, con possibili escalation nei punti principali di scontro, con il rischio di far precipitare per la terza volta l’umanità verso una guerra mondiale e, stavolta, nucleare. Una crisi che si manifesta con la rottura della mondializzazione neoliberista nell’affermazione definitiva del mondo multipolare, la fine del primato degli USA e dell’Occidente e la ridefinizione del progetto imperialista europeo nel quadro dell’alleanza NATO in un’inedita configurazione del blocco euro-atlantico “contro il resto del mondo” da parte dei due imperialismi occidentali tra loro stessi in competizione. Oltre all’Ucraina in chiave anti-russa, vediamo infatti le operazioni di sostegno a Taiwan contro la Cina o i pesantissimi tentativi di destabilizzazione in Africa e America Latina.

È proprio in Occidente, al punto più alto dello sviluppo capitalista, che le contraddizioni e il carattere regressivo di questo modello si palesano con maggior intensità: dall’aumento dello sfruttamento alla devastazione ambientale, per l’imperialismo occidentale non ci sono più margini di rilancio a disposizione, costringendolo all’unico sbocco possibile della crisi sistemica nell’ipercompetizione, che diventa direttamente guerra guerreggiata con gli altri competitor globali. Contemporaneamente, la tenuta interna passa necessariamente da una violentissima guerra di classe dall’alto che scarica – rimandandole in là nel tempo – tutte le contraddizioni su giovani, donne proletarie, lavoratori e classi popolari – senza distinzione tra autoctoni o migranti.

È a questo livello che sono chiamati ad agire e svolgere la propria funzione storica i comunisti, a partire dall’individuazione del nemico per costruire nell’opposizione alla guerra imperialista, quale una delle contraddizioni principali, l’organizzazione e la forza per indicare quell’alternativa sistemica possibile e necessaria che già concretamente ci mostrano il processo rivoluzionario cubano e le esperienze socialiste e progressiste dell’America Latina.

La macchina della propaganda di guerra occidentale è già al lavoro per decretare il 24 febbraio l’anniversario di guerra, in una mistificazione con cui l’Occidente cerca di scaricare davanti agli occhi delle proprie popolazioni le responsabilità sul campo avverso e giustificare la guerra in nome della difesa “democratica” – e dove non arriva la propaganda cala pesantissima la repressione a pacificare il fronte interno. Il delirio bellicista delle classi dirigenti occidentali, e le azioni conseguenti, nello svolgersi del conflitto in questo ultimo anno di guerra ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, chi è il nemico principale delle classi popolari e dei popoli di tutto il mondo.

Noi qui ci troviamo ad agire direttamente nel ventre del nemico, quell’Occidente che ha negli Stati Uniti l’attore principale di guerra, ma che si incarna anche nell’imperialismo altrettanto guerrafondaio dell’Unione Europea. A partire dal processo di autonomia rispetto alla subalternità storica agli USA, si sta saldando il nuovo blocco euro-atlantico in un’alleanza obbligata sotto l’ombrello della NATO, ma costruita su una ferocissima competizione interna che sfocia anche in vere e proprie azioni di guerra, com’è stato il sabotaggio USA al Nord Stream 2.

È l’Unione Europea che in questo contesto e alle nostre latitudini, come accaduto in tutte le crisi che ha dovuto attraversare, rafforza i propri obbiettivi strategici stritolando le classi popolari e irrobustendo la gabbia sui popoli a ipoteca di qualsiasi prospettiva di miglioramento delle condizioni e prospettive di vita dei lavoratori, dei giovani in crisi di prospettive e delle donne delle classi popolari.

L’opposizione alla guerra e alla barbarie di questo sistema per noi comunisti che agiamo nel continente europeo significa non venir meno alla responsabilità di lottare contro l’imperialismo di casa nostra, senza rimuovere il contesto globale ma – proprio in virtù di questo – senza svolgere una funzione di rafforzamento UE negli equilibri interni del blocco euro-atlantico.

Non c’è più tempo per giocare nelle ambiguità delle generiche invocazioni alla pace o dell’equidistanza “né con Putin, né con la NATO”. Se i comunisti non assumono una lettura di quanto sta accadendo all’altezza del proprio nome, individuando il nemico ed esercitando di conseguenza una funzione concretamente progressiva nel contesto in cui si muovono, o qualsiasi iniziativa “contro la guerra” è destinata ad essere direttamente subalterna, frammentaria, o semplicemente sussunta dal nemico di classe.

Per questo tra le piazze nazionali che vanno definendosi ad un anno dall’escalation del conflitto, pensiamo che la risposta non possa essere quella di piazze “per la pace” ambigue che concedano spazio alle posizioni del nemico – tra bandiere dell’Ucraina, retorica occidentale e agibilità per soggetti che sono direttamente responsabili delle politiche belliciste del nostro paese. Abbiamo invece convintamente risposto alla chiamata del CALP su Genova, sostenendo una delle principali avanguardie del conflitto di classe e dell’opposizione concreta alla guerra, chiamando parole d’ordine chiare contro la NATO e il blocco euro-atlantico, concentrando gli investimenti su un unico appuntamento nazionale che possa incidere davvero nella realtà superando la logica della dispersione delle forze di un’articolazione depotenziata sui territori, riflesso dell’incapacità di sintesi politica in assenza di una lettura solida degli eventi che ci circondano.

Nell’opposizione alla guerra imperialista continuiamo a portare avanti la saldatura tra i settori del lavoro conflittuali che agiscono per bloccare la filiera della morte, riaccendendo il conflitto sociale in questo paese e la ripresa della combattività mostrati negli ultimi anni da studenti medi e universitari, dal sindacalismo di classe e dalle forze politiche che hanno indicato e decidono di assumersi una direzione chiara: queste forze si mettono in gioco per individuare i passaggi concreti da fare per incidere nella realtà e lavorare a una prospettiva di alternativa sistemica alla barbarie della guerra imperialista e della crisi del capitalismo occidentale.

Al fianco dei portuali del CALP!

Contro l’imperialismo euro-atlantico e le sue stampelle!

Guerra alla guerra imperialista!