Fabrizio Ceruso vive!
#Roma oggi corteo ore 16:30 da Villa Tiburtina a San Basilio
L’8 settembre di 49 anni fa veniva ucciso Fabrizio Ceruso, compagno appena diciannovenne impegnato nella militanza per il diritto all’abitare all’interno dei Comitati Autonomi Operai, raggiunto da un proiettile sparato criminalmente ad altezza uomo dalle forze dell’ordine.
L’assassinio si è consumato in un contesto, quello delle occupazioni del ’73/’74, che, nelle sue fasi più violente, può essere raccontato nei termini di una vera e propria guerriglia urbana: da una parte i “soliti noti” palazzinari romani, sostenuti in modo più o meno diretto da fascisti, polizia e stampa, ma anche dalla proverbiale intolleranza per la conflittualità dei sindacati confederali e della sinistra parlamentare; dall’altra un movimento di occupazione che coinvolgeva un vasto ed eterogeneo blocco sociale, composto dai settori popolari dei quartieri, da sottoproletari, operai e perfino lavoratori qualificati, sostenuti dai militanti della sinistra rivoluzionaria. La lotta per la casa, soprattutto a Roma, è la storia di tutti i quartieri, di tutte le borgate, è l’identità di migliaia e migliaia di abitanti che con la lotta si sono conquistati tutto: la casa, le utenze, gli autobus, le scuole e tutti i servizi che non erano previsti per le famiglie delle periferie. Fabrizio è stato ammazzato mentre difendeva dalla minaccia di sgombero le famiglie occupanti di San Basilio, vittima di una violenta azione repressiva delle stesse forze dell’ordine che, fino a qualche ora prima, fingevano vilmente l’intenzione di percorrere la via diplomatica.
Fabrizio era un ragazzo della nostra età, un militante come noi, che nella drammaticità della sua vicenda ci lascia in eredità degli strumenti importantissimi per agire in un presente in cui la questione abitativa non è affatto mutata nella sostanza. Ancora oggi, infatti, chi lotta per il diritto alla casa si trova a dover fronteggiare un intero sistema – seppur meno sfacciato – complice e servo di palazzinari e speculatori edilizi, la cui ricerca ossessiva del profitto, avallata da politiche abitative sempre più anti-popolari portate avanti indifferentemente da Destra e Sinistra, ha prodotto conseguenze come la crescente gentrificazione e turistificazione dei quartieri, lo spropositato rincaro degli affitti, l’abbandono delle periferie a un “degrado” imposto dall’istituzione e la cementificazione sregolata ed ecocida degli spazi urbani.
Come organizzazione di studenti universitari e giovani precari abbiamo vissuto sulla nostra pelle il progressivo aggravarsi della situazione abitativa, che è definitivamente esplosa conseguentemente ai due anni di pandemia e al carovita generalizzato dovuto all’escalation bellica in Ucraina. Per questo, la questione abitativa è sempre stata per noi all’ordine del giorno, sia al fianco dei movimenti, degli occupanti e delle famiglie dei quartieri popolari, nei picchetti antisfratto e nelle piazze, sia cercando di organizzare direttamente i giovani e gli studenti. Proprio nei mesi di lockdown è emersa con forza la contraddizione delle migliaia di studenti fuori sede ricattati e costretti a pagare centinaia di euro di affitto e utenze di case che non potevano neanche utilizzare o che non potevano più pagare dopo aver perso i lavoretti precari rischiando – e tantissime volte subendo – lo sfratto. Con la Campagna Blocco Affitti e Utenze sin da quei mesi abbiamo costruito dei percorsi di mobilitazione che da Nord a Sud hanno messo al centro non soltanto la necessità di fronteggiare l’emergenza dovuta alla pandemia, ma di rimettere mano alle politiche strutturali che, sia in termini di diritto all’abitare che di diritto allo studio, si erano dimostrate più che fallimentari. Nella scorsa primavera, un’ondata di attenzione mediatica sul tema caroaffitti ha finalmente riacceso il dibattito politico vedendo centinaia di giovani universitari montare le tende negli atenei di tutta Italia. In una fase in cui il tessuto sociale, compreso quindi quello studentesco e giovanile, è profondamente disgregato e pacificato e qualsiasi forma di conflitto viene contenuta con gli strumenti repressivi e marginalizzata con l’attacco politico ed ideologico, la dimensione mediatica della protesta delle tende ha aperto uno spiraglio per la riproposizione di forme di mobilitazione e di organizzazione tra gli studenti. Percorrere ed animare queste proteste ha senso nella consapevolezza che la lotta per il diritto all’abitare è la lotta per la dignità di tutti e tutte, dai fuorisede agli occupanti, agli abitanti delle case popolari, dai migranti ai giovani NEET, ai lavoratori e ai disoccupati.
Fabrizio ci lascia in eredità la voglia di vivere per lottare, per la casa, per la dignità, per il futuro e, a 49 anni dalla sua morte, è più forte e attuale che mai.
Verso il 50enario del prossimo anno, questo weekend a Roma nell’ambito della tre giorni “Reddito contro Rendita”, nell’occupazione abitativa Metropolitz, non soltanto attraverseremo le strade della Tiburtina e di San Basilio in corteo in memoria di Fabrizio, ma discuteremo collettivamente delle prospettive di lotta che, a partire da casa e reddito, rimettano al centro i diritti e la dignità di tutti i settori sociali, nel solco della battaglia per cui Fabrizio è morto, ricordandoci che “solo la lotta paga”.