Sull’assemblea nazionale a Milano del movimento delle tende
Si è conclusa ieri mattina nell’ex cinema Splendor occupato la due giorni di assemblea nazionale chiamata da “Tende in piazza” sul diritto all’abitare: due importanti giorni di discussione e di confronto politico tra studenti e realtà politiche e sociali venute da tutta Italia per condividere esperienze e pratiche di lotta rispetto ad una questione che, dopo le mobilitazioni della scorsa primavera, è tornata all’ordine del giorno con la ripresa del nuovo anno accademico e su cui è urgente e necessario proseguire il dibattito e la mobilitazione.
Nonostante le tendate contro il caroaffitti che qualche mese fa sono comparse davanti alle università di tutta Italia e dopo che gli studenti hanno portato le loro rivendicazioni sotto il Mur, infatti, abbiamo visto come nulla sia cambiato: le istituzioni hanno fatto soltanto vaghe promesse, dal Governo e dal Ministero non è arrivato nessun intervento nazionale, e le amministrazioni regionali e comunali straparlano manifestando sempre più platealmente la loro inettitudine.
È chiaro che non possiamo aspettarci una soluzione alla crisi abitativa da parte di chi questa crisi l’ha prodotta e la continua ad alimentare: decenni di politiche di privatizzazione, di tagli alla spesa sociale e di precarizzazione del mercato del lavoro, portate avanti tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra su diktat dell’Unione Europea, hanno infatti spalancato le porte alla speculazione immobiliare e alla deregolamentazione del mercato degli affitti, aggravati oggi dall’economia di guerra che ha portato all’inflazione alle stelle e ad un carovita insostenibile.
Caroaffitti e carovita sono legati a doppio filo con il diritto allo studio, messo sempre più a repentaglio dai processi di privatizzazione ed elitarizzazione che interessano da decenni l’attuale modello universitario, diventato a tutti gli effetti un ingranaggio perfettamente inserito all’interno delle logiche produttive del mercato: dalle tasse sempre più elevate ai rincari delle mense, dagli accordi con i privati agli investimenti fatti unicamente nei settori strategici – quali la tecnologia, il green e il settore militare – quello che ci troviamo di fronte è un modello universitario inaccessibile a fasce sempre maggiori di studenti.
Studenti che in realtà sono soltanto la punta dell’iceberg di una condizione che accomuna le giovani generazioni e le famiglie delle classi popolari, che si vedono negato il diritto all’abitare a causa di decenni di assenza di una politica pubblica per la casa e che oggi vengono quotidianamente criminalizzate per morosità incolpevole, sfrattate e lasciate in mezzo alla strada con minori senza che le amministrazioni comunali diano loro soluzioni credibili e durature, come ben vediamo in una città come Milano dove la vita costa sempre di più e dove le disuguaglianze sociali sono in continuo aumento.
Esclusione di classe dall’università, negazione del diritto alla casa e allo studio, precarietà strutturale e generalizzata sono le dirette conseguenze di precise scelte politiche fatte in nome di un modello di sviluppo che antepone sistematicamente il profitto di pochi agli interessi della collettività, e che ha condannato la nostra generazione e i lavoratori di questo Paese ad una crisi di prospettive permanente.
È chiaro quindi che non è possibile risolvere la crisi abitativa e l’attacco al diritto allo studio restando all’interno dei paradigmi di questo sistema, ed è per questo che è necessario portare avanti questa lotta, a partire dalle nostre università, all’interno di una prospettiva più generale di trasformazione dell’intera società, continuando ad affermare la saldatura nelle lotte degli interessi di studenti e classi popolari: come abbiamo fatto la scorsa primavera sotto il Comune a fianco della famiglia di Sadek, come siamo quotidianamente al fianco di Asia USB nei picchetti antisfratto in città, così nella data di mobilitazione nazionale del 19/10 saremo al fianco di Asia USB e del movimento per il diritto all’abitare.