COSTRUIRE L’OPPOSIZIONE AL GOVERNO MELONI TRA I BANCHI DI SCUOLA E LE AULE DELLE UNIVERSITÀ
Dal ‘No Meloni Day’ alla mobilitazione ‘Un’altra scuola è possibile’: una questione di obiettivi e di metodo. Verso lo sciopero studentesco del 15 novembre

L’anno scolastico ed accademico sono iniziati da poche settimane ma le condizioni e i problemi che vivono gli studenti e i lavoratori nelle scuole e nelle università sono sempre le stesse e, anzi, peggiorano per mano delle riforme del governo Meloni e dei ministri Valditara e Bernini. Competizione tra studenti e tra gli stessi istituti scolastici e tra atenei, logiche aziendalistiche e di profitto, repressione e culto dell’obbedienza, disuguaglianze territoriali, precarietà dei lavoratori e impossibilità di accedere alle cattedre, edilizia fatiscente, mancanza di fondi per il diritto allo studio, svalutazione del ruolo dell’educazione e del sapere…che fare? Il successo delle mobilitazioni studentesche del No Meloni Day dello scorso 11 ottobre e della manifestazione nazionale ‘Un’altra scuola è possibile‘ promossa dal movimento ESP nella giornata di sabato 12 ottobre a Roma ci dimostrano che, seppur in assenza di un movimento di massa radicale e indipendente che coinvolga i settori della formazione, esiste però uno spazio di ricomposizione politica che affonda le sue radici nella messa in stato di accusa dell’attuale modello di formazione tutto. L’intifada studentesca e il coinvolgimento dei docenti universitari nel boicottaggio accademico contro Israele così come la mobilitazione studentesca contro l’alternanza scuola-lavoro avevano già lasciato intravedere delle possibilità negli anni scorsi ma oggi, di fronte al rischio di una terza guerra mondiale e all’attacco ai diritti da parte del governo più reazionario della storia repubblicana, il mondo studentesco e della formazione deve svolgere una funzione e darsi degli obiettivi più ambiziosi. ‘Formare un mondo diverso’, come indicava lo slogan dello spezzone che ha visto sfilare studenti, precari e docenti insieme alle nostre organizzazioni e all’Unione Sindacale di Base in corteo sabato a Roma.

Le logiche aziendalistiche e di profitto proprie del mercato hanno di fatto permeato in maniera quasi definitiva la Scuola, l’Università e la Ricerca statali, trasformando il diritto allo studio in un privilegio per pochi e la conoscenza in sapere tecnico e commercializzabile. Pezzetto dopo pezzetto, le classi dominanti hanno applicato pedissequamente gli orientamenti neoliberisti che provenivano dall’Unione Europea e, in particolare nel nostro Paese, il centrosinistra è stato il braccio armato di questa operazione che porta con sé conseguenze pesantissime sulla povertà educativa e culturale degli studenti, sulla svalutazione del ruolo dei docenti nella società e sulla possibilità di trovare un lavoro dignitoso per la stragrande maggioranza dei giovani. Non è questo il momento per un bilancio dei ‘movimenti’ di opposizione alle riforme sulla scuola, sull’università e sulla ricerca dagli anni ’90 in poi ma è chiaro che qualcosa, in questo Paese, non ha funzionato. Ora abbiamo nuove urgenze che derivano dall’attacco del governo Meloni alla Formazione e alla Ricerca, con l’obiettivo chiaro non solo di implementare il livello di precarietà lavorativa e di aziendalizzazione nella filiera della formazione statale ma anche, da buoni fascisti, di imprimere una svolta ideologicamente reazionaria e contro le organizzazioni degli studenti e dei lavoratori. Non glielo possiamo permettere. Le occasioni non mancheranno in un calendario di iniziative già pieno che dovremo saper riempire di forza e di contenuto, a partire dalle assemblee territoriali e nazionali dei precari della Scuola e dell’Università, fino all’assemblea nazionale contro la manovra finanziaria del 26 ottobre e lo sciopero studentesco del 15 novembre. D’altronde ‘ogni giorno è No Meloni Day‘, come abbiamo dichiarato venerdì di fronte al Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Non c’è più tempo, è il momento di agitarsi, con progettualità e con metodo. Nei prossimi mesi dovremo essere capaci sí di alzare lo sguardo e trovare terreni di generalizzazione politica ma oggi più che mai occorre tenere i piedi ben saldi nel tessuto studentesco e nelle sue problematiche. Ne sono un esempio le vertenze degli studenti universitari contro il carovita e il carostudi, di Torino contro gli sfratti dagli studentati pubblici e per le Universiadi, di Genova per le condizioni fatiscenti e la mancanza di condizioni igieniche minime delle residenze, di Roma contro i rincari delle mense regionali, così come i diversi scioperi studenteschi che sin dai primi giorni si sono fatti sentire dagli istituti di Pesaro e Roma, della Puglia e della Liguria contro il modello di scuola-gabbia, le direttive odiose dei presidi manager nei singoli istituti e lo stato di abbandono delle strutture che si allagano e crollano, mettendo a rischio la sicurezza degli studenti. La sfida dell’alfabetizzazione politica di un’intera generazione senza prospettive deve necessariamente vederci impegnati su più piani tra loro intrecciati e imprescindibili: il lavoro di prossimità sulle vertenze e sul diritto allo studio, l’apertura di una rappresentanza alternativa e di lotta nelle scuole e nelle università, lo sviluppo di nuove pratiche di conflitto, il dialogo con il mondo del lavoro e della parte più cosciente degli intellettuali e degli accademici. L’obiettivo sarà costruire una coscienza e un progetto di classe fuori e contro le logiche concertative e le dinamiche anacronistiche dei ‘movimenti’. Per una nuova formazione pubblica in una nuova società.