ALTERNANZA SCUOLA – LAVORO NORMALIZZATA: ROMPIAMO IL SILENZIO, PORTIAMO LA RICHIESTA DI ABOLIZIONE IN PIAZZA IL 15 NOVEMBRE! Riflessioni dell’OSA su un problema primario per tutto il movimento degli studenti, verso la mobilitazione studentesca nazionale

Come OSA pensiamo sia urgente (ri)prendere parola pubblicamente sull’Alternanza Scuola Lavoro a fronte del tentativo di normalizzazione dall’alto di questa pratica disumana, un processo che vediamo da anni ma che sta subendo una netta accelerazione con l’attuale governo Meloni. Se solo due anni fa quello dell’Alternanza era il tema cardine del movimento degli studenti e occupava uno spazio considerevole nel dibattito del paese, oggi su di esso grava un silenzio assordante – anche a fronte di casi decisamente pesanti, come quello delle molestie subite da una studentessa di un istituto di Ravenna o il PCTO svolto a Milano con dimostrazioni pratiche sull’utilizzo di manganelli e taser con reparti di polizia. I casi non hanno generato un’ondata di indignazione significativa, non crediamo si tratti di sbadataggine: il dato di fondo reale è che è in atto un tentativo di normalizzazione dell’Alternanza nel nostro paese funzionale ai piani di privati e UE. Nelle ultime settimane sono successi due eventi relativi alla dipartita del primo studente in Alternanza, Lorenzo Parelli, che danno bene la cifra di ciò. La prima: la sentenza, indecente, per la morte di Lorenzo ai danni di due operai e dell’imprenditore con pene comminate tutte fra i due e tre anni, che mette sullo stesso piano i lavoratori e lo sfruttatore, per togliere responsabilità a quest’ultimo – che peraltro col patteggiamento e la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali probabilmente non farà nemmeno un giorno di carcere o di domiciliari. La seconda: la sottoscrizione da parte di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, della “Carta di Lorenzo”, un documento che di pratico sulla sicurezza sul lavoro propone poco e nulla ma che piuttosto è emblematico di ciò che sta provando a fare la classe padronale: ripulirsi la coscienza dei morti sul lavoro, ribadire la centralità che spetta ai privati nell’impostare la formazione per gli studenti, e riconciliare studenti e aziende a seguito dello strappo che si è aperto nella società dopo le tre morti dei ragazzi in PCTO di due anni fa e delle conseguenti mobilitazioni per l’abolizione. Tutto ciò con il patrocinio dello Stato in persona, attraverso le parole di apprezzamento di Mattarella, e contestualmente all’implemento delle ore di PCTO nelle scuole e a un approfondimento della stretta dei privati sull’istruzione pubblica con il ministro Valditara. Ma procediamo con ordine.

La funzione dell’Alternanza è rimasta sostanzialmente la stessa dalla sua introduzione nel 2015 con la “Buona Scuola”, la famigerata riforma dell’istruzione dell’allora governo (di centrosinistra) Renzi. L’Alternanza è in moltissimi casi sfruttamento immediato di manodopera gratuita – gli studenti – mandati in azienda, mentre dovrebbero stare a scuola. Ma è anche e soprattutto lavoro sulla coscienza degli studenti, con fini chiari: predisposizione al precariato, a una vita di lavoretti discontinui e malpagati, allo sfruttamento e all’assenza di tutele (nel quadro della costituzione di un mercato unico europeo che questa manodopera skillata e precaria richiede ai paesi della periferia UE, quale l’Italia è) e introiezione dei dogmi del mercato (competizione, liquidità, individualismo, merito etc.), da assumere come naturali e giusti. Lo andiamo dicendo dal 2016, dai tempi in cui i compagni e le compagne che hanno dato vita a OSA animavano la campagna BastAlternanza che per prima – e molto tempo unica – colse questo aspetto. Fa meno scalpore ma ci ha permesso di intendere il senso profondo di questo progetto, in sintonia con la lettura di scuola come “Apparato Ideologico di Stato” che risale alla tradizione dei movimenti di lotta degli anni ’60 e ’70 e che, mutatis mutandis, abbiamo ripreso e fatto nostra per capire le storture della scuola azienda oggi.

Oggi però siamo a un punto di svolta. Negli anni l’Alternanza ha subito aggiustature e perfezionamenti che la rendano calzante alle necessità delle aziende e ai diktat dell’Unione Europea, ed è esattamente quello che sta accadendo oggi. La Riforma dei Tecnici e Professionali, implementa ulteriormente le ore di Alternanza e il collegamento fra scuole e aziende attraverso le ITS Academy e altre misure, vedi l’orientamento in uscita con i privati. Perché una riforma del genere, che svende la scuola ai privati e aumenta le ore di PCTO dopo le morti di tre ragazzi, è passata indisturbata, nel silenzio totale di media e opposizioni? Perché questa è una riforma dell’Unione Europea, una di quelle del pacchetto del PNRR; prima che per Valditara, è passata fra le mani del governo Draghi (dunque anche delle attuali opposizioni, PD e M5S!) e dell’allora ministro dell’istruzione Bianchi. Ennesima ciliegina sulla torta di un processo che ha portato a una selezione di classe spietata a scuola sin dalla giovane età – comincia alle medie, quando con l’orientamento in uscita il destino dello studente viene deciso in base alle sue condizioni di partenza; alla professionalizzazione precoce di una fetta considerevole di studenti che, sin dalla giovane età, sanno chi il loro sarà un futuro da sfruttati e che con un’altra fetta – quella proveniente da contesti agiati – non si incontreranno più nel loro percorso didattico e lavorativo; e a un abbandono scolastico crescente di studenti che nemmeno si prova e recuperare, perché a scuola sono di troppo, la cultura e la didattica non fanno per loro, servono subito alle aziende. D’altronde a scuola si è rotto l’ascensore sociale, ed è questa la contraddizione più lampante della scuola – gabbia: l’incapacità di emancipare socialmente. In Italia si resta come si nasce, la scuola non è più uno strumento di rivalsa, anzi stagna nelle condizioni di partenza e amplifica le differenze, è un’“ospedale che cura i sani e respinge i malati” (con le parole di don Milani). E tanti cari saluti alla retorica del merito di Valditara. Studenti e studentesse, ma anche lavoratori, cittadini, intellettuali, possono accettare la direzione in cui sta andando la scuola pubblica italiana?

In tal senso lo scontro con l’Alternanza assume di nuovo centralità, se mai l’aveva persa. Tralasciare l’argomento, passato un po’ di tempo dalle 3 morti del 2022, rischia di diventare non solo un imperdonabile errore di “codismo” rispetto al settore studentesco ma anche di accettazione dell’operazione messa in campo dal nemico di classe di cancellazione della memoria di massa degli studenti, che immersi in un eterno presente non solo non devono pensare e riflettere sulla precarietà del proprio futuro, ma nemmeno sulle lotte degli scorsi anni, come quelle che avevano riempito le piazze contro l’Alternanza! Le proteste di due anni fa avevano colto che la rivendicazione era quella di un’abolizione integrale perché lo sfruttamento buono non esiste, con buona pace di Centrosinistra & Co. che, a partire dalla CGIL, tutt’oggi rivendicano la non abolizione dei PCTO in nome di una “Buona Alternanza”. Queste posizioni, così come il silenzio sull’Alternanza, sono complici del tentativo di normalizzare lo sfruttamento, l’Alternanza Scuola Lavoro, che da tempo è in atto. Questo processo lo aveva iniziato il governo Conte I nel 2019, quando l’allora ministro leghista Bussetti aveva cambiato il nome dell’Alternanza in PCTO, “Percorsi per le competenza trasversali e l’orientamento”; evidentemente si erano accorti che Alternanza Scuola Lavoro era un nome troppo esplicito e brutale, che avrebbe potuto innescare la rabbia di studenti e studentesse contro un progetto che sin da principio si mostrava per la barbarie che è. Noi, proprio per questo, continuiamo a parlare di Alternanza Scuola Lavoro. Il cambio nome non è riuscito pacificare gli studenti, siamo stati in tanti a continuare a battere su questo tema che poi è esploso dopo l’evento tragico della morte di tre ragazzi. Se il governo o la classe padronale pensano di lavarsi la coscienza delle morti con i processi giudiziari (peraltro in un paese in cui non esiste nemmeno il reato di omicidio sul lavoro), lo ribadiamo molto chiaramente: ci sarà giustizia solo con l’abolizione dei PCTO. Il 15 novembre noi lotteremo per questo.

È tempo di rilanciare la lotta contro l’Alternanza. Le mobilitazioni di due anni fa hanno aperto una contraddizione che va tenuta aperta, non fatta chiudere; non possiamo essere come gli ipocriti o i falsi amici che sull’Alternanza si sono espressi quando sono morti i ragazzi, e poi hanno fatto silenzio… contro questo progetto bisogna andare sempre, non vogliamo aspettare che altri ragazzi muoiano e poi indignarci, i PCTO vanno aboliti adesso. Questa lotta interpreta oggi nuove esigenze alla luce di processi generali che stanno investendo anche la scuola, ne ricordiamo due:

1) la militarizzazione della società e delle scuole, conditio sine qua non per sostenere la politica guerrafondaia e bellicista che il nostro paese persegue con l’Occidente tutto e che porta una conversione dell’economia pubblica in economia di guerra e all’entrata crescente di esercito e aziende militari nella formazione pubblica, che si realizza proprio attraverso i PCTO;

2) la crescita delle disuguaglianze Nord – Sud e l’Autonomia Differenziata, che oggi va concretizzandosi col ddl Calderoli e riguarda anche l’istruzione superiore, con effetti ulteriormente peggiorativi delle già tragiche disuguaglianze fra zone del paese e che delinea un “Sud zavorra” privo di servizi, welfare e prospettive per i giovani e un “Nord produttivo” che però – fra privatizzazioni, disastro ambientale e strapotere delle aziende – rappresenta un modello di sviluppo distorto, non è un caso che è proprio in queste regioni si siano verificate le tre morti in Alternanza.

E così l’Alternanza si fa anche vettore della militarizzazione della società e di costruzione di un modello di sviluppo distorto, basato su disuguaglianze territoriali, disastro ambientale, sfruttamento. Se già non bastassero motivi per opporvisi. L’operazione di normalizzazione al governo Meloni però scricchiola: i casi di PCTO con molestie, infortuni, collaborazione con forze militari o aziende inquinanti etc. che periodicamente si verificano dimostrano che non di “mele marce” si tratta, ma di un sistema marcio alla radice. Il 15 novembre, #NoMeloniDay – Atto 2, in tutta Italia gli studenti scenderanno in piazza. Questa data è un punto fisso ogni anno per il movimento studentesco, una stella cometa da seguire per ricordarsi l’importanza di portare in strada i problemi della scuola, in una giornata di attenzione pubblica sulle nostre questioni. Non vogliamo struggerci per le condizioni disastrose delle scuole, per cui tutti – dalle istituzioni ai media mainstream, passando per la finta opposizione – si stracciano le vesti, salvo poi rimanere complici con lo stato di cose attuali. No: per noi questa mobilitazione è l’occasione per dare una risposta studentesca alla scuola – gabbia che non emancipa più, alla selezione di classe spietata degli studenti, all’abbandono scolastico che cresce, è l’occasione per rispondere agli ultimi casi di PCTO venuti alla ribalta e per portare in piazza la richiesta di abolizione dell’Alternanza, il punto più avanzato della scuola azienda. Dunque, quello su cui andare all’attacco. Non è l’unico tema chiaramente – proprio alcuni giorni fa abbiamo pubblicato una piattaforma di 10 punti rivendicativi per la mobilitazione del 15, cui rimandiamo; non è l’unico tema ma è quello centrale. Con questa consapevolezza bisogna mobilitarsi. Noi siamo pronti: il 15 novembre scendiamo in piazza contro il governo Meloni, per una Nuova Scuola Pubblica, libera dall’Alternanza. Tutti in piazza per il #NoMeloniDay !